Visualizzazioni post:432
Ah, che bella sorpresa!
Sono tornati gli Ablaze My Sorrow. Sono serviti altri sette anni dal precedente Black ai nostri per proporre della nuova musica. Diciamo che la prolificità non fa parte delle loro caratteristiche.
Per chi non li conoscesse, sono un gruppo formatosi nel periodo d’oro del death metal melodico svedese, senza però essere mai riusciti a fare quel salto sul carro dei vincitori.
Agli annali fanno parte della scena sin dalla prima ora (si formarono nel 1993) ma, nonostante dei lavori piacevoli, il loro è sempre stato un ruolo da comprimari.
Vuoi un po’ la mancanza di quel quid che gruppi come i grandi nomi avevano (Dark Tranquillity, In Flames), vuoi un po’ per non essere mai riusciti ad avere quella stabilità che probabilmente avrebbe potuto contribuire a consolidare le idee e tradurle in qualcosa di compiuto.
A ben vedere i ragazzi hanno sempre però avuto una caratteristica peculiare: la tamarraggine. Probabilmente non la maniera più forbita per esprimere il concetto, ma certamente la più ficcante.
Sin da principio, ma in particolare nell‘”ultimo” lavoro prima dello scioglimento (Anger Hate And Fury), il loro è sempre stato un death melodico molto pompato, quasi bombastico, a volte anche un po’ eccessivo, ma che dava la carica “da scapocciamento” nel momento in cui serviva.
E in fondo è un ruolo che qualcuno deve pure avere.
Passato il capitolo Black del 2016, in cui la formazione aveva probabilmente una visione più cupa (anche il tema cromatico lo conferma), tornano con questo EP di quattro canzoni, The Loss Of All Hope, in cui si ritrovano le coordinate del succitato lavoro del 2002.
Suoni puntuti e taglienti, armonizzazioni classiche del genere, melodie decadenti quanto basta (ma meno del solito direi), riff tamarri al punto giusto, ritmiche (sia di batteria SIA di chitarra) variegate e prese a piene mani da tutti i generi metal, iconografia moderna, copertina glaciale ed evocativa.
Ci sono quindi tutti gli ingredienti per… rimanere dove eravamo rimasti.
Di nuovo, gruppo piacevole, canzoni piacevoli, magari quelli che vien voglia di sentire quando ti serve quella dose di carica o semplicemente per sentire quelle cose che l’orecchio non farà fatica ad accettare, ma che rimarrà sempre un gradino sotto altri attori della scena.