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I maltesi Thy Legion tornano alle stampe con questo Grand Cosmic Funeral che viene pubblicato dall’etichetta spagnola Art Gates Records.
Questo quarto album presenta il sestetto in buona forma e riesce a concepire un ottimo connubio di black e death in cui le doppie voci di Tonio Spiteri e Mark Dimech riescono a variegare bene le sette canzoni che compongono questo disco.
Il lavoro è stato registrato agli XIR Recording Studio di Malta con mixer e master ad opera di Daniel Bezzina ai RiverStone Studios, presenta un buon missaggio che riesce a donare sia l’effetto reale e un po’ vecchia scuola black metal nordico, sia a mantenere un approccio più pulito e moderno, alimentando la doppiezza di fondo al black/death della band. La descrizione di Blackend Death Metal che accompagna la formazione però non mi trova del tutto d’accordo, perché la matrice su cui si muove tutta l’opera è molto più affine al black metal, sia da un punto di vista tecnico che atmosferico, rimandando a gruppi come i Behemoth del periodo Satanica/Thelema 6 per intendersi. Le chitarre sono spesso in tremolo picking, ma le ritmiche di batteria, ad opera di Clayton Cini, restano piuttosto variegate e si innestano bene nella struttura armonica creata dalle chitarre di Elton Falzon ed Emanuel Portelli.
Di armonia si parla ancor prima della classica violenza, perché a far da padrone nelle composizioni dei Thy Legion è proprio l’atmosfera intima e lugubre che si alterna a delle, sempre apprezzate, sfuriate in blast beat. La traccia di apertura, “Black World Funeral” racchiude tutto ciò e spicca per l’uso interessante della voce in growl e in scream sovrapposte come spunto stilistico invece che come arrangiamento fine a sé stesso. Ci si approccia ad un black metal più elementare con “Midnight Malediction”, brano veloce e compatto in cui gli stilemi del black più classico ci sono tutti, con tanto di parte invocata parlate nella sua zona centrale. “Dark Mother”, da cui è stato estratto un video molto oscuro e interessante è probabilmente la canzone più cupa del disco. C’è spazio anche per una sezione con dei riff di chitarra più affini al death melodico di stampo svedese, sebbene il suo fulcro sia l’atmosfera decadente e opprimente, creata dalle chitarre con armonie in minore, diminuite e quanto di malvagio c’è, salvo una chiusura estrema in cui in blast beat riprende il controllo di tutto.
Più varia la traccia “Those Who Are Awake”, dove tappeti di doppia cassa fanno da sfondo ad una buona prova vocale dei due cantanti, mentre le chitarre sciorinano riff taglienti. Si cambia da tempi più cadenzati ai blast già citati, fino al classico skunk beat in stile Darkthrone, quasi a voler inserire tutte le influenze, ma che rendono più fruibili tutte le tracce, un buon merito per i Thy Legion.
La lunga “The Adoration Of Omega” ci consegna quasi sette minuti di black metal, in cui spicca in maniera incredibile lo stacco centrale più lento e cadenzato, con chitarre pulite che mantengono però le armonie decadenti e oscure, fino a riprendere poi con la stessa furia estrema con cui si era interrotta la canzone.
Un approccio più ragionato invece ci viene presentato in “From Flesh To Spirit”, che alterna di nuovo delle strutture di Blackened Death Metal, alla primi God Dethroned, a parti di nuovo in blast figlie del classico black metal. Le chitarre ancora restano stilisticamente arcigne e taglienti, creando atmosfere sinistre e inquietanti. Chiude i giochi la lunga “Upon A Wretched Throne” che prosegue il discorso stilistico finora portato avanti, con un subdolo e armonicamente tetro outro di piano e archi.
In definitiva Grand Cosmic Funeral è un bel disco, estremo e cupo, a tratti malinconico, in cui l’atmosfera black metal dei Thy Legion è pervasa da sfumature death grazie all’uso delle doppie voci e sapienti cambi ritmici che rendono il disco vario ma ancorato alle sue radici.