AFTERMATH – No Time To Waste

Titolo: No Time To Waste
Autore: Aftermath
Nazione: Stati Uniti D'America
Genere: Thrash Metal
Anno: 2023
Etichetta: Zoid Entertainment

Formazione:

Kyriakos “Charlie” Tsiolis – Voce
Steve Sacco – Chitarre
George Nektarios Lagis – Basso
Ray Schmidt – Batteria


Tracce:

01. No Time To Waste
02. Original Instructions
03. Transform & Disrupt
04. Up Is Down
05. Slaveable (We’re Not Your Animals)
06. We Can Do This Together
07. Echo Chamber
08. Strawman In The House Of Cards
09. We Don’t Want A Riot
10. Give Peace A Chance


Voto del redattore HMW: 6,5/10

Visualizzazioni post:571

Dopo Eyes Of tomorrow e la pausa di quasi trent’anni che portò al modesto There Is Something Wrong, gli americani Aftermath si presentano nuovamente sulle scene con l’obiettivo di consolidare il loro status con No Time To Waste.
Sebbene la splendida copertina ricordi alcuni film di culto degli anni 80′, il suono proposto è decisamente più moderno e al passo con i tempi (per quanto lo possa essere un genere come il thrash metal).
Il disco si apre con “No Time To Waste”, che non convince appieno. Con “Original Instructions” e “Transform & Disrupt”, introdotta dal basso di George Nektarios Lagis, il gruppo statunitense si fa subito perdonare confezionando due brani energici e memorabili. I temi trattati nelle varie composizioni vanno dal ripudio della guerra alla lotta al potere, conditi con qualche timido e banale accenno alla società e alle sue contraddizioni.

“Up Is Down” è il brano forse più sperimentale dell’opera e, cambiando totalmente intenzione, ci consegna una traccia meno ritmica che si lascia trascinare dalla voce di Kyriakos “Charlie” Tsiolis, nel suo progressivo crescendo. Per quanto ridondante, la scelta si rivelerà nelle composizioni successive. L’urlo rabbioso della voce ci conduce verso “Slaveable: We’re Not Your Animals”, in cui è possibile ascoltare il miglior assolo realizzato da Steve Sacco all’interno di quest’album, ma poco altro.   Non è da meno “We Can Do This Together”, alla quale riconosciamo un arrangiamento che funziona e valorizza i vari elementi che la compongono, come i continui cambi di intensità intermezzati dalla chitarra acustica.
“Echo Chamber”, impreziosita dalla sezione ritmica guidata da Ray Schmidt, inizia ad evidenziare una certa ripetitività nelle soluzioni musicali. Tendenza puntualmente confermata da una psichedelica “Strawman In The House Of Cards” dal finale piuttosto stucchevole.  Forse fuori tempo massimo, “We Don’t Want A Riot” torna a convincere.

Il gruppo ha però tenuto il meglio per il finale: la coraggiosissima cover di “Give Peace A Chance” di John Lennon dimostra che gli Aftermath hanno gusto nell’approcciarsi ad una canzone così iconica mantenendo intatta la loro aggressività, che quasi per magia si fonde con la delicatezza dell’originale.
Volendo essere cinici, il fatto che all’interno di un album di inediti la traccia meglio riuscita sia una rilettura potrebbe costituire un campanello d’allarme, ma chiunque abbia provato a prendere in mano uno strumento anche solo una volta nella vita saprà che reinterpretare un brano non è affatto un’operazione così banale come sembra.

Nel complesso ci aspettavamo di più da No Time To Waste, non sempre capace di coinvolgere adeguatamente l’ascoltatore, a tratti attorcigliandosi attorno ad alcuni stilemi classici del genere assolutamente ridondanti e superati. I testi e le linee melodiche (si fa per dire) del cantato non sono all’altezza delle ottime chitarre e della svizzera precisione ritmica. Gli appassionali più accaniti del thrash metal probabilmente troveranno conforto nei suoni proposti dall’opera, che comunque può meritare l’ascolto. Insomma, provando a citare John Lennon, give this album a chance!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.