BLOODYWOOD – Nu Dehli

Titolo: Nu Dehli
Autore: BloodyWood
Nazione: India
Genere: Nu Metal
Anno: 2025
Etichetta: Fearless Records

Formazione:

Jayant Bhadula – voce, growl
Raoul Kerr – voce rap
Karan Katiyar – chitarra, flauto, programmazione
Roshan Roy – basso
Vishesh Singh – batteria
Sarthak Pahwa – dholak


Tracce:

01. Halla Bol
02. Hutt
03. Dhadak
04. Bekhauf (Ospiti: Babymetal)
05. Kismat
06. Daggebaaz
07. Tadka
08. Nu Delhi


Voto del redattore HMW: 7/10

Visualizzazioni post:297

Secondo album per gli Indiani Bloodywood che pubblicano per Fearless Records il nuovo lavoro Nu Dehli.

Bisogna avere una certa apertura mentale da un punto di vista artistico e musicale per approcciarsi a questo album Nu Dehli degli Indiani Bloodywood. Il paragone potrebbe essere quello di un abitante di una regione rurale del Pakistan o dell’India che si ritrova ad ascoltare metal con influenze folk totalmente distanti dalla sua cultura, ad esempio i finlandesi Korpiklaani oppure i nostri italianissimi Folkstone. La musica dei Bloodywood è infatti intrisa della cultura indiana sia nei testi che nella musica. Prendete il singolo “Tadka” (tradotto “temprare”, “modificare” inteso come  stato fisico), da subito le sonorità tipiche percussive del subcontinente indiano si mescolano con un nu metal molto pesante, con chitarre ribassate e un certo gusto di primi anni 2000 nei riff. La voce di Roul Kerr riesce ad essere ammaliante nelle sue parti più hip-hop, sempre in contrasto con l’aggressività di Jayant Bhadula, che si occupa delle parti più melodiche e dei growl soprattutto.

Stesso discorso si applica alla traccia che da il titolo all’album “Nu Dehli”, dove le influenze locali indiani sono estremamente più marcate, e forse un pelo alienanti per noi europei, ma le incursioni metal sono sempre molto dirette e il già citato Bhadula riesce a incastrare benissimo le tecniche di Konnakkol, il cantato ritmico indiano, nei testi in lingua madre, rendendo interessante il prodotto.

La traccia di apertura “Halla Bol” è invece un bella batosta di metal moderno, pesante, mai esagerato sulle ritmiche, non si sfocia mai nel death per intendersi, ma si resta sullo stile che Korn e Deftones hanno dettato nella seconda metà degli anni novanta, aggravato da tutto ciò che il metal ha evoluto nei decenni a seguire. Il colpo definitivo con l’effetto wow è “Bekhauf” dove le ospiti illustri Babymetal fanno capolino per spostare ancora più a oriente l’asticella dell’effetto “wow”. Fra passaggi cantati in indiano, inglese e giapponese, lo sbigottimento al primo ascolto è assicurato, ma il tutto vive e cresce su un impianto molto strutturato e aggressivo, con dei synth moderni (presi dalle Babymetal ovviamente) che si amalgamano meno nel contesto dei Bloodywood. La canzone di per sé è molto diretta, ritmata e melodica.

Il definitiva un disco che vale la pena ascoltare almeno una volta per poter avere un’idea di cosa offre il mondo al di fuori dell’occidente e dei soliti generi di metal. Siccome ci si ostina sempre a dire che si sente “la solita roba” (citazione colloquiale voluta) i Bloodywood sono un bel diversivo, se si riesce a mettersi in uno stato di apertura mentale adeguato.

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