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Nuovo album per i veterani del black metal sinfonico Cradle Of Filth. La band britannica pubblica il nuovo The Screaming Of The Valkyries a meno di quattro anni dallo straordinario Existence Is Futile, album che avevo avuto il piacere di recensire e che aveva rinnovato il mio interesse per il combo capitanato da Dani Filth.
Ancora una volta il risultato presentato è di ottimo livello: Dani in forma smagliante, produzione ottima, perfetto equilibrio fra atmosfere antiche (“Demagoguery” ci riporta ai suoni classici della band, dove le tastiere di Zoe Marie Federoff sono fondamentali per la creazione di un’atmosfera oscura e soffocante) e sonorità più attuali, dove melodia e malignità riescono ad intrecciarsi, creando un unicum, frutto dell’immondo sposalizio fra brutalità, riff aggressivi e orchestrazioni di più ampio respiro.
Bisogna riconoscere oggettivamente che se suona bene, è scritto bene, ha potenza e melodia, allora ci troviamo di fronte ad un gran disco. Melodie heavy, sfuriate thrash e influenze gothic (“Non Omnis Moriar” ), il tutto portato all’estremo in tipico stile CoF, riescono a offrire un altro disco degno di nota che sono sicuro incontrerà l’approvazione da parte di appassionati del genere, ma non solo.
Passiamo ora brevemente all’analisi di alcuni dei brani che mi hanno più intrigato e che, come vedrete, dimostrano anche l’ottima strategia di promozione del disco attraverso i suoi singoli. “To Live Deliciously“ (secondo singolo) è una canzone potente, con riff coinvolgenti ed una linea vocale accattivante; è il brano perfetto per dare il via alle danze (macabre). “White Hellebore”, terzo singolo del disco, risulta di gran lunga il mio brano preferito, forse perché da un lato ricorda le sonorità di Cruelty And The Beast, dall’altro si mescola con la modernità dell’attuale proposta del gruppo. Ossia, rappresenta al meglio l’attuale cammino musicale intrapreso dai Cradle Of Filth. “You Are My Nautilus“ è il brano più lungo del disco, con i suoi 7.39 minuti; un pezzo cadenzato e dominato da intriganti melodie di chitarra. Molto interessante.“Malignant Perfection“, il primo singolo estratto dall’album, caratterizzato da un’atmosfera sinistra e da chitarre che, con le loro melodie, mi hanno ricordato -anche- i Paradise Lost. Un brano che rimanda al periodo di From The Cradle To The Slave e Midian.
Dando come un dato acquisito la prestazione vocale perfetta di Dani Filth e di una sezione ritmica impeccabile (su tutti i brani segnalo “Ex Sanguine Draculae”), dell’album mi hanno colpito principalmente sia il lavoro delle chitarre (“Trinity Of Shadows” e “When Misery Was A Stranger”), il loro intrecciarsi offrendo riff granitici e taglienti, parti soliste di estremo gusto alternate a melodie maligne e/o delicate, semplicemente deliziose (in “To Live Deliciously” un passaggio mi ha ricordato i Blind Guardian degli anni ’90) e, soprattutto, la prestazione vocale della Federoff (“Trinity Of Shadows”, “Non Omnis Moriar” e soprattutto “When Misery Was A Stranger”). Un valore aggiunto che, dal mio punto di vista, mancava nelle ultime incarnazioni e produzioni della band inglese.
Per concludere: questo The Screaming Of The Valkyries dimostra come i Cradle Of Filth siano ancora una band che ha ancora molto da dire, grazie alla loro continua evoluzione che gli permette di innovarsi senza rinnegare le proprie radici. HMW Top album!
Whet my soul white hellebore
Let our coming nights absolve