INFECTION CODE – Gabriele Oltracqua e Andrea Rasore


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Gli Infection Code sono una band alessandrina dedita all’industrial/death metal attiva dal 1999 e hanno pubblicato 10 album in venticinque anni di carriera. L’ultimo album “Culto” segna un punto di svolta importante per la band, che con questo album prodotto da Tommy Talamanca per Nadir Music, alza notevolmente l’asticella puntando ad un deciso salto di qualità. Complice la mia partecipazione al festival “Alexandrian Metal Assault”, organizzato dal cantante della band, approfitto per fare quattro chiacchiere con Gabriele, voce storica del gruppo, e Andrea, bassista, distogliendoli per qualche momento dalle loro mansioni lavorative della giornata festivaliera.

Ciao Gabriele e Andrea, benvenuti su Heavy Metal Webzine.

Gabriele – ciao Pier, grazie per l’ospitalità e un saluto a tutti i lettori di Heavy Metal Webzine.

Andrea – Ciao a tutti.

Direi di iniziare subito dall’ultimo album. Fare un disco dopo l’ottimo Sulphur, che giudico personalmente un grande album e nella mia personale top cinque del 2023, crea delle aspettative molto alte e sicuramente non è stato facile.  Ci raccontate come vi siete approcciati alla stesura delle canzoni sentendo la responsabilità, o forse pressione, di dover proseguire a mantenere alto il livello dell’eccellente ottenuto con il disco precedente?

Gabriele – Innanzitutto ti ringrazio per i complimenti riguardo Sulphur, ma onestamente non l’abbiamo sentita come una responsabilità o una necessità di dover ripetere o migliorare tutto quello che concerne i risultati ottenuti dall’album prima. Piuttosto ti direi che sia venuto tutto spontaneo. Soprattutto con l’ingresso nella band di Andrea, non tralasciando l’apporto di Chris alla chitarra, che è stato molto propositivo in fase di stesura. E’ stata una cosa naturale, sentivamo il bisogno di dover uscire e di dover uscire con altre situazioni musicali. Più estreme e più vicine al death metal. E tutto il processo è avvenuto in modo molto rilassato, tant’è che abbiamo composto Culto in cinque mesi.

Andrea – Io con il mio basso, guidato da Tommy Talamanca in alcuni aspetti, mi sono basato sulla batteria e sulla chitarra seguendo una volta l’una, una volta l’altra o nessuna delle due e del risultato finale devo dire di esserne molto contento. Mentre con Sulphur sono entrato dopo e mi sono dovuto adattare alla situazione, con Culto ho potuto fare praticamente quello che volevo, e quindi mi è piaciuto molto poter creare la mia parte.

Devo essere sincero, ero molto scettico che riusciste ad eguagliare, in termini di qualità, il lavoro precedente. E infatti avevo ragione. Perché siete riusciti a superarlo! Oltre alla bontà dei vostri pezzi credo che una parte molto importante sia stato avere come produttore Tommy Talamanca. Un grosso passo in avanti rispetto alle produzioni precedenti. Come è stato lavorare con la Nadir music e con Tommy?

Gabriele – Senza nulla togliere al buon lavoro svolto in precedenza da Francesco Salvadeo, Tommy è stato il valore aggiunto per l’ottima riuscita di questo album. Per noi Infection Code è stato un ritorno, dopo quindici anni, alla Nadir Music, e abbiamo voluto fortemente reinvestire tra virgolette sulla professionalità e personalità di Tommy perché il nostro più grande desiderio era di uscire con un disco il più professionale possibile sotto tutti i punti di vista. Non è il momento di farci i complimenti a vicenda (in realtà è stata usata un’altra citazione, quella del signor Wolf in Pulp Fiction, ndr), ma comunque Tommy è una garanzia assoluta a livello di produzione a certi livelli.

Andrea – Soprattutto perché in fase di registrazione ci ha dato delle indicazioni molto utili e fruttuose. Indubbiamente, e di questo gli siamo grati, ci ha fatto crescere e molto a livello di suono e di unicità del pezzo. E questo ci serviva veramente tanto.

Io sono un vecchio metallaro e purtroppo si vede. Quando da ragazzino mandavo a comprare un disco, non essendoci i social e le riviste specializzate erano a malapena un paio, più di una volta per la scelta dell’acquisto mi sono affidato completamente alla copertina. Rimanendo poi deluso dal contenuto musicale. Tranquilli non è il vostro caso. Che importanza date alla copertina e cosa rappresenta l’immagine raffigurata? Credo sia doveroso anche presentare e dare i meriti all’artista che l’ha creata.

