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EVENTO: AMBRIA METAL FESTIVAL
GRUPPI: RHAPSODY OF FIRE / SECRET SPHERE / TRICK OR TREAT / ANTHENORA / HELLFOX
LUOGO: Ambria di Zogno (BG)
DATA: 22.07.2023
Carissimi navigatori di Heavy Metal Webzine eccomi prontissimo, nonostante un caldo torrido, sfiancante ed infernale, a darVi conto, per coloro che, colpevolmente, avessero deciso di rinunciare ad assistere all’edizione 2023 dell’Ambria Music Festival che, udite udite, per la giornata dedicata al metal, presentava una selezione di autentici pezzi da novanta del metallo tricolore capeggiata dagli iconici, inossidabili ed immortali Rhapsody Of Fire degnamente affiancati, nella loro tappa del tour di Glory For Salvation, da Secret Sphere, Trick or Treat, Anthenora ed Hellfox.
Prima di cominciare il report relativo alle varie band devo fare i più sentiti complimenti all’organizzazione che è riuscita, grazie anche al maniacale lavoro sia dei tecnici del palco che di fonici e di tutto il personale, ad preparare una splendida serata a tutti i presenti. E questo dovrebbe far riflettere alcuni organizzatori di festival che si svolgono nel Sud Italia (uno in particolare l’AGGLUTINATION METAL FESTIVAL – https://www.facebook.com/agglutination) che, per evitare una scarsa partecipazione, ha dovuto far di tutto per trovare un headliner straniero (per la precisione i Carcass). Non serve reclutare gruppi stranieri per attirare il pubblico. Basta sapere scegliere nel vastissimo panorama della musica italiana.
E dopo questa doverosa precisazione, visto che di carne al fuoco ce n’è veramente tantissima, lasciamo che sia la musica a parlare.
L’onere ma, considerata la loro bellezza, l’energia, la tecnica, il carisma e la maestria, soprattutto l’onore di aprire le danze e, se mai ce ne fosse stato bisogno, di scaldare il pubblico, è toccato alle carismatiche Hellfox, quartetto bergamasco femminile che avevo avuto il piacere di ascoltare nel 2022 in apertura del Metal For Emergency. Nate nel 2019 dall’unione della bassista / cantante growl Priscilla Poe, di quella macchina da guerra dietro alle pelli che risponde al nome di Fedy Piscopo, dell’ascia Gloria Kaps e della simpaticissima, eclettica, trascinante e bellissima cantante Greta Antico, si sono fatte notare sin da subito per il loro stile che miscela, molto sapientemente, gothic e death melodico con una letale alternanza di voci pulite e growl infernali ed assassine. La formazione sta terminando l’immenso tour che ha intrapreso dopo l’uscita, nel 2022, del meraviglioso CD di debutto The Call ed ha già terminato le registrazioni del suo successore, e tutti abbiamo già l’acquolina in bocca nella spasmodica attesa di poterlo ascoltare.
Il loro set breve, ma molto intenso si apre sulle note di “Our Lady Of Sorrows”, brano micidiale che mette in chiara luce tutto il potenziale delle nostre guerriere e propone ai presenti il primo dei tanti duelli vocali tra le parti growl di Priscilla Foresti e quelle più melodiche e pulite Greta Antico, il tutto supportato dalle titaniche e potentissime linee di basso della succitata Priscilla Foresti e dalla sezione ritmica orchestrata dalle terrificante mazzate di batteria di Federica Piscopo ed ai maestosi riff di chitarra di Gloria Capelli. Lo show è un concentrato di adrenalina allo stato puro e traghetta tutti i presenti in un autentico “viaggio allucinante” nell’universo Hellfox grazie alle magistrali esecuzioni di “Haunted”, “Raising”, “Rebirth”, “Your Name” e “Bleeding Machine” che chiude un magnifico set che, purtroppo, è stato troppo corto.
Spero vivamente di poterle rivedere con più spazio a disposizione, magari durante il tour di supporto al nuovo album.
