SAKAHITER – Hrim


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Sono nata a Benevento, nel cuore del Sannio, ma vivo da anni nel Nord Italia. Quando ho scoperto che una band black metal italiana aveva dedicato il proprio primo full-length alla civiltà sannita, la mia attenzione è stata immediatamente catturata. Il titolo Samnite Black Metal ha risuonato forte, richiamando un’eredità culturale che sento ancora viva e radicata.

I Sakahiter, attivi nell’underground da oltre vent’anni, hanno scelto di legare la propria identità musicale a quella storica del popolo da cui discendono spiritualmente. Una scelta coraggiosa e controcorrente in un panorama spesso dominato da riferimenti nordici e mitologie estere. Eppure, anche l’Italia custodisce memorie antiche e potenti, troppo spesso trascurate.

Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con la band per approfondire la genesi dell’album, il legame con il territorio molisano e la visione dietro a un progetto che fonde black metal, memoria e appartenenza.

D: Samnite Black Metal è uscito da qualche mese e ha già raccolto un buon numero di ascolti e recensioni. Che tipo di accoglienza avete percepito da parte del pubblico e della scena? Siete soddisfatti di come il disco è stato recepito finora?

H: Il disco è stato accolto molto bene, sia dalla gente che in fase di recensione, sia durante i nostri live, dove il pubblico ha dimostrato di apprezzare particolarmente le nuove composizioni. Per quanto ci riguarda siamo molto soddisfatti dell’album, ci abbiamo lavorato per molto tempo e in maniera maniacale, proprio per evitare che il prodotto finale non soddisfacesse le nostre aspettative, e devo dire che alla fine abbiamo ottenuto esattamente quello che ci eravamo prefissi!

D: C’è un momento della lavorazione di Samnite Black Metal che ricordate con particolare forza o emozione? Uno di quei passaggi in cui avete sentito che il disco stava davvero prendendo forma, o che vi ha fatto dire: “ci siamo”?

H: Tutta la gestazione di “Samnite Black Metal” ci ha regalato forti sensazioni. Come ti dicevo, ci abbiamo lavorato per anni, e man mano che un brano arrivava alla conclusione era una piccola vittoria per noi. Quando poi siamo entrati nella fase finale della lavorazione, cioè la registrazione vera e propria, abbiamo finalmente visto prendere forma anni di sacrifici. Ci teniamo particolarmente a questo album, proprio perché la sua nascita è stata rimandata per troppo tempo, a causa di frequenti problemi di line up, e sarebbe stato davvero un peccato lasciare nel cassetto questi otto brani… Alla fine la perseveranza ci ha premiati!

D: Il video di “Ver Sacrum” è molto suggestivo e amplifica il lato rituale del brano. Realizzare un videoclip è sempre interessante perché mette insieme musica, immagini e simbolismo. Com’è nata l’idea per questo video? Dove lo avete girato e com’è stato lavorarci?

H: Girare un video clip è sempre molto interessante e anche divertente, forse perché è un qualcosa che non si fa di certo tutti i giorni. Quando abbiamo deciso di realizzarne uno, abbiamo scelto “Ver Sacrum” perché forse è il brano più evocativo dell’album, quello più atmosferico. Hirpus, il nostro cantante, ha buttato giù a grandi linee le idee e successivamente Alastor, il nostro batterista, che è un grande appassionato di cinema, si è occupato della sceneggiatura, ovviamente lasciando che ognuno di noi potesse a modo suo arricchirla con suggerimenti sparsi. Successivamente abbiamo contattato un nostro amico video maker e abbiamo iniziato le riprese. Abbiamo girato tutto in un bosco adiacente la casa di Hirpus, in modo da poterci prendere tutto il tempo necessario per fare le cose del bene. Ci siamo occupati anche della scenografia, dei costumi e di altri particolari. Ci piace mantenere il controllo di ogni singolo aspetto riguardante la nostra musica.

D: Oggi sembra esistere una sorta di doppio filone tra i musicisti: da una parte chi si esibisce in modo “nudo e crudo”, puntando tutto sull’autenticità musicale; dall’altra chi costruisce veri e propri spettacoli, con scenografie, costumi, visual e una componente performativa molto forte. Voi dove vi posizionate in questo momento, e vi piacerebbe in futuro esplorare anche una dimensione più teatrale o complessa a livello visivo e scenico?

