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Dal 2016 al 2023 già di anni ne erano passati.
Ci è voluto ancora un pochino e abbiamo dovuto attendere quasi la fine del 2024 per avere un lavoro completo dei Foreshadowing.
D’altra parte, i nostri hanno avuto bisogno di un po’ di tempo per attutire il colpo, riorganizzarsi e ripartire dopo la defezione dello storico chitarrista Andrea Chiodetti che, nel 2019, ha deciso di abbandonare la barca e navigare verso altri lidi.
Li conosciamo però come una realtà solida e ormai conosciuta del panorama nostrano e mondiale e questo ha fatto sì che i tre membri fondatori non si perdessero d’animo, ripartendo da qui, da questo New Wave Order, senza scomporsi.
Ed è proprio quest’ultimo concetto quello che riassume il tutto. Fondamentalmente ritroviamo i Foreshadowing esattamente dove li avevamo lasciati 8 anni fa.
I nostri propongono un doom molto personale, dove ad essere centrale e portante è la voce suadente e profonda di Marco Benvenuto che, con la naturalezza che contraddistingue chi ha talento innato, riesce a creare e proporre delle melodie sempre accattivanti e centrate.
Il tutto ruota intorno a questo, con un lavoro di tastiere a volte portante, a volte un po’ elettronico, a volte solo di supporto, una chitarra molto delicata e mai invadente e, soprattutto, un lavoro di batteria decisamente personale ed elaborato. Vero che questo esisteva anche prima dell’arrivo di Giuseppe Orlando (ex Novembre), ma è altrettanto vero che questa caratteristica è stata portata avanti egregiamente ed è uno dei tratti distintivi di questo gruppo, che li rende estremamente riconoscibili anche prima che il cantato faccia capolino nella canzone.
La cosa positiva è che in questo nuovo lavoro riusciamo a ritrovare tutti i canoni della formazione romana, cosa che consente di non sconvolgere nessuno, proponendo un lotto di pezzi che si mantiene ad un elevato livello qualitativo e non scontenterà certo i loro fan.
Ovvio però che, almeno personalmente, mi sarei aspettato un minimo di scossoni a livello compositivo e un qualche tipo di tentativo di visitare spiagge sonore diverse da quelle battute fino ad oggi. Oppure, banalmente, anche un qualche tipo di cambio di arrangiamenti o suoni
Invece troviamo tutto al suo posto, esattamente dove lo si era lasciato.
Proprio a livello di suoni, trovo che, per quanto la centralità della voce nel complesso sia ovviamente azzeccata, il resto degli strumenti sia quasi sacrificato. Specialmente le chitarre che, all’ascolto, paiono un po’ “mingherline” (come si dice a Milano) e questo viene confermato in sede di concerto, dove invece il suono è più corposo e avvolgente.
Ma questa è un’opinione molto personale e che, nonostante tutto, non inficia la valutazione sulla qualità dei pezzi.
Ad ogni modo, i Foreshadowing ripartono da dove si erano “interrotti” e lo fanno con 9 canzoni di valore ineccepibile, piacevoli e mai noiose, capaci di colpire nel segno.
La tenuta sul lungo periodo è fortemente legata ai gusti personali di chi ascolta.
Bentornati.