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Saremo ripetitivi, ma a costo di risultare noiosi ci sembra d’obbligo ribadirlo: siamo due ultras dei The Lord Weird Slough Feg, come dice correttamente Caotico. Nemmeno stavolta ci siamo scambiati pareri preventivi, per non influenzarci, e il verdetto è convergente (pure troppo, pare quasi studiato… e lo giuriamo, mano destra su “Into Battle”, che non è così).
Ci siamo nuovamente presi del tempo rispetto all’uscita ufficiale, ma per il semplice motivo che ne vale la pena, e lo testimonia il fatto che siamo pronti a metter mano al portafoglio nel prossimo futuro per accaparrarci la nostra copia fisica. Buona lettura.
Recensione scritta da Pol e da Lorenzo “Caotico” Castiglioni
[Pol] Proprio lo scorso 2024, all’annuncio della raccolta Radical Man, si pregustava nuova musica da parte di Mike Scalzi e dei The Lord Weird Slough Feg, speranza ripagata solo in parte, considerato come si parlasse di un’operazione amarcord con la riedizione di brani dal passato remoto del gruppo.
Si dice che la speranza sia sempre l’ultima a morire, e le aspettative sono in buona parte compensate da questo nuovo EP che reca l’altisonante titolo Traveller – Supplement 1: The Ephemeral Glades.
Già l’incipit la dice lunga: ci si rifà a quel capolavoro che porta il nome di Traveller, e quando scrivo capolavoro, intendo proprio il senso profondo di quel termine, senza usarlo avventatamente (da qui la licenza di utilizzo della prima persona, è una assunzione di responsabilità).
Come nella tradizione ormai consolidata del gruppo, siamo al cospetto di composizioni brevi e dritte al punto, fattore testimoniato dai soli sette brani, per ventitre minuti scarsi di Heavy Metal, esattamente quello che ci si aspetta dal quartetto.
Può capitare di ascoltare concept album che hanno omogeneità a livello testuale, ma musicalmente non risultano lineari come ci si aspetterebbe; ciò difficilmente accade coi TLWSF, che anche quando non raccontano un’unica storia, hanno una struttura compositiva così organica che alle volte l’impressione è quella di udire un unico e lungo brano. Nota per i più maliziosi: no, non equivale a scrivere che i brani si somigliano tutti.
Si parlava di concept, e la storia riprende l’avventura fantastica già enarrata in Traveller, con il Professor Rickets, ancora trasformato in Vargr (una sorta di “cane umanoide”, come rappresentato sulla copertina dell’album del 2003), che vive in esilio sulla sua nave asteroidale segreta, ed il pirata dello spazio Baltech Budapest, anch’egli trasformato suo malgrado in Vargr, che si nasconde sul pianeta ghiacciato Mithril. Il tutto è sempre basato sul gioco di ruolo del 1977 che porta lo stesso titolo dell’album, e la semplice copertina di quest’ultimo EP è un tributo ai supplementi del gioco stesso.
Se “Knife World” non basta a mettere in chiaro da subito le intenzioni, con la sua infusione di heavy metal di stampo britannico e rallentamenti tipicamente doom (sì, esatto, un classico del gruppo), rimarcati nella successiva e brevissima strumentale “The Black Circle”, con “Mission On Mithril” si esplora tutto il repertorio sloughfeghiano, con tanto della vena epica che chi supporta il gruppo non può non adorare. “Glades” e “Magnetic Fluctuations” invece ci ricordano perché il nome TLWSF è stato da sempre associato ad elementi folk, mentre “Ice Shelf Stomp” non porta quel nome perché legato allo stomp di carattere jazzistico, tutt’altro, ma nel suo incedere sornione è il pezzo che funge da riempitivo, quantomeno non risulta al livello degli altri brani.
Sulle note di “Vargr Reprise” ed il suo epico finale ripreso da “Mission On Mithril”, dove già appare come ponte a metà brano, si chiude Traveller – Supplement 1: The Ephemeral Glades, con una dissolvenza che accende la speranza di un prosieguo futuro.
Niente, stavolta è stato difficile esimersi dallo spendere due parole per ogni brano.
Con Traveller – Supplement 1: The Ephemeral Glades, i The Lord Weird Slough Feg tengono a rimembrare che esistono e non hanno ancora deciso di mollare il colpo, chi siamo noi per sostenere il contrario? Cento di questi EP!
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[Caotico] Nel 2003 Michael Jordan si ritirò come giocatore di pallacanestro e sempre nello stesso anno il Concorde effettuò il suo ultimo volo nei cieli ma, soprattutto il 2003 viene ricordato nelle cronache per l’uscita di quel capolavoro dei The Lord Weird Slough Feg chiamato Traveller. Da ultras del gruppo d’oltreoceano, ero rimasto un po’ amareggiato dalle ultime uscite del quartetto californiano ma l’EP Traveller Supplement 1: The Ephemeral Glades riporta il loro nome in gloria continuando il concept album di ventidue anni fa. Nonostante la formazione sia cambiata, questo lavoro sembra registrato con la stessa tecnologia, stessi microfoni, stessi artisti e stesso tocco del suo disco-padre (tanto che anche l’impostazione della copertina ne esalta la continuità).
Avevamo lasciato il professor Rickets esiliato nella sua astronave e Baltech Budapest nascosto sul pianeta ghiacciato Mithril e con la prima “Knife World” siamo ricatapultati nel concept sull’opera di Marc Miller. Tutto l’EP è convincente fin dal primo ascolto, perché vengono valorizzate al meglio gli inconfondibili passaggi alla Thin Lizzy / Iron Maiden / Brocas Helm senza però avvitarsi in soluzioni avveniristiche, come successo ogni tanto nel passato. Escludendo “Knife World” che risulta più ruggente, le altre “Mission On Mithril”, “Ephemeral Glades”, “Magnetic Fluctuations”, “Ice Shelf Stomp” o la strumentale “The Black Circle” hanno una struttura più docile, ma mai pleonastica. Nello specifico “Mission On Mithril” e “Ephemeral Glades” sono tra le due canzoni più brevi della produzione ma, come un bilocale IKEA, hanno tutto quello per gasare il fan del gruppo con della patina vintage anni ’70, NWOBHM a grandine, tante orecchiabili scale di chitarra, dei testi spaziali e del druidismo sparso qua e là. In tutto il manufatto sonoro non c’è un accenno di cedimento o di scivolata, tutto risulta performante e anche la canzone peggiore dell’album “Ice Shelf Stomp” ha delle melodie, a cura delle chitarre di Scalzi/Tringali, che fanno rimanere il timpano dell’ascoltatore appiccicato alle casse dello stereo. La tambureggiante “Vargr Reprise” ha un finale che fa presupporre che ci sarà un Traveller Supplement 2 ed io lo spero davvero, perché suonare (true) heavy metal non è facile, farlo dopo quasi quarant’anni è ancora più difficile.
Di solito i sequel di capolavori (come nel cinema) zoppicano, o addirittura macchiano il primo capitolo, ma Traveller Supplement 1: The Ephemeral Glades sono ventitre minuti di puro viaggio interstellare che ben si fondono con quello raccontato a inizio millennio.
Non avere questo EP potrebbe rompere delle amicizie o accendere delle risse al pub.