ANETTE OLZON – Rapture

Titolo: Rapture
Autore: Anette Olzon
Nazione: Svezia
Genere: Melodic Metal
Anno: 2024
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Anette Olzon- Vocals
Magnus Karlsson- Guitar Bass Keyboards
Anders Köllerfors Drums
Johan Husgafvel – Growl


Tracce:
  1. Heed The Call
  2. Rapture
  3. Day Of Wrath
  4. Requiem
  5. Arise
  6. Take A Stand
  7. Cast Evil Out
  8. Greedy World
  9. Hear My Song
  10. Head Up High
  11. We Search For Peace

Voto del redattore HMW: 6/10

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Prosegue il sodalizio fra l’italiana Frontiers Music e la cantante svedese Anette Olzon, che ha guadagnato fama come seconda cantante del colosso sinfonico Nightwish. Questo nuovo lavoro dal titolo Rapture consolida anche la collaborazione artistica con il chitarrista e produttore Magnus Karlsson, già all’opera sul precedente lavoro del 2021 della Olzon , ovvero Strong.
Musicalmente ci troviamo davanti ad un classico disco di metal sinfonico con voce femminile, impreziosito dai ruggiti del marito di Anette, Johan Husgafvel (bassista dei Pain). Nulla di nuovo sotto al pallido sole nordico, verrebbe da dire, ma in realtà, grazie anche ad un ottimo lavoro dietro al mixer del sempre magistrale Jacob Hansen, il suono creato da Magnus Karlsson esplode in ogni brano, enfatizzando sempre la voce della Olzon. Infatti a differenza del suo altro progetto, i The Dark Element (in cui era accompagnata dall’ex Sonata Arctica Jani Liimatainen), qui il tutto è scandito e arrangiato in maniera pop, privilegiando sempre l’armonia vocale.

Bastano le prime due canzoni a confermare l’impressione che la fase di scrittura sia stata pensata per un approccio radiofonico, difatti “Heed The Call” e il singolo “Rapture” sono degli inni che restano in testa, con melodie facili e convincenti grazie al largo uso di cori fatto per riempire ancor di più un suono già bello carico. Dal rock radiofonico si concede anche qualche sprazzo nel metal più estremo con “Day Of Wrath”, riuscendo sempre a coniare un ritornello facilmente memorizzabile.

Aperture più cupe e gotiche per “Requiem”, in cui l’approccio della corale ecclesiastica in latino risulta indispensabile all’atmosfera del brano. Ma già dalla metà del disco si inizia a restare impassibili, creando questa lontananza fra la musica e l’ascoltatore, figlio, presumo, di uno schema composiivo leggero e che non riesce quasi mai a spaccare l’anonimato e colpire, come invece dovrebbe la musica metal. Anche la ballata “Hear My Song”, che dovrebbe godere della voce della Olzon: per quanto enfatizzata, rimane anonima e sommersa nei meandri di un album che tutto sommato scorre ma che non cattura né chiama un secondo ascolto. Manca l’ispirazione, quel velo di sentimento che distingue un disco da un prodotto; dove, sebbene i musicisti coinvolti (compreso il batterista Anders Köllerfors, autore di una prova anonima e priva di qualsivoglia estro artistico) risulino precisi e ben gestiti, non spiccano quanto dovrebbero e potrebbero.

In definitiva, Anette Olzon, con Rapture, ha creato un lavoro piacevole ma abbastanza anonimo.

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