SPIRITUAL DECEPTION


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Testi introspettivi e sonorità brutal sinfonico sono il punto cardine di Semitae Mentis, album d’esordio degli Spiritual Deception. Abbiamo intervistato la band per scoprirne i lati più nascosti.

Ciao ragazzi, benvenuti sul nostro sito e grazie per l’intervista!

Parto subito con una domanda per rompere il ghiaccio e per i pochi che ancora non vi conoscono… il vostro nome Spiritual Deception prende ispirazione dalle teorie del filosofo danese Søren Aabye Kierkegaard, come vi siete approcciati a questa figura e che tipo di influenza ha avuto nella band?

Il nostro nome Spiritual Deception richiama in effetti alcune delle teorie di Søren Kierkegaard. Ci siamo ispirati a questo filosofo che, grazie alle sue idee riguardati l’angoscia esistenziale e la ricerca della verità interiore, ci ha affascinato moltissimo. Il concetto di “inganno” spirituale rappresenta un contrasto tra ciò che sembra essere una guida e la realtà più oscura delle illusioni che possono dominarci. Questo tema è molto presente nei nostri lavori, rendendo la nostra musica una sorta di esplorazione dei meandri della mente e della spiritualità.

Semitae Mentis è uscito lo scorso febbraio per Amputated Vein, quale bilancio ne traete dalla sua pubblicazione a oggi?

Siamo estremamente soddisfatti di come sta andando Semitae Mentis, abbiamo ricevuto un ottimo riscontro dal pubblico e della critica. L’album ha raggiunto una platea più ampia, portandoci nuove opportunità di collaborazioni e performance. È stato gratificante vedere l’impatto che la nostra musica sta avendo.

Si tratta del vostro album d’esordio e successore di tre EP, come o quando siete giunti alla fatidica scelta di un full length e cosa porta con sé Semitae Mentis dei suoi predecessori?

La decisione di realizzare l’album è arrivata in maniera abbastanza naturale. Dopo tre EP, sentivamo l’esigenza di creare un prodotto più maturo e importante. In Semitae Mentis si ripresenta l’elemento cardine del nostro sound cioè la fusione tra il brutal death e il sinfonico, ma i temi toccati nei testi sono nuovi rispetto ai precedenti lavori.

Un aspetto che ho apprezzato particolarmente dei vostri arrangiamenti è il perfetto connubio tra gli elementi brutal e quelli sinfonici, oltre all’uso funzionale di intermezzi di pianoforte. Cosa ci potete raccontare in merito e come sviluppate in generale un brano e nel dettaglio quelli di Semitae Mentis?

Come detto poco fa, il nostro approccio alla scrittura è una fusione tra brutalità e melodie orchestrali. Cerchiamo di equilibrare la pesantezza del death metal con momenti più evocativi e sinfonici, utilizzando i cori e altri elementi per dare respiro e profondità ai brani. Ogni brano di Semitae Mentis nasce da un’idea centrale, spesso un riff o una melodia, che viene poi arricchita con arrangiamenti orchestrali e groovy per cercare di mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore.

The Night Opens è il brano musicalmente più distante rispetto agli altri, ma forse uno dei miei preferiti, a vostro avviso come si inserisce nella complessità dell’album?

Sì, The Night Opens è sicuramente un pezzo particolare, è stato scritto da Riccardo ed è un brano suonato interamente con una chitarra acustica accompagnata da un cello che si discosta dalle altre tracce più aggressive. È una sorta di “pausa riflessiva” che amplifica il senso di introspezione dell’album. La sua posizione all’interno della tracklist serve a dare respiro all’ascoltatore prima del rush finale del disco.

A differenza di molte band brutal death, i vostri testi affrontano tematiche molto più introspettive e simboliche e i brani sono concettualmente collegati, che cosa ci potete dire a riguardo?

Generalmente i nostri testi affrontano tematiche introspettive, simboliche e/o religiose, esplorando l’oscurità dell’animo umano, la percezione della realtà e i limiti della coscienza.

A questo proposito ci sono state delle letture o anche dei film che vi hanno particolarmente influenzato durante la fase di scrittura?

Durante la scrittura dell’album, siamo stati influenzati non solo da Kierkegaard, ma anche da opere di Nietzsche, Heidegger, Pascal e da grandi scrittori. Per esempio i brani Thousand Lives Within e On the Edge of the Abyss sono ispirati direttamente a due grandi autori del ‘900: Borges e Lovecraft.

L’album vede la partecipazione di due colossi del death metal: Karl Sanders dei Nile nel brano Thousand Lives Within e Luc Lemay dei Gorguts nel brano Dirac Sea. Come sono nate queste collaborazioni e a vostro avviso che impatto hanno avuto nei brani specifici?

Avere la possibilità di collaborare con due giganti come Karl Sanders dei Nile e Luc Lemay dei Gorguts è stato un sogno che si è avverato. Karl ha contribuito in “Thousand Lives Within” sia cantando l’intro del brano sia suonando il baglama in chiusura. Luc, sempre nell’intro, ha portato il suo inconfondibile approccio vocale nel brano Dirac Sea.

Prima di salutarvi, vi chiedo quali sono i vostri programmi per i prossimi mesi? C’è in vista un tour estivo 2025?

Per il 2025 speriamo di riuscire a pianificare un tour estivo. Stiamo anche lavorando su materiale inedito ma non possiamo anticipare niente ancora.

Vi ringrazio nuovamente per il tempo dedicato e lascio a voi la parola per un messaggio ai nostri lettori…

Grazie ancora per lo spazio che ci avete dedicato! Se vi fa piacere seguiteci su tutti i nostri social (Facebook, Instagram e YouTube) per rimanere informati sull’andamento della band!

 

 

 

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