WARFARER – A Tale Beyond The Pale

Titolo: A Tale Beyond The Pale
Autore: Warfarer
Nazione: Finlandia
Genere: Melodic death/folk metal
Anno: 2024
Etichetta: INVERSE RECORDS

Formazione:

Miranda Sydanmaki – basso, voce
Julius Lehtonen – batteria
Tuomas Rahikainen – tastiere
Kalle Puutio – voce, chitarra
Seppo Kolehmainen – chitarra


Tracce:
  1. Heir Uncrowned
    2. As The Portents Forehold
    3. Brotherslayer
    4. Bereaver
    5. Betrayer
    6. In The Gravelight
    7. March Through The Endless Snow
    8. The Gates To Realms Beyond

 


Voto del redattore HMW: 7,5/10
Voto dei lettori: 7.8/10
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Un viaggio attraverso il mito e la leggenda finlandese.

A Tale Beyond The Pale è un concept che porta l’ascoltatore in questo viaggio fatto di gelosie, paesaggi innevati, intrighi, battaglie vichinghe, duelli sotto l’aurora boreale e discese nel senso di colpa e di follia.

Racconti che intrecciano storie agghiaccianti (d’altronde ghiaccio, Finlandia… ok, è brutta) sulle grandi lotte dei piccoli popoli tra antichi miti finnici.

Così è come presentano il loro album d’esordio i Warfarer. Una band che arriva da Tampere, una città che in quanto a freddo e neve sa il fatto suo. E queste condizioni atmosferiche ci tengono ad evidenziarle nella copertina. Un guerriero che cammina sopra un manto nevoso circondato da un villaggio in fiamme avvolto dal gelido vento nordico.

Mai una copertina che arrivi dalla penisola scandinava con un bel cielo color azzurro, un bel sole e una relativa sensazione di un clima, non dico caldo, ma almeno mite.

Mai.

La storia dei Warfarer nasce nel 2013 e nel 2017 fanno uscire il loro primo EP Under The Frozen Star, per poi pubblicare, con tutta calma, A Tale Beyond The Pale soltanto nel 2024.

Veramente ben riuscita l’accoppiata death e folk. Due generi che vengono mescolati per bene dal quintetto che oltretutto mostra una buonissima capacità musicale ed una altrettanto valida realizzazione dei testi con un’avvincente e drammatica storia da raccontare. A volte si ha quasi la sensazione di entrare nel metal sinfonico con alcune melodie raffinate create dalle tastiere di Tuomas e dalle chitarre di Kalle e Seppo.

Solitamente nelle mie recensioni mi dedico maggiormente alla musica. In questo caso, trattandosi di un concept album, mi concentrerò più sui testi. Ed anche se il “concept” non è così originale, la storia è comunque appassionante.

L’apertura è affidata a “Heir Uncrowded”. Si concretizza subito perfettamente quanto scritto poc’anzi con la creazione musicale di un’atmosfera epica e l’introduzione dei due fratelli che sono i personaggi fulcro del racconto. Il primogenito, non più a capo della tribù per un atto ignobile da lui compiuto, e il secondo, divenuto nuovo capo dopo la destituzione del fratello maggiore.

Un’ambientazione solenne introduce “As The Portents Forehold” trasformando successivamente il registro in toni drammatici. È qui che avviene il primo tentativo del fratello maligno di uccidere il fratello capotribù.

Tentativo purtroppo riuscito nella successiva “Brotherslayer”, forse la più immediata e “commerciale” del disco.

Il ritorno al villaggio con il nuovo, inviso, capo (“Bereaver”), crea malumori negli abitanti che rimpiangono la dipartita del fratello minore instillando nella mente malata del protagonista un odio e un risentimento talmente forte che, ben presto, si trasforma in una feroce rabbia.

Come rappresentato nella copertina di Sofia Sinivuori e nella canzone “Betrayer”, le fiamme del suo odio avvolgono l’intero villaggio spazzandolo via e distruggendo tutto quanto di buono avevano costruito precedentemente suo padre e suo fratello.

La musica è così coinvolgente che sembra una colonna sonora e accompagna le canzoni che tramite la voce di Kalle si trasformano magicamente in appassionanti sequenze visive.

L’angoscia crescente induce il primogenito, solo e disprezzato, a cercare rifugio verso il nord. Successivamente lo fa precipitare in una follia, afflitta dal dolore, racchiusa nella suggestiva canzone “In The Gravelight”.

Una pazzia che lo spinge a cercare la sua fine, il suo trapasso, ma alle sue condizioni: una disperata marcia eterna senza meta nella neve senza fine (“March Through The Endless Snow”).

Inesorabile, poi, sopraggiunge la morte, “The Gates To Realms Beyomd”, e il reietto, vedendo le porte aperte verso il regno dell’aldilà, lascia alla leggenda la sua pesante e ignobile eredità, il mito del Brotherslayer.

Mi è piaciuta la storia e mi è piaciuta la musica. Ero partito prevenuto per la dicitura melodic death folk metal, ma alla fine mi sono dovuto ricredere. E sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla bontà del lavoro della band. Ben eseguito, ben prodotto e ben confezionato.

Dopo undici anni dalla loro formazione i Warfarer sono riusciti ad iniziare il loro cammino discografico. Hanno intrapreso la strada giusta e se continueranno su questa via avranno buone possibilità di diventare un punto di riferimento per questo genere musicale.

Sempre che continuino a raccontare altre eroiche imprese ambientate con un bel cielo color ghiaccio, con una bella tempesta di neve e una relativa sensazione di un clima, non dico freddo, ma almeno gelido.

Sempre.

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