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I pionieri norvegesi del funeral doom FUNERAL tornano con “Gamalt ljós”, l’imponente pezzo centrale del loro ultimo EP “The Funereal”.
Con tre movimenti e oltre 18 minuti di durata, il brano immerge l’ascoltatore in una straziante meditazione sull’abnegazione, l’idealismo e il tributo psicologico dell’intrappolamento emotivo. Cantata interamente in faroese, “Gamalt ljós” si traduce in “Old Light”, un riferimento poetico al bagliore sbiadito di speranzFe passate e assoluti irraggiungibili.
Composta musicalmente dal batterista fondatore Anders Eek e dal cantante ospite Jón Aldará (Hamferð, Iotunn), la canzone è una nenia di riff glaciali, armonie avvelenate e chitarra classica a fuoco lento che cresce in intensità emotiva attraverso la sua struttura a trittico. Ispirato alla filosofia kantiana e filtrato da un dolore esistenziale profondamente personale, il brano naviga in un violento immaginario interiore e in un desiderio spirituale: “Rópi á gamalt ljós” (“Piango per la vecchia luce”) emerge come un ritornello doloroso. Con “Gamalt ljós”, i Funeral realizzano uno dei lavori più introspettivi e opprimenti dei loro tre decenni di carriera.
L’EP include anche una reinterpretazione acustica di “Når Kisten Senkes”, brano di punta del full-length Gospel of Bones del 2024 dei Funeral. Spogliata del peso orchestrale originale, questa nuova versione mette a nudo il lutto e la gravitas lirica della canzone. Il risultato è un lamento sommesso ma devastante: una riflessione intima sulla morte, sul dolore e sulla fine, resa con un’acustica delicata e una disperazione sommessa.