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Il metal giapponese conquisterà l’Occidente? Questo è il quesito che spesso ci si pone quando si ascolta un disco uscito dal Sol Levante e per l’occasione la domanda si ripresenta anche per gli Illusion Force. Questo quintetto metal inizia la sua carriera in Giappone e in modo indipendente nel 2019 con l’album di debutto, The World Soul. Ha questo fa seguito Illusion Paradise del 2021, che vede la band firmare con l’importante etichetta giapponese King Records. Due anni dopo, nel 2023, il combo propone il suo primo album dal vivo, chiamato: Illusion Paradise Tour Final Hall One Man, fino ad arrivare ad oggi sotto le ali protettrici e promozionali della Frontiers Records. Ritornando al quesito di prima la risposta è purtroppo negativa ma non perché Halfana sia un brutto disco, anzi nel complesso è un buon prodotto ma non lascia il segno. Principalmente per l’assenza totale di originalità che porta i gruppi giapponesi a seguire fortemente le influenza di importanti formazioni europee e americane (in questo caso i tedeschi Helloween e i britannici Dragonforce su tutti).
L’album è il primo a livello mondiale pubblicato da questi cinque ragazzi che si affidano al brillante missaggio di Matias Kupiainen (chitarrista degli Stratovarius), presentando una miscela di robusto power, di pesante e classico heavy Metal e di un pizzico di prog con ritornelli orecchiabili e interessanti ma che sanno di già sentito e collaudato. L’unica novità è un timido inserimento di sonorità giapponesi come nell’iniziale “Kaleidoscopic” o nella semi ballata, “The Serene Valley” ma nulla più. La prima traccia è addirittura una ballata di marca statunitense con un coinvolgente ritornello sostenuto dalla melodica e dalla acutissima ugola del bravissimo Jinn Jeon al microfono. La struttura è prevedibile nel complesso ma, rispettando i canoni del genere, molto efficace soprattutto quando la tastiera orientaleggiante e la chitarra si impadroniscono della scena. Nella seconda power ballad l’armonia crescente, guidata dalle chitarre elettriche e dalla solita trascinante tastiera, si muove con agilità e armonia. Qui la voce tranquilla e pulita del singer rassicura e proietta verso un maestoso ed epico ritornello intervallato da romantiche atmosfere e prolungati assoli di chitarra. Jinn mette passione e un tocco di drammaticità che non dispiacciono soprattutto quando la sua timbrica vocale è sovrastata da sottili cori e dalle micidiali sei corde elettriche dei fratelli Shiroumaru. L’essenza del platter è in ogni modo nelle canzoni ricche di massiccio power come la title track: “Halfana”, brano velocissimo caratterizzato da una battente e perforante sezione ritmica e da stridenti giri di chitarra elettrica che accompagnano l’alto e urlato cantato del vocalist nipponico. La successiva “Miracle Superior”, è la conferma che gli Illusion Force seguano praticamente le orme degli allegri inglesi Dragonforce introducendo importanti cambi di tempo e un pizzico di elementi prog con i sintetizzatori. “Captan #5” è poi la classica traccia power europea con un ritmo infernale che non dà respiro per via delle violente, rapide e soffocanti chitarre elettriche. Qui la trionfale melodia è accompagnata dalla profonda e arrabbiata voce del nostro Ivan Giannini (ex Vision Divine) che duetta magnificamente con quella aggressiva dello straordinario Jinn Jeon. Le furiose chitarre e una martellante sezione ritmica sono poi la ciliegina sulla torta che viene riproposta con costanza e abnegazione anche in “Hibari”, canzone divisa in quattro velocissime parti che offre un melodic e accattivante power metal, cosparso di buone melodie, parti prog non ancora pienamente esplorate e da un finale commovente.
Non mancano le tranquille ambientazioni e gli intricati arrangiamenti volutamente teatrali e sinfonici ma i giovani musicisti non indietreggiano dalle fondamenta del classico heavy metal grazie anche all’apporto pazzesco del soprano Jeon e dei suoi abilissimi compagni di avventura. Un altro esempio di questa varietà di suoni si ode nell’angosciosa e gotica, “Protector Of The Stars”, pezzo operistico e dal suono doom in cui i musicisti cambiano notevolmente volto e direzione con fantastici cambi di tempo in pieno stile prog sostenuti dalla potenza tellurica delle due spigolose chitarre elettriche. A volte i passaggi chitarristici di Yuya e George possono apparire scontati, ma la sinergia e l’ispirazione di questi due fenomenali solisti impreziosiscono tutti i brani con piacevoli armonie e una mostruosa tecnica esecutiva.
In “Bittersweet ’53”, la band continua a mostrare una spaventosa perizia strumentale per un prog metal veloce e combattente che continua a mischiarsi ad un melodicissimo e massiccio power. La parte finale del disco riprende ancora il filone speed/power in “Serendipitous” e nell’ultima “Illusion Parade”, pezzi potenti e molto orecchiabili ma molto standardizzati, che purtroppo non si avventurano in qualcosa di nuovo e personale. In definitiva, gli Illusion Force offrono all’ascoltatore un miscuglio di generi che brillano, in generale, in alcune aree per energia e autorevolezza ma che si indeboliscono in altre per mancanza di ambizione e di imporsi in qualcosa di diverso e non per forza innovativo. In poche parole, manca una identità artistica e una direzione ben precisa a livello musicale. È carino sentire un gruppo che riesce a spaziare in varie direzioni e soprattutto che sappia suonare in modo eccezionale ma per emergere, tra le miriadi formazioni metal che affollano il pianeta, questi due fattori sono ormai insufficienti anche se basilari.
La band afferma: “Dopo l’esaltante esperienza di esibirsi e registrare in Giappone negli ultimi cinque anni, possiamo finalmente annunciare l’uscita del nostro primo album a livello mondiale! È stata una grande sfida utilizzare correttamente l’eleganza e la versatilità della musica giapponese, ma pensiamo che il risultato finale sarà un grande ascolto! Vi invitiamo a darci un’occhiata!”