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Ultimamente non è raro imbattersi in gruppi di heavy metal più o meno puro costituiti però da gente proveniente dall’ambito estremo. Ne è un esempio il caso degli svedesi Black Trip, capitanati da Peter Stjärnvind, con un passato in formazioni quali gli Entombed e i Nifelheim. E, dato che ci siamo, è il caso degli statunitensi October 31 che, nati nel 1995 (quindi non proprio dei pischelli), hanno come leader King Fowley dei Deceased, sanguinario quintetto death/thrash della vecchia scuola con il quale non canta soltanto ma addirittura suona la batteria. Bene, gli October 31 hanno rilasciato il 14 Ottobre 2014 via Hells Headbangers Records (la versione tedesca è stata però curata dalla High Roller Records) il 4° album “Bury The Hatchet” dopo ben nove anni dal terzo.
Il nuovo lavoro, dalla bellissima e dettagliatissima copertina ad opera dello spagnolo Raúl González (un giovane disegnatore che si sta facendo ben rispettare nell’ambiente metal) comprende 10 pezzi per 42 minuti nei quali ci si imbatte in un heavy metal duro e veloce sulla scia dei Blitzkrieg e dei Raven.
Il riffing è quindi bello aggressivo (a volte lo è così tanto da essere quasi thrash) mentre c’è una buona interazione fra le due chitarre, con gli assoli che occupano un ruolo fondamentale nella musica visto che spesso delle brevi rasoiate sono frequenti pur essendo “a random” (infatti non è che abbiano tutta questa forza melodica, se non raramente). Fantastico è il cantato parimenti aggressivo di King Fowley che, espressivo e duttile come pochi, sfoga i propri demoni interiori heavy metal talvolta sembrando praticamente un clone di Cronos mentre altre volte fa lo splendido tirando fuori delle belle melodie se non persino delle urla estreme da infarto così come dei sussurri diabolici e, tanto per non far mancare nulla, c’è pure qualche coro qui e là. Il batterista Sean Wilhide offre una prestazione solida e abbastanza varia, dato che – per esempio – è capace di rendere più profondo un tempo veloce attraverso degli uno-due non banali, dilettandosi pure con i tom – tom, con i quali apre spesso le canzoni e sparando inoltre dei buoni cambi di tempo anche se questi non sempre sono presenti.
Ma attenzione, cari miei, quello degli October 31 è sì un heavy metal “duro e veloce” ma senza essere monolitico. Ecco, a questo punto è parecchio esemplificativa la prima parte del disco, che è secondo me la migliore. Dico questo perché conta due canzoni memorabili come lo speed metal stradaiolo ma dinamico di “Down At Lover’s Lane” (comprendente una bella parte centrale atmosferica nonché delle semplici tastiere che conferiscono al brano un tocco gotico) e “The House Where Evil Dwells”, ora malinconica e arpeggiata, ora epica (e questa è la canzone più lenta del lotto con tanto di ottime linee di basso). Ma non sfigurano affatto né la cupa titletrack né la veloce “Under My Gun”, che non è nient’altro che una cover degli Icon, eccellente gruppo heavy metal (ultra)-melodico USA degli anni ’80 recentemente tornato in attività.
Purtroppo la seconda parte di “Bury The Hatchet” non è così incisiva come la prima. Questo a causa di qualche fastidioso deja-vù presente qui e là e di certi pezzi esageratamente lunghi pur non avendo niente di particolare (“Growing Old”, che dura ben 5 minuti, anche se non è l’unica con una durata simile). Ma, attenzione parte II, con ciò non sto dicendo che manchino i pezzi avvincenti, lo sono per esempio “Voodoo Island” (in un certo senso simile, almeno a livello di atmosfera oscura e misteriosa, a “The House Where Evil Dwells”) o la finale “Angel Dusted” (che alla fine diventa un vero e proprio inno) mentre “Arsenic On The Rocks” contiene un passaggio che plagia palesemente “Prowler” degli Iron Maiden. Però, ecco, tutti questi non sono brani così memorabili come quelli sopraccitati della prima parte ma, perlomeno, tengono buona la qualità dell’intero album.
E così siamo finalmente arrivati ai saluti. “Bury the Hatchet” è un buon disco che piacerà sicuramente a chi vuole un heavy metal bello cattivo e veloce con un pizzico di atmosfera occulta accentuata da qualche (comunque rara) notazione di tastiera. Peccato però che l’album cali un poco durante la seconda parte del disco ma, in fondo, non si può avere tutto dalla vita. Però non sapete che liberazione: dopo aver ascoltato con “santa” pazienza una miriade di dischi estremi capaci di distruggerti violentemente i timpani anche a volume bassissimo, non recensivo un disco heavy metal da una vita (cioè, dal Settembre 2014 con l’eccellente “You Are Here” di High Spirits) e quindi, gli October 31 mi sono capitati proprio a fagiuolo!
Tracklist:
1 – Tear Ya Down
2 – Bury the Hatchet
3 – Down at Lover’s Lane
4 – Under My Gun (Icon cover)
5 – The House Where Evil Dwells
6 – Growing Old
7 – Gone to the Devil
8 – Arsenic on the Rocks
9 – Voodoo Island
10 – Angel Dusted
Line-up:
King Fowley – voce/tastiere
Matt Ibach – chitarra ritmica
Brian “Hellstorm” Williams – chitarra solista
Jim Hunter – basso
Sean Wilhide – batteria
Facebook: https://www.facebook.com/pages/October-31/715270695153791
Etichetta Hells Headbangers Records: http://www.hellsheadbangers.com