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Recensione scritta da Fabio Perf
A distanza di appena un anno dal precedente Rotten Garden, tornano i fratelli Vilhelm e Morbius, padri e padroni del progetto Grima, con un nuovo album, intitolato Frostbitten.
I nostri proseguono il loro viaggio tra le foreste di taiga e le fredde lande siberiane. Lo stile non si discosta da quanto fatto coi precedenti dischi, rimanendo saldamente ancorato all’etichetta di black metal atmosferico e alternando sfuriate metalliche ad inserti melodici (nel limite del genere), con tanto di intermezzi acustici e parti più intimiste, che avvolgono di fredda malinconia l’ascoltatore.
La dinamica dei brani, come per i precedenti album, è a mio avviso l’arma dei Grima: basti ascoltare “Gloomy Heart Of The Coldest Land”, che riesce a catturare grazie al suo incipit melanconico che poi sfocia in una cavalcata battagliera. Nella parte centrale la voce graffiante lascia spazio ad un narrato più solenne ed incisivo, sorretto da parti acustiche, preludio a un assolo di chitarra che ci ricondurrà in territori più agguerriti e metallici, per poi sfumare e ritornare nuovamente all’atmosfera della parte acustica iniziale.
Ad eccezione delle feroce “Huger God”, brano senza tregua che richiama il black metal più tradizionale ed epico, il disco prosegue all’insegna di queste coordinate tra il bianco e il nero, alternando melodie malinconiche a parti più aggressive, disegnando così l’ideale paesaggio naturale (tanto protettivo quanto impervio) caro ai due fratelli.
Non mancano richiami popolari, grazie anche all’apporto di musicisti ospiti e a parti corali che indubbiamente richiamano il folklore russo. In questo senso, la summa dell’album è sicuramente rappresentato dalla lunga traccia (quasi dieci minuti) “Winter Morning Tower”, che viene introdotta dal bajan (sorta di fisarmonica russa, qui suonata dal musicista Sergey Pastukh): un incedere lento e possente si alterna a cavalcate epiche, voci acri a tratti aggressive e a tratti evocative, stacchi strumentali pregni di pathos e melanconia… qui c’è tutta l’anima dei Grima!
Vorrei spendere due parole anche sulla successiva, nonché ultima, traccia dell’album, “Mana”: sorta di breve coda che, dopo il fragore di “Winter Morning Tower”, ci riporta alla calma, alla pace, alla tranquillità. Una chiusura a mio avviso azzeccata, che fa venire voglia di fermarsi un attimo a pensare, a riflettere sull’ambiente che ci circonda, e poi a premere nuovamente il tasto play per ricominciare il viaggio tra i ghiacci di questo Frostbitten!