BLACK MAJESTY – Oceans Of Black

Titolo: Oceans Of Black
Autore: Black Majesty
Nazione: Australia
Genere: Power Metal
Anno: 2025
Etichetta: Scarlet Records

Formazione:

John Cavaliere – Voce
Hanny Mohamed – Chitarre, Tastiere
Clinton James Bidie – Chitarre
Evan Harris – Basso
Zain Kimmie – Batteria


Tracce:

01. Dragon Lord
02. Set Stone On Fire
03. Hold On
04. Raven
05. Lucifer
06. Oceans Of Black
07. Only The Devil
08. Hell Racer
09. Got A Hold On You
10. Here We Go
11. Astral Voyager
12. Ghost In The Darkness


Voto del redattore HMW: 6,5/10

Visualizzazioni post:388

In certa misura, gli australiani Black Majesty si prestano bene (almeno da parte dei ‘soliti detrattori’) ad essere etichettati come il ‘tipico gruppo power uguale a mille altri’. Trovo sempre che giudizi di questo tipo siano ingenerosi – o che almeno andrebbero poi applicati a tutti i ‘tipici bruppi black/death/grind’ lì fuori; con oggettività riconosco però che i nostri sono degli onesti mestieranti del metal, una band non di prima fila che, nonostante una storia lunga (quasi venticinque anni e otto album, contando anche questo), non ha mai fatto il ‘grande salto’, e a questo punto difficilmente lo farà mai. Io li ricordo in particolare quando erano sotto la Limb Records, e ho apprezzato specialmente Tomorrowland, del 2007, quando ormai la grande ondata power era in esaurimento; ma nella loro discografia i più preferiscono Silent Company, di due anni prima. Se qualcuno volesse documentarsi sul passato della band, insomma, punterei anzitutto su questi due dischi.

Oceans Of Black viene pubblicato dopo un silenzio discografico di ben sette anni, e presenta in scaletta dodici brani, ridotti a dieci nella versione vinile. “Dragon Lord” è un inizio solido e decisamente old style; scorre bene anche “Set Stone On Fire”, con un approccio alla Helloween più seriosi che certamente non dispiace. “Raven” ha invece un indubitabile andamento alla Masterplan, il che significa un power quadrato e ben saldo, con minime venature prog per chi sappia ben ascoltare. È lo stesso flavour che troviamo nella fluviale titletrack, che indovina un bel ritornello; bella la fuga in velocità di “Only The Devil”. Punto abbastanza debole della scaletta è invece la ballad “Got A Hold On You”, non propriamente memorabile; “Astral Voyager” è costruita per permettere a John Cavaliere, singer della band fin dai primordi, di svettare quanto alto gli è possibile.

Non c’è molto altro da segnalare, direi, per Oceans Of Black: gli appassionati di queste sonorità possono certamente dare un ascolto e verificare se tocca qualche corda nella loro anima d’acciaio… gli altri non credo vi troveranno particolari motivi di interesse.

 

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