Scaletta:
01 – Our Lady Of Sorrows
02 – Haunted
03 – Raising
04 – Rebirth
05 – Your Name
06 – Bleeding Machine
Formazione:
Priscilla Poe – Basso, Voce
Fedy Piscopo – Batteria
Gloria Kaps – Chitarra
Greta Antico – Voce
Facebook: https://www.facebook.com/HellfoxOfficial
Instagram: https://www.instagram.com/hellfoxofficial
Ed ecco che, dopo un rapidissimo cambio di palco ed un altrettanto fulmineo soundcheck, sono saliti sul palco una delle autentiche icone del metal tricolore e non solo, sto parlando dei piemontesi Anthenora, band nata nell’A.D. 1989 e che da oltre trent’anni porta orgogliosamente il vessillo del metal più puro e senza fronzoli. Per dirla con una frase cara ai mitici Kiss “Take It Or Leave It”. E noi prendiamo con immensa gioia e ci lasciamo trascinare dallo tsunami sonoro che si scatena non appena la formazione sale sul palco. Il loro show è un concentrato di heavy old school che sembra un vero e proprio tributo ai “Metal Gods”, cominciando dai cori dell’intro e dal fumo che accompagna l’ingresso della band sul palco e continuando con il look del cantante Luigi Bonansea che indossa una giacchetta molto simile a quella di sua maestà Rob Halford ed ha il carisma ed il graffio vocale del mitico Tim “Ripper” Owens. Il tutto splendidamente quadrato dai maestosi, virtuosi e micidiali riff tessuti delle due asce Stefano Pomero e Gabriele Bruni e la titanica sezione ritmica splendidamente orchestrata dal basso di Samuele Peirano e dalla batteria di Fabio Smareglia.
Tutti i presenti sono stati letteralmente coinvolti dalla band che non ha mai smesso di intrattenere e generare un headbanging inarrestabile e ritornelli su tutti i brani che hanno caratterizzato il loro breve, ma altamente inteso set che ha regalato ai presenti un vero e proprio excursus della discografia dei nostri guerrieri proponendo “Tiresias”, “30th” e l’antemica e coinvolgente “Low Hero” il cui ritornello è stato cantato letteralmente a squarciagola dai presenti, contenuti nel loro ultimo disco del 2020 Mirrors And Screens senza tralasciare i cavalli di battaglia “Operation Sea Lion” contenuta nel debutto del 2004 The Last Command, “Dark Horizon” contenuta nell’EP del 2002 The General’s Awakening e “The Old Guard”, brano che ha chiuso il loro magnifico e deflagrante set, presente nel lavoro del 2010 The Ghosts of Iwo Jima.
Posso affermare senza paura di smentita che durante il loro show mi sono sentito catapultato negli anni della mia adolescenza ed ho letteralmente potuto godere e gustare l’ottima prestazione di questa band che ho anche avuto l’onore ed il piacere di poter intervistare.
Spero di rivederli quanto prima con più tempo a disposizione per poter essere nuovamente travolto dalla loro potenza ed energia.
Scaletta:
01 – Tiresias
02 – Operation Sea Lion
03 – 30th
04 – Low Hero
05 . Dark Horizon
06 – The Old Guard
Formazione:
Fabio Smareglia – Drums
Stefano Pomero – Guitars
Luigi Bonansea – Vocals
Gabriele Bruni – Guitars
Samuele Peirano – Bass
Sito internet: http://www.anthenora.com
Facebook: https://www.facebook.com/anthenoraofficial
Instagram: https://www.instagram.com/anthenoraofficial
Ed il piacere continua a crescere quando sul palco salgono i modenesi Trick Or Treat, paladini del power Made In Italy capitanati dal titanico, istrionico, carismatico, simpaticissimo ed ironico Alessandro Conti.
