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Recensione scritta da Fabio Perf.
Tornano i Wytch Hazel col nuovo album “IV: Sacrament”.
Per chi ancora non li conoscesse, questo quartetto inglese mescola con dovuta perizia un metal di stampo classico con la scuola dell’hard rock tradizionale della terra di Albione, patria natia di artisti come Thin Lizzy e Wishbone Ash. I temi dei brani sono per lo più a sfondo cristiano, ma non solo.
Sia a livello di testi che musicale, il nuovo disco è la naturale prosecuzione del precedente III: Pentecost (2020) e delinea la crescita artistica di questa band. Pur non avendo inventato niente, i Nostri hanno uno stile riconoscibile al primo ascolto, grazie anche al particolare timbro del cantante / chitarrista Colin Hendra (nonché leader, polistrumentista e maggior compositore del combo inglese).
Il disco parte subito alla grande con due brani (scelti anche come singoli) ficcanti, ritmati, ricchi di melodie e parti vocali. Il fraseggio portante di chitarra di “The Fire’s Control” si stampa in testa grazie anche al break vocale con cori e armonie che ne richiamano la melodia. In “Angel Of Light” ti cattura la voce eterea di Hendra, giusto contraltare alle chitarre ritmiche, fino al ritornello, decisamente più corale. Possiamo scorgere anche le tastiere, che vanno a riempire piccoli spazi, senza mai essere troppo invadenti.
Vorrei oltremodo sottolineare una cura del suono e una pulizia mai raggiunti in passato che però non vanno minimamente a intaccare l’anima prettamente più metallica di questo lavoro.
La prima parte del disco si mantiene su queste coordinate, guardando al passato, ma con un gusto melodico forse più marcato che in precedenza. Il discorso cambia da “Gold Light”, breve traccia strumentale che parte in maniera soffusa, con tanto di archi e strumenti acustici, e che introduce la successiva “Endless Battle”, brano epico e, al tempo stesso, malinconico. “Future Is Gold” mantiene quest’aura intima e struggente, con gli strumenti acustici in evidenza e le tastiere in sottofondo che donano un tocco folk alla composizione. Sembra quasi di sentire i Dare di Darren Wharton (ex Thin Lizzy).
La conclusiva “Digging Deeper” racchiude in sé gli umori di tutto il disco, miscelando alla perfezione le chitarre elettriche ai momenti acustici, il mood più introspettivo alla melodia delle parti corali. In evidenza anche un bellissimo assolo di chitarra elettrica, che di fatto spezza i cori delle melodie vocali. La parte finale è di nuovo in chiave acustica, dando una sorta di circolarità al brano.
I Wytch Hazel dimostrano di saperci fare, confezionando un buon album con delle belle canzoni, mostrando una certa classe e intuizioni compositive che potrebbero costituire in futuro il nuovo volto del gruppo.




Ho sentito solo un paio di pezzi, ma mi pare fantastico come il suo predecessore!