MÅNESKIN – Rock Targato Italia

Titolo: Rush! - Teatro d'Ira - parte 1
Autore: MÅNESKIN
Nazione: Italia
Genere: Rock
Anno: 2021 / 2023
Etichetta: Epic Records

Formazione:

Damiano David – voce
Victoria De Angelis – basso
Thomas Raggi – chitarra
Ethan Torchio – batteria


Voto del redattore HMW: Rush!: 7,5 / 10 -Teatro D'Ira - parte 1: 8/10

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Lo confesso. Quando ho visto il nome Måneskin in archivio mi è venuto un brivido lungo la schiena. Ho pensato se fosse il caso di pubblicare o meno un nome del genere. Eppure poi mi sono detto, perchè no? In fondo la redazione soffre delle stesse paure tutte le volte che deve uscire un nome forte. Quando arriverà la recensione sui Metallica saprete di cosa sto parlando. La critica si divide, è pungente e puntualmente è impossibile mettere tutti d’accordo. Ci sarà sempre chi è a favore di un certo gruppo o nuovo album, chi è contro e il moderato di turno. Ecco, come da sempre a questa parte, sulla linea editoriale ho sempre cercato di dare ampio spazio e visibilità a quello che mi chiedono i redattori. Non ci siamo mai censurati in Heavy Metal Webzine e la nostra onestà ci ha sempre ripagati. In realtà a volte essere scomodi (ma sempre con professionalità) alimenta lo spazio tra il redattore e il lettore. Il compito del redattore è quello di scrivere e quello del lettore di leggere. Ovvio no? E il confronto critico che nasce dai commenti e le relative risposte, sono il frutto di un buon risultato. Stuzzicare la lettura è quello che ci interessa, parlare come fossimo al bar dei nostri punti di vista. Ovviamente ognuno ha le sue opinioni e vanno rispettate. Ecco perchè, in un sito dal forte nome HEAVY METAL, ma dalla grande apertura mentale, troverete nomi di gruppi fuori dal genere, ma sempre con una buona attinenza al mondo del rock. E da oggi troverete anche le recensioni dei Måneskin. In questo caso Lollo Guru ci ha voluto parlare del secondo e dell’ultimo lavoro della formazione romana. Un confronto che parla dello specchio della musica rock moderna tricolore, riuscita in una titanica impresa. Quella di farsi conoscere in tutto il mondo.

– Gaudenzi Ivan / Caporedattore –

 

MÅNESKIN – RUSH!

Le ormai superstar romane sono inarrestabili. Una scalata al successo così in ascesa non si vedeva dai gloriosi anni ’70. Certo la musica è cambiata ma dopotutto al giorno d’oggi, se ci pensiamo, quello che annoia il pubblico sparisce in poco tempo. I fan sono diventati dei perfidi voltagabbana che aspettano i propri idoli al varco, carichi dei loro “era meglio prima !” e qui il nostro J-Ax ci aveva visto molto lungo.
Ma non divaghiamo troppo e concentriamoci su “Rush”, la terza opera in cinque anni firmata Måneskin.
Chi si aspetta un “Teatro d’Ira Parte 2”, sarà molto deluso, chi invece lamentava una perdita di identità musicale per il gruppo capitolino tra le urla e le chitarre aggressive del predecessore, sarà piacevolmente soddisfatto. Impossibile eguagliare la genuinità della loro opera prima, ma questo è un album di passaggio, che consolida la fama a livello internazionale, data anche la netta prevalenza di brani in lingua inglese. Il disco è costellato di singoli, a partire dall’apertura con “Own My Mind”, che dimostra quanto basti un leggero singhiozzo di chitarra a metà ritornello per rendere un brano energico e memorabile. “Gossip” è il singolo più recente e ci è già entrato in testa nonostante una collaborazione con Tom Morello che non dice molto a parte il bisogno quasi disperato di legittimazione della formazione capitolina (o forse dell’ex Rage Against The Machine ?).
Nonostante il quartetto sappia perfettamente come scrivere un tormentone radiofonico, a tratti si fa ammorbidire da alcune tendenze eccessivamente pop, ed ecco infatti arrivare “Timezone” che di questo ne è la perfetta dimostrazione. “Baby Said” e l’ottimo manifesto antibellico “Gasoline” li riportano sulla retta via e fatta eccezione per alcuni passaggi a vuoto come “Feel” o “Read Your Diary” il disco si fa ascoltare con piacere fin da subito.
Spicca senz’altro nella parte centrale dell’album “Kool Kids”, dove l’ottimo basso di Victoria si fonde con un cantato quasi irriconoscibile (leggenda narra che sia dovuta ad una sbronza del cantante durante la registrazione del brano) in un’inaspettata piacevole ricetta post-punk.
Un aspetto che sicuramente deluderà, forse anche comprensibilmente, molti fan, riguarda la mancanza di brani in italiano che in effetti non rappresentano neanche un quinto delle canzoni contenute nel disco. “Mark Chapman”, la prima in lingua madre però centra il bersaglio. Damiano ci parla di violenza con la giusta grinta e la consueta personalità confezionando forse il brano più maturo ed adulto dell’intero album e forse uno dei migliori di sempre della loro discografia da questo punto di vista. Se però da un lato il quarto singolo, “La fine” ci è già entrato in testa non è affatto detto che accada lo stesso per “Il Dono Della Vita”, una sorta di flusso di coscienza con contenuti anche interessanti e ben esposti ma un arrangiamento più debole ed opinabile.
Sul finale il gruppo capitolino sforna i tre singoli che hanno aiutato a lanciare questo album prima ancora che fosse terminato:
“Mammamia”, contiene la simpatica frecciatina ai cugini francesi per la ridicola polemica scatenata all’epoca dell’Eurovision, “Supermodel” aveva incendiato quello stesso palco l’anno successivo e “The Loneliest”, la prima vera ballata in lingua inglese dei Måneskin colpisce dritta al cuore arrivando quasi a commuovere.
Con quattro o cinque brani in meno questo disco sarebbe praticamente perfetto a livello commerciale, sebbene la mancata rappresentanza della lingua nostrana non riesca ad essere così facilmente perdonabile per quanto comprensibilissima a livello strategico.
Con “Rush!” i Måneskin realizzano il loro “White Album”, un’opera con troppe canzoni e se vogliamo un po’ altalenanti, ma alla fine quelle che funzionano sono destinate a rimanere marchiate a fuoco nella mente e nel cuore dei fan.