Gabriele – La copertina è stata disegnata da Simone Strige di STRX Studios che ha già realizzato per noi altre tre copertine, quelle di In.R.I., Alea Iacta Est e Sulphur. La genesi è stata abbastanza complessa e alcuni di noi non erano d’accordo sullo scegliere questa raffigurazione, ma poi dopo varie discussioni siamo riusciti ad arrivare ad un accordo. La croce disegnata rappresenta sostanzialmente il culto, che potrebbe essere il culto a livello religioso, a livello interiore o di qualcosa in cui ognuno di noi crede. Il fatto di simboleggiare questo culto con la croce è nata prevalentemente da Ricky ed io ho dato una responsabilità ben precisa al disegnatore, quella di rappresentare anche ciò che abbiamo scritto nei nostri testi.

Volendo, poi, c’è anche un parallelismo al culto del metal, dell’underground, del concetto di supportare una band di questo settore. E, ovviamente, nell’immaginifico religioso europeo, cosa c’è di meglio di una croce per rappresentare questa il culto?

Riguardo ai testi, come nascono e da dove arrivano le idee per le tematiche affrontate in questo album?

Gabriele – I testi sono ispirati a racconti di diversi autori come ad esempio Machen, ma  principalmente ruotano intorno alla figura di H.P. Lovecraft. Attraverso le mie riflessioni li adatto alla vita di tutti i giorni, nella quale ci troviamo a farci molte domande e ad affrontare innumerevoli problemi.

Vi ho visti live parecchie volte e devo dire che le vostre prestazioni sono sempre della stessa “violenta” intensità, sia che stiate suonando a un festival, sia che stiate suonando in un piccolo locale. Questo vi fa onore. Avete in programma un tour per la promozione dell’album e quanto vi emozionate a suonare ancora dal vivo dopo venticinque anni di carriera e millemila concerti sulle spalle?

Gabriele – Per il discorso tour, abbiamo in programma diverse date. Parlare di vero e proprio tour è una parola grossa perché non è una situazione che si possa applicare ad una band piccola come la nostra e perché, comunque, abbiamo una vita che va oltre la musica. Coniugare il quotidiano con un tour non è assolutamente semplice e praticamente non è fattibile. Però ci sono diverse date in corso e ne stanno uscendo di nuove e da qui a fine anno si stanno materializzando parecchie condizioni interessanti. Per quanto riguardo le sensazioni dei live, ci emozioniamo sempre tantissimo, è sempre stupendo. Anche se in tutti questi lunghi abbiamo fatto veramente tanti concerti, sarò retorico, ma è sempre semplicemente bello.

Andrea – Come sempre  mi emoziono sempre tantissimo. Quando scendo dal palco e mi metto a suonare il mio basso in mezzo al pubblico è bellissimo, ma questo serve anche ad avere la scusa che quando sbaglio è sicuramente dovuto al fatto che sono in mezzo alla folla. In questo modo mi sono creato un alibi perfetto. Ci tengo a precisare che gli stessi errori li farei anche se fossi fermo immobile, ma almeno in questo modo salvo la faccia e risulto simpatico. Ormai la butto tutta sulla simpatia e non avendo più capelli, sulla barba (risate).

Rimanendo in tema live, concerti preferiti e concerti da dimenticare a cui avete suonato?

Gabriele – Sicuramente a Piea, in provincia di Asti, l’anno scorso. Era il Kaptura Festival. Una situazione bellissima ed emozionante. Il più brutto … purtroppo sono tanti e ad elencarli tutti staremmo qui fino all’alba.

Andrea – Anch’io dico a Piea. Diciamo che i più brutti sono quelli con il pubblico distratto e poco partecipe. Quando vedi la gente coinvolta ovviamente la voglia aumenta e ti aiuta a performare meglio. Il pubblico è fondamentale per la buona riuscita di un concerto.

Come vedete la scena underground italiana e come vi rapportate con essa e le altre band? Essendo comunque un gruppo underground si sa che sopravvivere è tosta. Ho visto un vostro post abbastanza polemico relativo alla situazione spazi e disponibilità per la promozione dei live.

