CASTLE – Evil Remains

Titolo: Evil Remains
Autore: Castle
Nazione: Stati Uniti D'America
Genere: Doom Metal
Anno: 2024
Etichetta: Hammerheart Records

Formazione:

Elizabeth Blackwell – Voce, Basso
Mat Davis – Chitarra, Voce


Tracce:

01. Queen Of Death
02. Nosferatu Nights
03. Deja Voodoo
04. Evil Remains
05. Black Spell
06. 100 Eyes
07. She
08. Cold Grave


Voto del redattore HMW: 8/10

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Recensione scritta da Fabio Perf.

Tornano gli americani Castle con Evil Remains, nuovo album di inediti, il sesto della loro discografia.
 Il suono degli Statunitensi non cambia e rimane in bilico tra un robusto Doom Metal (figlio diretto della scuola sabbathiana) e il metal più classico.

Il duo, composto da Elizabeth Blackwell (voce solista e basso) e Mat Davis (chitarra e seconda voce), crea un muro sonoro notevole a base di fraseggi tra basso e chitarra (Davis, un vero riff-master!). La voce di Elizabeth riesce a emergere da questo fragore, grazie ad un interpretazione molto sentita e a una grinta non indifferente.

Il filo conduttore, che unisce i vari brani, è per lo più da ricercare nelle tematiche orrorifiche (a parte qualche piccola eccezione). La carica e la rabbia di “Nosferatu Nights” irrompe a suon di possenti riff, inframezzati da parti soliste di chitarra, con la voce che sembra guidarci in territori proibiti, con un’atmosfera oscura e sulfurea.
Un tetro intro di basso introduce “Deja Voodoo”, con un cantato dapprima suadente, poi esplosivo, sorretto da ritmica dinamica e furiosa. È proprio nella costruzione ritmica che i Castle spaziano parecchio, prendendo, in parte, le distanze dal Doom canonico e creando un suono più personale. La voce mutaforme della Blackwell si adatta perfettamente al contesto: melliflua e invitante in certi frangenti, tanto quanto oscura e aggressiva in altri.

“Black Spell” è senza dubbio uno dei momenti più “facili” del disco, grazie a una ritmica tirata e a un ritornello ossessivo che ti si stampa in testa. Al solito la chitarra di Davis macina riff metallici senza tregua ma il chitarrista trova anche spazio anche come voce solista, prima di un sentito assolo.
Si nota la cura nei dettagli e nella costruzione dei brani, segno evidente che i Castle hanno dato importanza ad ogni particolare, puntando su una certa dinamicità, senza trascurare la fruibilità del pezzo stesso: non ci si annoia davvero!

“She” è un altro dei miei brani preferiti, complice la solita ritmica incalzante (ad opera del batterista canadese Mike Cotton) e degli splendidi fraseggi di chitarra. Il finale è una cantilena insistente e maligna, che pare volerti condurre all’inferno rappresentato nei vecchi film horror in bianco e nero!

Evil Remains si rivela quindi un ottimo album, che segna la definitiva maturità del duo americano, che ha saputo attendere e prendersi il giusto tempo per realizzare quello che probabilmente è l’episodio migliore della propria carriera.

 

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