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Scorrendo pazientemente l’elenco delle band da recensire, alla lettura del nome Needless e del titolo Premonition, il mio radar cerca-band-underground-europee ha iniziato a lampeggiare. Sono pure provenienti dall’Ungheria, me li devo accaparrare.
Detto fatto, eccomi qui con questo gruppo magiaro che pubblica il suo terzo album totale nel giro di sei anni dopo averne aspettati “solo” quindici per far uscire il primo. Per curiosità mi sono ascoltato anche i primi due e … ma quanto è bello scoprire una band che non conoscevi prima ed innamorarti di lei e della sua intera discografia? Oh, questi sono proprio bravi.
Pur cambiando un elemento per ogni album, il livello è sempre rimasto lo stesso, cioè ottimo. Il prog death che propongono è un connubio tra death , black e thrash che mantiene come base di partenza e come sottofondo il primo genere elencato per poi ampliare i propri orizzonti verso altri lidi. Riescono a combinare insieme violenza e melodia in maniera molto personale creando un loro suono e una loro musicalità. Eccellenti strumentisti con un altrettanto superlativo cantante uniti a delle geniali idee non possono che generare lavori pazzeschi!
Il viaggio che ci vogliono far percorrere è ambizioso e cerco di esplorarlo con la massima attenzione che merita. A partire dalla bella copertina di Ryan T. Hancock, che ci introduce in un ambiente alieno dove la civiltà sembra sopravvivere ed essersi sviluppata “in aria” e dove solo esseri stregoneschi sembrano popolare la terra sottostante, incendiata e infuocata.
“Derelict” è la traccia d’apertura (niente da fare, quella parola, anche se nel film Zoolander aveva una lettera “e” in più, non riesco a leggerla senza la voce di Mugatu in testa) che, a differenza degli altri album, inizia con riff veloci e ritmi groove che personalmente mi hanno stupito. Un loro inizio insolito, ma molto efficace.
“Metatrons In Sunken Arks” ha la prima contaminazione black e la voce di Ádám comincia la sua trasformazione, adeguandosi al richiamo malefico, risultando così convincente in tutte le sue sfumature da dimostrarsi la vera arma vincente della band. Pulito, growl e scream, il cantante ungherese sa fare tutto bene. E non l’ho mai sentito cantare prima di oggi … grave la mia lacuna.
Le loro sperimentazioni si aprono al folk metal in “Twilight Cradle” dove le tastiere creano un’atmosfera melodiosa quasi sognante che trasporta l’ascoltatore su un’altra dimensione, per poi catapultarlo, con “Constellations”, in un mondo più cupo e riflessivo. Un brano dove è presente il synt e la voce inizia con un bel cantato pulito per poi proseguire con un ritmo doom per tutto il pezzo. I Needless non si risparmiano di certo nella loro ricerca continua di cercare e provare nuove soluzioni e nuove vie.
Fantastica “Dark Epiphany”. Il sassofono di Sara Erdei che accompagna il brano direi non ha bisogno di altre considerazioni per un esperimento riuscito veramente bene. Probabilmente più convenzionali le ultime due canzoni, sempre considerando quanto possa essere convenzionale questo gruppo.
Il cantante è il principale compositore della musica ed è l’autore di tutti i testi. Per come canta e scrive ammetto di esserne rimasto conquistato.
Bella sorpresa i Needless. Questo Premonition mi ha coinvolto dall’inizio alla fine. Visto che siamo già a metà anno, sono quasi sicuro che questo lavoro entrerà nella mia top dieci del 2025. Ecco, anche se non interesserà a nessuno, l’ho detto, ho sganciato la bomba (proprio…).
Devo approfondire il discorso metal pesante ungherese. Mi sa tanto che per un po’ di tempo, con il mio lettore, farò sosta fissa da queste parti.
Devo colmare le mie lacune.



