WTF – FROZEN CROWN, BREAK ME DOWN, JADISH


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RECENSORE : PIERVITTORIO SABIDUSSI – VITTORIO MANZONE

REPORT : WOMEN TURIN FEST

BAND : JADISH – BREAK ME DOWN – FROZEN CROWN

LOCATION – EL BARRIO

DATA – 15/02/2025

Da frequentatore di concerti Heavy Metal pensavo di aver ormai saggiato gli impianti audio dei principali locali torinesi ed invece mi sono dovuto ricredere a causa di una grave distrazione che mai mi aveva fatto varcare le soglie di uno dei più grandi – e lontani dal centro città a me ben più accessibile – ovvero El Barrio! Questa sala da concerti di cospicue dimensioni e capacità di pubblico si trova nella zona della Falchera, nel “Nord Estremo” della città piemontese e si inserisce all’interno di quella lista di strutture originariamente edificate per ospitare scuole e che nel corso dei decenni invece si sono tramutate di destinazione. Anche due realtà storiche come El Paso Occupato e il centro sociale Askatasuna, per fare due esempi, appartengono alla succitata lista anche se, per loro concezione, dedicate ad altri contesti più militanti.

Le band protagoniste di serata sono Break Me Down, Jadish e per la prima volta alle nostre altitudini, i Power metaller Frozen Crown! Il filo conduttore tra questi complessi musicali è definito dalla prevalenza di artiste donne tra le schiere di musicisti che si avvicendano sul palco. D’altronde il formato stesso della serata WTF, ovvero Women’s Turin Fest, fortemente supportato dagli organizzatori di LM Productions, riflette il desiderio di porre in primo piano l’arte e la competenza delle signore del metal che nel corso delle edizioni si sono date il cambio qui a El Barrio. Competenza che ancora oggi, sebbene in maniera decisamente inferiore a qualche lustro fa, a volte viene ancora messa in discussione da alcune frange di ascoltatori.

Ma ora è giunto il momento di lasciar parola (o per meglio dire “penna”) al redattore Piervittorio per un’attenta e precisa recensione di Break Me Down e Jadish! (Vittorio Manzone)

 

Scaletta Break Me Down
1.Until The End
2.Not A Liar
3.Into The Water
4.Lose Your Mind
5.Just For Love
6.The Other Life
7.See Me Fall

Formazione Break Me Down
Veronica Driven – voce
Laerte Ungaro – chitarra
Fabio Benedan – batteria
Luke Rodek – basso

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Ore 21:15. Puntualissimi salgono sul palco i Break me Down, band milanese che propone alternative metal e con all’attivo due album, The Pond del 2019 e l’ultimo Soul Clashes del 2023.
Ed è completamente sul secondo lavoro che si concentrerà la scaletta di mezz’ora che la band ha a disposizione per la propria esibizione.
Ottima presenza scenica da parte del gruppo, che non si risparmia assolutamente, e sfrutta a dovere i trenta minuti proponendo un live energico e musicalmente di buon livello.
Ammaliante nei suoi movimenti e con una bella voce coinvolgente, Veronica Driven è la perfetta cantante per questo genere di musica. Cattura l’attenzione sia vocalmente con una prestazione veramente ottima e di qualità e sia visivamente con la sua bellezza.
Bisogna però anche dire che è ben accompagnata dai suoi compagni d’armi, a partire dal bravo Laerte Ungaro che si dimostra un chitarrista essenziale e preciso.
Fabio Benedan alla batteria è un metronomo che trasmette un senso di quiete e calma nonostante i ritmi da lui sostenuti non siano assolutamente di questo tipo.
Meno calmo, ma decisamente più assatanato è Luke Rodek, un bassista che fisicamente riempie il palco con i suoi movimenti e riesce a coinvolgere decisamente la platea con il suo furore “agonistico”.
Le prime tre canzoni servono a scaldare un pubblico già abbastanza numeroso, ma è a partire da “Lose Your Mind” che la temperatura tra i partecipanti si alza.
“Just For Love” e “The Other Life” sono le due che più mi sono piaciute. L’atmosfera che si è creata durante l’esecuzione dei due brani è quella che mi ha coinvolto maggiormente. Essendo anche i due brani che preferisco, e di conseguenza l’aspettativa per questi era alta, devo dire che sono riusciti a riproporli veramente bene non deludendo assolutamente quanto di buono mi stessi aspettando.
Si chiude con “See Me Fall”, scelta azzeccata per concludere un live che si è rivelato un inizio coi fiocchi per il “Women Turin Fest”.
Personalmente è stata la prima volta che ho assistito ad un loro concerto e ne sono rimasto decisamente colpito in positivo. Bravi.

Scaletta Jadish
01. Fight
02. Kinder
03. I See Light
04. Alkohol
05. Rote Blueten
06. 130 Miles
07. I’M
08. Weg
09. Kill You

Formazione Jadish
Maire Bassou – voce
Lea Moor – chitarra
Velena Moor – batteria
Vanya Kovacs – basso

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E ora sotto con le Jadish. Lo ammetto, ho un debole per queste ragazze torinesi (sì, ragazze, hanno più o meno la mia età e quindi, considerandomi un giovane trentenne a cui aggiungere all’età un’Iva diciamo al 70%, le continuerò a chiamare così). Le ho viste dal vivo un paio di mesi fa e le ho trovate con una carica, una grinta e una bravura che mi ha fatto innamorare di loro.

La loro proposta, un alternative slang (a detta loro) metal con testi in inglese e soprattutto in tedesco, è decisamente, ma decisamente interessante. Si sono formate una ventina d’anni fa, e dopo uno stop forzato di cinque anni, sono tornate da poco in pista. E sinceramente spero che ci rimangano ancora per molto.

