CRYSTAL SPIDERS – Metanoia

Titolo: Metanoia
Autore: Crystal Spiders
Nazione: Stati Uniti
Genere: Stoner rock / Doom metal
Anno: 2025
Etichetta: Ripple Music

Formazione:

Brenna Leath – basso, voce
Aaron Willis – batteria, percussioni
Reid Rogers – chitarra


Tracce:

01. Torche
02. Blue Death
03. Ignite
04. Time Travel
05. Maslow
06. 21
07. OS


Voto del redattore HMW: 6.5/10

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I Crystal Spiders provengono dal North Carolina, uno dei tredici stati originari degli Usa e noto per la musica bluegrass e il barbecue. Provano a mischiare insieme stoner, doom metal e rock. Tutto sommato, a fatica, ci riescono e Metanoia, il loro ultimo lavoro, ne è la dimostrazione.

Sono passati cinque anni da Molt e, dopo l’uscita dell’anno seguente di Morieris (a quanto pare sono in fissa con il titolare i loro dischi con parole che inizino con la lettera “m”), il gruppo si è preso una pausa anche dovuta al cambio sostanziale di formazione. La sola Brenna Leath è presente sin dagli esordi, mentre Aaron Willis e Reid Rogers esordiscono musicalmente in questo terzo album uscito a maggio di quest’anno per Ripple Music.

I nuovi elementi hanno portato una maggiore vivacità al suono dei Crystal Spiders, diminuendo quella che era la parte strettamente stoner e dando maggior risalto alle chitarre che risultano più presenti, soprattutto più protagoniste nella struttura dei brani, insomma, più heavy metal. La produzione finto grezza dà un tocco di contadinesco che aiuta a immedesimarti nei luoghi campestri da cui proviene il trio americano. La copertina … quella è.

Metanoia è l’album, forse, migliore. Sembra più maturo e più completo, anche se il tentativo di raggiungere una sonorità heavy stoner non è pienamente riuscito.

Potrebbe essere stato un lavoro migliore con una durata dei brani minore. Sette brani per quarantaquattro minuti sono troppi. I pezzi soffrono di una certa lungaggine che smorza l’entusiasmo iniziale. Mi spiego meglio. Tutti i brani partono molto bene, hanno una discreta parte centrale, ma non finiscono mai. Mai e poi mai. E inevitabilmente ci si distrae, e questo non va bene. Lo sforzo di scrivere brani lunghi e anche abbastanza articolati è lodevole, ma il risultato finale non altrettanto. Sembra quasi che abbiano avuto idee e materiale per un tot di minuti e che abbiano allungato il brodo, quasi raddoppiandolo, con dilatazioni e ripetizioni non necessarie. Alle volte, al titolo Metanoia, vien voglia di togliere “meta” e lasciarlo così.

L’illusione di “Torche”, il primo brano, è quella di trovarsi di fronte ad una band piena di idee e riff. Ma già dal terzo brano, “Ignite”, ci si accorge che le idee iniziano ad essere di meno e i riff cominciano a ripetersi. “Time Travel” ha delle buone accelerazioni che la rendono, insieme alla prima, la più “ascoltabile senza distrazioni” dell’intero lavoro. Il problema generale è che, nelle parti lente, i pochi cambi e la poca fantasia trasformano questi momenti in qualcosa di veramente troppo lento e poco coinvolgente.

Ma se, bene o male, si riesce a rimanere concentrati fino a “21”, “OS”, con i suoi quasi nove minuti, ti trasporta in uno stato di letargo apparente con i suoi riff ripetuti all’infinito. Non c’è scritto da nessuna parte che si debba fare per forza un pezzo così lungo. Dal vivo penso sia il momento ideale per fare la fila alla cassa, con calma, e prendere qualcosa da bere, possibilmente forte. Lo stoner richiede dilatazioni, ma bisogna farle in un certo modo. Così ti porta solo allo sfinimento.

Con un quarto d’ora in meno avrei dato un voto in più. Li attendo al varco con il prossimo album, sperando che abbiano acquisito più mestiere e, soprattutto, un paio di forbici per tagliare.

Ammetto che la prima cosa che farò sarà quella di guardare il numero di pezzi e la durata totale.

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