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Da un po’ di tempo non ho più scritto recensioni che potessero arricchire la nostra rubrica “Occhio al Metallo” dedicata ai dischi meritevoli di riguardo editi in anni passati. Per l’occasione non mi rivolgo ad un periodo troppo lontani dai nostri giorni ma mi spingo solamente fino al 2021, anno nel quale vede i natali l’album d’esordio “Solitude” del bravo chitarrista Andrea Palmieri il quale dopo aver ingaggiato alcuni bravi compagni di avventura per l’occasione giunge alla pubblicazione del primo episodio del suo percorso musicale solista.
“Solitude” si compone di 7 tracce per una mezz’ora scarsa di ottimo Hard Rock influenzato da svariate sfaccettature Heavy che donano al prodotto finale una chiave di eterogeneità efficace. Senza appoggiare con piede troppo pesante il piede sull’acceleratore, Palmieri mostra una verve compositiva dura ma che non scorda mai di portare di pari passo una buona dose di melodia, come è possibile verificare si dall’apertura di “In A Sunny Afternoon” che al delicato arpeggio susseguente un riff di basso sincopato alterna un ritornello deflagrante ben supportato dalla voce acuta e potente del cantante Massimo Gerini, sempre sul pezzo anche nelle successive canzoni.
L’efficacia del disco si ritrova nel fatto che le ognuna delle composizioni presenti è in grado di donare più di uno spunto di buon livello oltre che a riuscire a esprimere una buona varietà stilistica all’interno di un canovaccio rock definito ma non troppo stringente. Possiamo quindi trovarci a canticchiare il coro di “Wild Man” oppure a stupirci in “Red Sorrow” quando dalla prima sezione molto sentita e dai toni quasi epici si sfocia in una seconda parte rapida e corroborata da un riff trascinante che crea un bel intermezzo prima di rientrare sul ritornello.
“Sweat Blood and Heart” e “Tyrants Must Fall” adottano alcune soluzioni ariose che le accomunano idealmente come pezzi più somiglianti ma con la propria individualità. La conclusiva traccia “Cold Embrace” riesce a fondere ciò che viene presentato in precedenza in un’unica occasione più esauriente con i suoi 6 minuti.
“Solitude” rappresenta un ottimo inizio per questo artista e per i suoi ospiti, dei quali il già citato Gerini alla voce, Alessandro Cersa al basso, autore di passaggi ritmici piacevoli e Stefano Ruotolini alla batteria con il compito di compattare – ed impattare – al meglio l’alchimia generale. Mentre scrivo queste righe, Palmieri ha pubblicato da poco più di due mesi il suo secondo lavoro “Reflections” che senza dubbio saprà meritarsi delle belle parole anche in una rubrica della nostra redazione legata a dischi nuovi!