Forgiate in questi anni da concerti su concerti fatti in Italia e soprattutto all’estero, appena hanno iniziato mi sono sentito catapultato in un club di Berlino.

Anche loro hanno a disposizione solo una trentina di minuti. “Kinder” è di una carica pazzesca, “Alkohol” sprigiona quella giusta carica di adrenalina e Maire Bassou, voce del gruppo, dimostra sul palco tutta quella bravura maturata nella sua esperienza sui palchi di mezza Europa. Ha una voce e un carisma incredibilmente magnetico che trascina il pubblico nella sua rabbia facendolo saltare e cantare con lei. “Rote Blueten” esalta Lea alla chitarra che se fuori dal palco sembra una persona tranquilla, non lasciatevi ingannare, sul palco è una forza della natura. Riff, assoli e quant’altro, tutti eseguiti con headbanging feroce senza guardare in faccia nessuno.

“I’M” e “Weg” vedono la partecipazione attiva del pubblico con cori e violenti ondeggiamenti della testa. Velena alla batteria si conferma una macchina da guerra e insieme a Vanya, bassista che non si tira indietro quando c’è da pestare sul pedale, sostengono in modo compatto il muro sonoro creato dal gruppo.

Tempo scaduto, ma a forte richiesta parte il bis, “Kill You”, e le Jadish mettono il loro sigillo a una prova superlativa.

È finita ed è il momento dei saluti. Veniamo coinvolti in un gesto “liberatorio” che ogni tanto fa bene allo spirito. Su richiesta della cantante ci si manda tutti amichevolmente, a gesti e a parole, a visitare quel paese dove il sindaco è amico mio, grande Maire.

In questo caso la mia parzialità non fa di me un buon recensore, ma fidatevi, sono veramente brave. Recuperate e ascoltate i loro album, When Something Dies e Unchaste, e se vi dovesse capitare di vedere il loro nome su qualche cartellone per un concerto, non lasciatevelo scappare. Dal vivo sono una sicurezza. Garantito, ci metto la faccia.

 

Scaletta FROZEN CROWN:
01. Arctic Gales / Neverending
02. The Water Dancer
03. Steel And Gold
04. Call Of The North
05. Kings
06. To Live To Die
07. Far Beyond
08. I Am The Wind
09. War Hearts
10. Night Of The Wolf
11. Angels In Disguise
12. Night Crawler (Judas Priest cover)
13. I Am The Tyrant
14. The Shieldmaiden

Formazione:
Federico Mondelli: Chitarra e voce
Giada Etro: Voce
Francesco Zof: Basso
Niso Tomasini: Batteria
Fabiola “Sheena” Bellomo: Chitarra
Alessia Lanzone: Chitarra

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Dopo le due ottime prove offerte da Break Me Down e Jadish, è giunto ora il momento della band dal sottoscritto più attesa: i Frozen Crown! Questa è una data di grande interesse per alcuni motivi, tra i quali possiamo ritrovare in prima battuta l’aggiunta di nuove canzoni al repertorio dal vivo, frutto dello sforzo compositivo dal quale è fuoriuscito il nuovo disco War Hearts. Inoltre, questo 15 febbraio diventa il giorno dell’assoluto debutto dei FC proprio qui a Torino, nonostante questa sia la città di provenienza di Federico Mondelli, chitarrista e cantante del sestetto. Sestetto di nuova formazione – ultimo motivo – grazie all’inserimento in pianta stabile di una terza chitarra, affidata alla giovane ma preparata Alessia Lanzone.

Nonostante una serie di intoppi legati ai suoni un po’ impastati ed ai volumi troppo bassi per il pubblico e, a giudicare dalle espressioni doloranti dei musicisti, troppo alti in cuffia, che hanno penalizzato le altrimenti esplosive “Neverending” e “The Water Dancer” poste in apertura, l’esibizione si è attestata su una qualità generale alta ed in grado di soddisfare le attese dei presenti. Partendo dalla scelta dei brani che hanno affrontato in maniera sufficientemente eterogenea i 5 episodi discografici a disposizione, con un ovvio focus proprio su War Hearts ed arrivando al livello esecutivo presentato, possiamo ritenerci soddisfatti dell’oretta abbondante di spettacolo offerto.

La cantante Giada “Jade” si dà un gran da fare per coniugare presenza scenica e performance vocale, rivolgendosi il più possibile al pubblico e aizzandolo a cantare insieme i ritornelli più tirati mentre i suoi compagni alle 6 – o 4 – corde si alternano a mostrare funambolismi vari in fase solista, una delle caratteristiche principali della band sin dalla sua nascita e che vedere dal vivo lascia sempre una sensazione piacevole. Lungi da me polemizzare sulle scelte artistiche di una formazione che si sta prendendo il meritato successo ma, a parte l’effetto scenico assicurato legato alla presenza di una formazione a 3 chitarre, evento se non nuovo almeno non propriamente comune, non colgo appieno il vantaggio di una così numerosa schiera di manici a scambiarsi i ruoli solisti e ritmici.

Alle pelli Niso Tommasini supporta alla grande la sezione ritmica concitata dovuta all’impostazione guerreggiante e velocissima della maggior parte dei pezzi come “Night Of The Wolf” o “Far Beyond” mentre Francesco Zof è martellante con il suo basso a gestire le cadenze nonché il pubblico in alcuni frangenti, prendendosi la scena durante alcuni siparietti tra un brano e l’altro.

Immancabile la cover di “Night Crawler” che spiana la via al finale dettato a ritmo delle hit “I Am The Tyrant” e “The ShieldMaiden”, colpi vincenti che concludono un concerto divertente e che ha richiamato un pubblico folto anche se non da sold out. (Vittorio Manzone)

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