Gabriele – La polemica ha un certo fondamento perché è sempre più difficile farsi strada e riuscire a crearsi e a mantenere un certo seguito. A volte è una lotta tra poveri! Ci sono tantissime band e pochi spazi e quindi si creano sempre più situazioni che portano a screditare la scena. Con i Node abbiamo fatto delle date insieme e … tanta roba. Li conosco da trent’anni e secondo me, per motivi dovuti soprattutto alla sfortuna, non sono arrivati ai livelli ad esempio di Extrema, Sadist e Necrodeath. Purtroppo qualche vicissitudine poco simpatica a livello discografico non li ha aiutati. Per noi, quindi, aver fatto delle date con loro è stato molto importante e siamo felici di aver potuto condividere il palco. In questo momento, comunque, ci sono parecchie band underground italiane e giovani molto valide e promettenti.

Andrea – Secondo me dipende anche dalle band con cui suoni. Quando ti ritrovi in un contesto con tanti gruppi e tutti sono collaborativi riesci a creare un clima valido e ed un ambiente costruttivo. Al contrario, se sei di fronte a qualcuno che vuole fare la primadonna e si atteggia con presunzione, allora subentrano i problemi, il concerto è rovinato e si incrinano inevitabilmente i rapporti con quella band. Umiltà e collaborazione, semplice.

Vi siete mai chiesti “ma chi ce lo fa fare?”

Gabriele – Tutti i giorni. E’ una domanda che mi pongo spesso e che condivido con la band. Ma è un fuoco che hai dentro. Io ho cinquant’anni, gli altri poco meno. E’ qualcosa che non riesci a tenere, forse l’abitudine, ne hai bisogno, non riesci a farne a meno. La stessa domanda la potrei fare a te. Chi te lo fa fare di fare tutta questa strada per assistere ad un live e per intervistare noi. E’ la passione, non c’è niente da fare, senza quella non fai niente.

Andrea – E’ un tentativo un po’ raffazzonato di lasciare un minimo segno in questo tipo di musica. Ogni tanto penso a quello che ho comprato e rivenduto negli anni … Proprio l’altra sera la mia ragazza mi ha chiesto se ho mai fatto il conto di quanto speso per la strumentazione e tutto il resto. Preferisco non farlo, altrimenti mi sparo su un piede, perché mi sarei già comprato uno yacht!

Siete sicuramente tra le band più prolifiche del panorama metal italiano. Dove vedete gli Infection Code fra cinque anni?

Gabriele – Trent’anni è l’obiettivo minimo che vorremmo raggiungere. E poi fare altri dischi e continuare a suonare dal vivo.

Andrea – D’accordo con Gabriele. E, sì, siamo prolifici. Anche troppo.

Oggi sta andando in scena la seconda edizione del tuo festival “Alexandrian Metal Assault”. Quest’anno ci sono ben sei band presenti. Ci raccontate qualcosa di questo evento, com’ è nato e cosa vi aspettate?

Gabriele – E’ nato prevalentemente per amicizia con gli altri gruppi che conosciamo. L’intento primario è quello di far rivivere l’atmosfera metal qui ad Alessandria. Un tempo la città aveva un buon bacino di appassionati . Poi la chiusura di molti locali ha spento un po’ di entusiasmo e fortunatamente l’ Officina Concerti ci ha offerta questa possibilità che ho subito colto al volo.

Andrea – Tra l’altro questo è un bel locale per questo tipo di eventi. Tanti nella passata edizione ci hanno detto di tenercelo stretto perché è un posto molto valido.

E’ il momento di essere indiscreti. A bruciapelo top tre album del 2024.

Gabriele – Fire Blades From The Tomb dei Ponte Del Diavolo, a seguire Absolute Elsewhere dei Blood Incantation e ti direi l’ultimo dei Sadist. Ma è del 2025, quindi Viaticum dei Darkend.

Andrea – Io ascolto solo musica vecchia, non sono affidabile, la mia lista di ascolti è vergognosa.

Non voglio portarvi via altro tempo perché so che siete presissimi tra seguire l’organizzazione, le altre band, il banco del merch, gli altri stand e chi più ne ha più ne metta.

Gabriele – Grazie, è stato veramente un onore. Grazie di tutto. Grazie per il supporto e vi invito a seguirci sui social: bandcamp, facebook, instagram e tik tok.

Andrea –Abbiamo anche tik tok? Un saluto a tutti e mi raccomando, ascoltate e comprate Culto.

 

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