1. Own My Mind
2. Gossip
3. Timezone
4. Bla Bla Bla
5. Baby Said
6. Gasoline
7. Feel
8. Don’t Wanna Sleep
9. Kool Kids
10. If Not For You
11. Read Your Diary
12. Mark Chapman
13. La fine
14. Il Dono Della Vita
15. Mammamia
16. Supermodel
17. The Loneliest

 

MÅNESKIN – Teatro d’Ira – Parte 1!

Come ci ricorda Michele Salvemini, “il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”. Lo sanno bene i Måneskin che dopo il variegato disco di esordio “Il Ballo Della Vita” hanno deciso di staccarsi da quelle sonorità che avevano avevano contribuito al loro straripante successo già ai tempi di X Factor, in favore di altre più hard rock e aggressive.
Le onnipresenti sterili polemiche sempre pronte a sminuire la presunta “purezza” dei generi proposti dal gruppo capitolino non hanno fatto altro che incrementare ulteriormente la loro popolarità e se da un lato la loro partecipazione a trasmissioni televisive lasciava perplessi alcuni ascoltatori che suggerivano loro “un bagno di umiltà”, ecco che nel 2021 i Måneskin tornano sulla scena confezionando “Teatro d’ira Parte 1”, un disco destinato a mettere d’accordo un’importante fetta di pubblico.
C’è ben poco da aggiungere ad esempio ad una canzone come “Zitti E Buoni”, capace di vincere il festival di Sanremo (l’emblema nazionale della musica leggera) e l’Eurovision Song Contest in quello stesso anno o ancora a canzoni più intense come “Coraline”, l’energica ballata che l’anno successivo sarà capace di spettinare nuovamente il pubblico sanremese grazie ad uno splendido arrangiamento orchestrale proposto sul palco della kermesse, quando il quartetto sarà invitato come ospite.
“Lividi Sui Gomiti” è forse la migliore canzone del disco in cui assistiamo alla fusione delle anime rap e hard rock del cantante Damiano David, spesso elogiato per il suo timbro ma fin troppo poco per il suo flow e per la scrittura di testi, molte volte autocelebrativi ma tutt’altro che banali.
Il tormentone, ripetitivo e poco illuminante “I Wanna Be Your Slave” (che avrà comunque un successo fuori da ogni logica in radio), anticipa “In Nome Del Padre”, un brano un po’ sopra le righe in cui però ritroviamo l’entusiasmo del chitarrista Thomas Raggi che sul finale realizza un assolo. Successivamente i Måneskin tornano sulla lingua inglese e realizzano l’insipida “For Your Love”.
In questa specifica opera infatti le canzoni in lingua italiana hanno sicuramente una marcia in più e una volta superata “La Paura Del Buio” il gruppo capitolino torna a parlarci dei loro “Vent’Anni” con una spruzzata di comprensibile ingenuità, mascherata però da un ottimo testo da cui traspare tutta la loro personalità. Il brano sebbene risulti essere il meno aggressivo di tutto l’album, ne rappresenta sicuramente una degna conclusione.
Complessivamente le otto tracce risultano ben legate tra loro e coerenti con il suono commerciale proposto, dal quale emergono anche tutta la genuina aggressività ed anche un pizzico di ingenuità dovuta alla giovanissima età del quartetto romano.
Sebbene il loro successo sia sicuramente dovuto anche ad aspetti extramusicali e alla loro quasi insopportabile capacità di intercettare perfettamente le tendenze ed influenze della moda odierna, i Måneskin sono sicuramente dotati di un naturale talento performativo (vivamente consigliato dal vivo) e rimangono una realtà tutto sommato unica nel panorama nazionale.
La domanda che spesso accende i continui dibattiti sulla loro validità artistica rimane però sempre la stessa: Damiano, Thomas, Victoria ed Ethan saranno davvero in grado di fare la differenza nella storia della musica italiana ?
Assolutamente no.
Lo hanno già fatto

1 – Zitti E Buoni
2 – Coraline
3 – Lividi Sui Somiti
4 – I Wanna Be Your Slave
5 – In Nome Del Padre
6 – For Your Love
7 – Paura Del Buio
8 – Vent’Anni

 

 

 

 

 

 

Formazione:

Damiano David – voce
Victoria De Angelis – basso
Thomas Raggi – chitarra
Ethan Torchio – batteria

 

 

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