EXECUTIONIST – Sacrament Of The Sick

Titolo: Sacrament Of The Sick
Autore: Executionist
Nazione: Stati Uniti
Genere: Thrash/death metal
Anno: 2025
Etichetta: autoprodotto

Formazione:

Brett Ash – chitarra, basso e voce
Tristan Ash – batteria


Tracce:
  1. Ultionum
  2. Edge Of Annihilation
  3. Wheels Of War
  4. Serrated Shadows
  5. Divided We Stand … United We Fall
  6. Thy Kingdom Come
  7. Strange Aeons
  8. Palace Of Kings
  9. Sacrament Of The Sick
  10. Coup De Grace

Voto del redattore HMW: 7.5/10

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Sacrament Of The Sick degli Executionist è il primo album dopo il loro Ep d’esordio del 2021.

Ma che bella copertina. Mi piace sempre guardare la cover di un disco prima del suo ascolto. Me la esamino per bene, cerco di trovare dettagli interessanti, la osservo nel suo insieme e poi premo play per far partire la musica. Non sono un critico d’arte e neanche ci capisco molto, ma mi permetto di dire bravo a Mitchell Nolte, artista autore dell’opera raffigurata.

Quindi mi sono approcciato le migliori intenzioni e … sì, proprio non male questo disco. Questi ragazzi americani dal nome non proprio originalissimo hanno fatto un buon lavoro. Precisiamo però. Il buon lavoro riguarda la copertina e i brani musicali, perché la produzione, indipendente, mi ricorda quella di metà anni ottanta di una qualsiasi band thrash all’esordio. Complessivamente approssimativa e con il cronico problema del suono della batteria. Ma se potevo accettarlo allora, adesso no. Nel 2025 si può e si deve fare di meglio. Ed è un peccato perché la loro proposta non è niente male.

Thrash metal di ispirazione Slayer e Exodus per l’album d’esordio degli Executionist, anche se, probabilmente, le influenze totali alla fine ricoprono un ventennio di band storiche, per un numero altrettanto imprecisato di gruppi interpellati. Ai quali aggiungerei, oltre a dei richiami death, anche i Children Of Bodom, per un quadro d’insieme dalle “molteplici” sfaccettature.

Il gruppo ha optato per una durata totale di oltre cinquanta minuti per questo Sacrament Of The Sick, ai quali, sinceramente, ne avrei tolti una decina eliminando un paio di brani. Ma con pezzi della durata di sette minuti, la band ha la forza, e direi anche il coraggio, di esordire da “veterana”. Ci sono momenti in cui sembra veramente di avere a che fare con un gruppo esperto al suo ennesimo album. Questa sicurezza compensa il mezzo punto in meno per la produzione.

Nota importante, la formazione ufficiale attuale vede quattro elementi, ma questo album è stato inciso precedentemente ai nuovi arrivati. Solo i due fratelli Ash si sono sobbarcati l’intera fatica. Ventidue e diciotto anni. E non aggiungo altro oltre ad un convinto “ah però!”.

I testi non sono banali e sono un mix tra il classico argomento politicizzato del thrash e la grande “positività” sui temi della vita del death. E ripensando all’età di questi ragazzi, non posso che apprezzare il loro livello di maturità.

Brett, il più “anziano”, si occupa di chitarre, basso e voce e solo quest’ultima trova le mie perplessità. La voce di per sé non è male, ma è il cantato che alla lunga risulta un po’ monocorde. Suggerirei di farsi aiutare da una seconda voce e di variare il suo stile per raggiungere i più che buoni risultati ottenuti invece con i suoi strumenti. Il fratello minore, Tristan, alla batteria, è ancora leggermente acerbo, ma calcisticamente parlando, un buon prospetto. E’ appena maggiorenne, ma sa già il fatto suo. Notevole.

Dopo l’intro strumentale di “Ultionum”, ecco partire a razzo “Edge Of Annihilation” caratterizzata da assoli multipli e una bella e fluida velocità, annientante e alienante, non c’è che dire. Inizio perfetto per un album thrash/death.

“Wheels Of War” è il loro secondo singolo ed è il brano più rappresentativo. Riff che cambiano più volte, assoli vecchia scuola, batteria “picchiaduro”, ed eccovi servito in un solo pezzo di sette minuti quello che sono gli Executionist.

Il primo singolo è “Serrated Shadows” e dopo un’apertura stile Children Of Bodom (ogni volta che penso, scrivo o pronuncio il nome di questa band, mi scende la lacrima, ed oggi è già la seconda), si apre ad una velocità e ad un durezza così brutale e grezza che ti senti minacciato fisicamente dalle note che escono dal tuo impianto. Il pezzo finisce così come è iniziato. E finalmente ti puoi rilassare un secondo.

Ma giusto un attimo perché “Divided We stand … United We Fall” è di un’intensità terrificante e, nello stesso tempo,  di una tecnica notevole. Il suo assolo epico richiama il patriottismo del titolo e si candida come pezzo da chiusura live con coro del pubblico in versione accompagnamento chitarra. Anthemica.

E’ da questo punto in poi che la voce inizia ad essere ripetitiva. Su questo, ragazzi, ci dovete lavorare sopra. E “Strange Aeons” e “Palace Of Kings” sono i dieci minuti “eliminabili” di cui ho accennato sopra.

Chiusura di Sacrament Of The Sick affidata a “Coup De Grace”, altra mazzata dietro le orecchie prima di pronunciare la parola fine a questo disco dai forti connotati duri, rozzi, sporchi e cattivi.

Mi ha fatto enormemente piacere ascoltare un album di giovani, giovanissimi, musicisti. Con passione, tecnica, bravura, maturità e a tratti una sana e onesta ingenuità (fortunatamente, altrimenti  mi sarei preoccupato) hanno portato avanti il loro progetto che, con l’aggiunta del nuovo bassista Austin Rose e del secondo chitarrista Mike Kinder, sono sicuro implementerà e completerà il suono creato e proposta da questi intraprendenti ragazzi americani.

Se il buongiorno si vede dal mattino, con gli Executionist, la giornata è iniziata molto bene.

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