GINGER EVIL – The Way It Burns

Titolo: The Way It Burns
Autore: Ginger Evil
Nazione: Finlandia
Genere: Rock
Anno: 2025
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Ella Tepponen: voce
Tomi Julkunen: chitarra
Veli Palevaara: basso
Toni Mustonen: batteria


Tracce:

01. Rainmaker
02. Dead On Arrival
03. Shame Old
04. Flames
05. Hands Move To Midnight
06. Arrowhead
07. Better Get In Line
08. Black Waves
09. Whispers
10. Not Your Fool
11. Last Frontier
12. Wake Me


Voto del redattore HMW: 7/10
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“Occorre resistere e non perdere mai la fede perché la tempesta finirà prima o poi”. Questo è quello che sostengono i Ginger Evil ed è anche quello che pensano quando nel lontano 2005, sotto il nome di Moonshine Inc., trovano difficoltà a trovare un cantante o una cantante capace di interpretare le proprie composizioni. Nel frattempo, il chitarrista Tomi Julkunen e il bassista Veli Palevaara continuano il proprio percorso musicale con i The Milestones, fino a quando le vecchie canzoni dei mai dimenticati Moonshine Inc. riemergono nelle loro menti portandoli a ricercare di nuovo qualcuno dietro il microfono che potesse interpretarle secondo lo stile della band. Il colpo di fulmine arriva nei confronti dell’autorevole e bella voce di Ella Tepponen, nota a Tomi e Veli per i molti progetti teatrali e musicali in cui la giovane è coinvolta. Alla singer si aggiunge poi alla batteria Toni Mustonen che completa la nuova formazione dei Ginger Evil. Sotto le ali protettrici della nostrana Frontiers Records, i rockers finlandesi debuttano con l’album The Way It Burns, che mette in luce le influenze musicali di questi quattro ragazzi, ovvero gli americani Foo Fighters e i Fleetwood Mac.

Il chitarrista Tomi afferma: “Il motivo principale per cui abbiamo formato i Ginger Evil era quello di avere un posto sicuro come band, dove la canzone è al primo posto. Non la produzione, non il cosiddetto suono perfetto, non il singolo numero uno. Keith Richards ha detto una volta: il sorriso è il capo. Per me, questa è la regola di base; farti sentire bene. Se a qualcun altro piace la canzone, è un bonus aggiunto. Immagino che questo riassuma abbastanza bene i Ginger Evil”.

L’album si apre con il veloce e battente rock and roll di “Rainmaker”, caratterizzato dalla rilevante e robusta ugola di Ella che canta arrabbiata su una insidiosa progressione di accordi chitarristici sviluppati dal funambolico Julkunen. La sezione ritmica sostiene e aumenta la potenza sonora che culmina in un melodico ritornello molto facile da ricordare. La successiva “Dead On Arrival” parte con un suono pizzicato e ripetitivo di chitarra elettrica per poi crescere d’intensità e alternare momenti più lenti e cupi ad altri massicci e trascinanti. Il refrain melodico, fluido e ritmato, è poi guidato dal talento vocale della passionale cantante vichinga. Idem per il proseguo con “Shame Old”, dove però gli strumenti risultano esecutivamente più celeri e compatti creando una forte onda sonora grazie ancora ai graffianti riff di chitarra dell’irrefrenabile Tomi. Dopo tanto rock dalle sfumature AOR, la pulita voce della Tepponen trascina l’ascoltatore in “Flames”, un armonioso e stratificato pop rock di stampo americano molto vicino allo stile dei Fleetwood Mac. Il rock and blues iniziale di “Hands Move To Midnight” è probabilmente la piacevole improvvisata di un disco variegato e ricco di sorprese. Le serpeggianti e acute corde vocali di Ella sono la ciliegina sulla torta di un pezzo che tocca l’apice nel melodioso ritornello e negli intervallati stacchi di chitarra elettrica che sprigionano potenza ed energia da tutte le note. Rimanendo sempre in tema di varietà sonante non può passare inosservata la malinconica e romantica, “Arrowhead”, un lento caratterizzato dal suono triste di un pianoforte, da soavi archi e da una leggera e semi acustica chitarra. Per non far mancare nulla, gli artisti offrono poi nell’incisivo rock di “Better Get In Line”, alcuni tirati e graffianti giri di chitarra che alternano a parti acustiche e leggere ma sempre accompagnati dalla rauca e ripetitiva ugola della cantante. Quest’ultima è senza dubbio l’asso nella manica della band perché Ella possiede una voce energica ma all’occorrenza anche delicata, ipnotizzando così anche l’ascoltatore più superficiale. Anche in “Black Waves” le sue stratificate e abili corde vocali si inseriscono benissimo in un brano cadenzato e dai magnetici riff chitarristici. Le sue tenebrose corde vocali fanno anche la differenza soprattutto nel gradevole e orecchiabile ritornello. La parte finale del disco rallenta il ritmo e perde un po’ quell’attitudine rock and roll sentita nei primi pezzi. La sdolcinata e discreta “Whispers” ne è un esempio lampante in quanto abbassa l’intensità roccheggiante sentita fino ad ora. Addirittura, la morbida e vellutata voce dell’affascinante Ella sembra diversa e irriconoscibile sotto un tappeto di percussioni e di sottili suoni di chitarra semi acustica. Idem per l’ultima e acustica “Wake Me”, ballata fluida e ruffiana dal suono e dal ritornello melodioso che vede ancora primeggiare l’acuta timbrica della fenomenale scandinava. L’intro rock battente di “Not Your Fool” fa un po’ risvegliare i timpani ma alla lunga il sound si affievolisce in un orecchiabile ritornello e a vantaggio di un refrain di pop / rock / AOR radiofonico e spudoratamente commerciale. Verso la conclusione spicca solo la penultima e armoniosa “Last Frontier”, dove la timbrica soul di Ella Tepponen imita perfettamente la straordinaria cantante americana Beth Hart. Il tutto sotto gli intermittenti assoli e i giri di chitarra elettrica dell’esperto Tomi che sprigionano un robusto sound supportato da una sporca e cruda sezione ritmica. In conclusione, si può affermare che, se i Ginger Evil non inventano nulla di nuovo e nessun tecnicismo particolare, riescono comunque a produrre e ad arrangiare nitidamente delle carine canzoni di rock melodico di stampo mainstream aggiungendo sapientemente alcuni elementi di altri generi musicali. Probabilmente verrà apprezzata di più la prima parte dell’opera perché più dura e accattivante. Con qualche lento in meno in scaletta questo disco sarebbe stato molto più scoppiettante ed esplosivo. Band comunque da attenzionare per il futuro.

 

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