Sin dalle prime note di “Creepy Symphony” e “Hungarian Hangover” tutti i presenti hanno avuto la sensazione di far parte di un mega musical i cui direttori d’orchestra erano Leone Villani Conti al basso, Guido Benedetti E Luca Venturelli alle chitarre, Dario Capacci alla batteria e sua maestosità Alessandro Conti alle potentissime, poderose, ma al tempo stesso molto goliardiche linee vocali.
La scaletta è stata una continua alternanza di brani vecchi e nuovi che hanno letteralmente fatto impazzire il pubblico e generato un headbanging poderoso, soprattutto durante la magnifica esecuzione di “Aquarius: Diamond Dust”, uno splendido brano contenuto nell’album del 2020 The Legend Of The XII Saints impreziosita anche dalla titanica sezione ritmica splendidamente orchestrata dal basso di Leone Villani Conti e dalla batteria di Dario Capacci. Non sono mancati i momenti di puro “cazzeggio” come l’improvvisazione di una versione metal di “L’Amour Toujours” di Gigi D’Agostino per festeggiare il compleanno dell’ascia Luca Venturelli. E come di consuetudine lo show si è concluso con la mirabolante e divertentissima esecuzione di “Like Donald Duck” che ha per messo alla band di salutare in maniera affettuosa e goliardica tutti i propri fan.
Anche se i soliti detrattori saranno pronti a criticare il genere power additandolo come costruito su scelte sonore scontate e stucchevoli che fanno capo solo alle “solite” (dicono loro) “pentatoniche”, io posso affermare, senza la minima paura di smentita che il pubblico è sempre entusiasta di ascoltare questo genere musicale e l’ovazione ed il tributo che è stato riservato alla band durante tutto lo show ne è la più chiara ed evidente dimostrazione.
Scaletta:
01 – Creepy Symphony
02 – Hungarian Hangover
03 – Loser Song
04 – Aquarius: Diamond Dust
05 – The Great Escape
06 – Evil Needs Candy Too
07 – Crazy
08 – Libra: One Hundred Dragons Force
09 – Like Donald Duck
Formazione:
Leone Villani Conti – Basso
Guido Benedetti – Chitarra
Alessandro Conti – Voce
Luca Venturelli – Chitarra
Dario Capacci – Batteria
Sito internet: https://www.trickortreatband.com
Facebook: https://www.facebook.com/trickortreatband
Instagram: https://www.instagram.com/trickortreat_official
Dopo un cambio di palco rapidissimo ecco salire sul palco il secondo dei gruppi più attesi della serata. Sto parlando dei piemontesi Secret Sphere, nati nel 1997 e votati, sin dagli esordi, al power prog melodico. Nonostante dei piccoli problemi tecnici ad inizio show il quintetto non si è per nulla preoccupato ed infatti ci ha pensato l’istrionico, simpaticissimo e talentuoso cantante Roberto Messina a stemperare l’atmosfera riuscendo, in maniera a dir poco egregia, ad intrattenere tutto il pubblico presente durante le operazioni di ripristino da parte dei fonici.
Sin dalle prime note dell’intro la formazione, grazie ai potentissimi riff del chitarrista Aldo Lonobile, fa chiaramente capire a tutti i presenti che il set sarà caratterizzato da tempi iperveloci, cupi, pesantissimi, granitici, classici, potentissimi e serrati, grazie anche all’ottima sezione ritmica trainata dal basso di Andrea Buratto e dalla batteria di Marco Lazzarini ottimamente supportata dagli splendidi giri di tastiera di Gabriele Ciaccia.
La performance è stata un vero e proprio excursus della discografia dei Secret Sphere. Ma la cosa che ha più sorpreso e che, durante le varie esecuzioni, si è passato dall’heavy più classico addirittura a certi lidi del thrash, per la gioia di tutti i presenti che hanno tributato la band con un pogo molto “selvaggio” come non si vedeva da tempo.
Spero di poterli rivedere quanto prima, magari con più tempo a loro disposizione per poter essere nuovamente travolto dallo tsunami sonoro chiamato Secret Sphere.
Scaletta:
01 – Lifeblood
02 – Welcome To The Circus
03 – Loud’n’Raw
04 – On The Wings Of SUn
05 – The End Of An Ego
06 – Alive
07 – Legend
08 – Recall Of The Valkyrie
Formazione:
Andrea Buratto – Basso
Aldo Lonobile – Chitarra
Roberto Messina – Voce
Gabriele Ciaccia – Tastiere
Marco Lazzarini – Batteria
Facebook: https://www.facebook.com/secretsphere
Instagram: https://www.instagram.com/secretsphere
Ed ecco che finalmente il viaggio onirico di tutti i presenti ha avuto inizio quando sul palco sono saliti i loro beniamini. Sto parlando dei triestini Rhapsody Of Fire, nati nell’A.D. 1995, colonna portante dell’epic fantasy symphonic power italiano.
Il fantastico spettacolo della band si apre sulle note di “I’ll Be Your Hero” e subito il talentuoso cantante Giacomo Voli, splendidamente supportato dai riff di chitarra di Roberto De Micheli e dalla sezione ritmica orchestrata dal basso a 6 corde di Alessandro Sala e dalla batteria di Paolo Marchesich, fa capire chiaramente chi comanda regalando ai presenti, durante tutto lo show, delle prove vocali di tutto rispetto alternando acuti angelici ad urla sporcate che toccano anche i lidi dello scream in chiaro stile black metal.
Anche se la performance è incentrata sull’ultima fatica discografica Glory For Salvation, da cui sono stati eseguiti, oltre alla succitata “I’ll Be your Hero”, la meravigliosa, potentissima ma al tempo stesso molto melodica ed accattivante “Chains Of Destiny (Quingdar)” e la strappalacrime “Un’ode Per l’Eroe”, brano cantato in italiano che ha fatto letteralmente venire la pelle d’oca a tutti i presenti, la band ha regalato ai presenti un’alchemica miscela di cavalli di battaglia che hanno letteralmente fatto impazzire i presenti e generato l’ennesimo pogo “selvaggio” che ha reso omaggio al quintetto.
Una menzione particolare va fatta, chiaramente, alla titanica prova vocale di sua maestà Alex Staropoli che, con i suoi giri di tastiera, ha reso ogni singolo brano una perla di inestimabile valore.
Ma le vere sorprese, come ho detto all’inizio, sono arrivate durante l’esecuzione di “Master Of Peace”, in cui, per espressa richiesta di Giacomo Voli ai tecnici luci, sia l’intero palco che tutta la platea sono state illuminate da luce rossa durante il ritornello così come sulla terrificante e malvagia “Reign Of Terror” in cui Giacomo Voli ha tirato fuori delle linee vocali sporche e scream da vero cantante black.
La performance della band si è conclusa in modo trionfale con la mitica ed epica “Emerald Sword”, con ritornello interminabile cantato a squarciagola da parte di tutto il pubblico, l’ennesima dimostrazione che il metal italiano gode di ottima salute.
Scaletta:
01 – I’ll Be Your Hero
02 – Chains Of Destiny
03 – The Legend Goes On
04 – Unholy Warcry
05 – March Against The Tyrant
06 – A New Saga Begins
07 – Master Of Peace
08 – Rain Of Fury
09 – Un’Ode Per l’Eroe
10 – Dawn Of Victory
11 – Reign Of Terror
12 – Wisdom Of The Kings
13 – Emerald Sword
Formazione:
Alex Staropoli – Tastiere, Piano, Orchestrazioni, Cori
Roberto De Micheli – Chitarra
Alessandro Sala – Basso
Giacomo Voli – Voce
Paolo Marchesich – Batteria
Sito internet: https://www.rhapsodyoffire.com
Facebook: https://www.facebook.com/rhapsodyoffire
Instagram: https://www.instagram.com/rhapsodyoffireofficial
HELLFOX
ANTHENORA
TRICK OR TREAT
SECRET SPHERE
RHAPSODY OF FIRE