H: Noi siamo tendenzialmente old school come approccio. Pensiamo che sia la musica a dover parlare, non i fronzoli intorno. Va da sé che nel corso degli anni abbiamo dato un minimo di importanza anche allo show nel suo complesso, ma sempre senza mai esagerare. Diciamo che il nostro intento è più quello di curare ogni singolo particolare, ma di certo non ci vedrai mai esibirci con costumi, scenografie complesse o trovate digitali che vanno tanto ultimamente. Quindi, per rispondere alla tua domanda, no, non penso che ci spingeremo mai oltre un certo limite, per noi il metal deve esprimere tutto attraverso la musica, il look è relativamente importante…

D: Dal punto di vista dei testi, affrontare un concept storico non è sempre semplice. Le fonti disponibili non sono molte e spesso sono frammentarie. Come avete affrontato la fase di ricerca per la parte lirica? Avete consultato opere specifiche, testi storici o altri materiali oltre a quelli disponibili online?

H: Quando mettemmo su la band, ormai ben 23 anni fa, decidemmo fin da subito che avremmo voluto intraprendere un percorso il più possibile personale. Fu per questo motivo che decidemmo di non occuparci, nei testi, né di satanismo, né delle saghe vichinghe, i due argomenti più in voga, all’epoca, in ambito black metal. Preferimmo occuparci della storia e delle tradizioni della nostra terra di origine, fu per questo che iniziammo a documentarci sui Sanniti, sulle loro usanze, le loro divinità, i loro rituali. E decidemmo di estendere la cosa anche al nostro moniker, e alle nostre grafiche, creando anche, simpaticamente, la definizione di Samnite Black Metal. Essendo il Molise parte dell’antico Sannio è facile trovare, qui in zona, volumi riguardanti l’argomento, anche se c’è da dire che non sono molti i ritrovamenti legati a questo popolo, per cui la documentazione non è ampia come può esserla quella sui Romani o sugli Etruschi, per fare un esempio. Per quanto riguarda i testi, in realtà, non parlano in senso stretto dei Sanniti, non sono un semplice racconto fine a sé stesso. Diciamo che prendendo spunto da qualche rituale, qualche usanza, qualche divinità, si sviluppa il testo vero e proprio che però è interpretabile da chiunque ascolta i brani. La scelta di occuparci dei Sanniti, evidentemente, è piaciuta a più di qualcuno, sia perché in fase di recensione è sempre stata sottolineata, sia perché, dopo di noi, molti altri gruppi iniziarono a fare altrettanto, parlando delle proprie origini a seconda della regione di Italia dalla quale provenivano…

D: Per chi si avvicina per la prima volta alla storia e alla cultura dei Sanniti, c’è qualcosa che consigliereste per approfondire? Un luogo da visitare, un libro, un museo o qualsiasi altro punto di partenza utile per entrare in contatto con questo mondo?

H:Come ti dicevo, essendo il Molise parte dell’antico Sannio, qui da noi c’è tantissimo da visitare, a partire dal Museo Sannitico qui a Campobasso. Ma potrei parlarti dell’antica città di Altilia, del teatro di Pietrabbondante, del santuario di Ercole a Campochiaro, degli scavi archeologici di Monte Vairano, e così via… Di resti ce ne sono in abbondanza, magari il problema risiede nella scarsa valorizzazione da parte delle istituzioni, ma ti assicuro che sei sei un’appassionato del genere, qui trovi di sicuro pane per i tuoi denti…

D: Se aveste una macchina del tempo e poteste usarla una sola volta per assistere a un evento storico dal vivo — che sia legato ai Sanniti o a qualsiasi altro momento della storia, quale scegliereste e perché?

H: Ti rispondo senza esitazione: vorrei essere spettatore non pagante della battaglia delle Forche Caudine, avvenuta nel 321 a.C., durante la quale i Sanniti sconfissero i Romani e umiliarono i legionari costringendoli a passare sotto il giogo, formato da tre lance incrociate, come se fossero animali! Da allora la frase “passare sotto le Forche Caudine” è diventata sinonimo di un’umiliazione molto pesante, è segno di sconfitta, qualcosa che si augura solo al peggior nemico!

D: Dopo Samnite Black Metal, pensate di proseguire lungo la stessa linea concettuale e musicale, oppure c’è la voglia di esplorare nuove direzioni? Avete già in cantiere nuovi progetti o idee a cui state lavorando?

H: Scindendo le due cose, musicalmente posso dirti che il nostro sound è sempre perennemente in mutazione, e basta ascoltare i nostri lavori per capire di cosa sto parlando e rendersi conto di quanto sia cambiato dagli esordi alla pubblicazione di “Samnite Black Metal”, per cui al momento non so dirti cosa uscirà fuori per il nuovo disco. Sicuramente ci sarà un’ulteriore evoluzione, si partirà dal sound attuale e si continueranno ad aggiungere nuovi elementi per personalizzarlo ancora di più. Al momento abbiamo già un paio di brani in cantiere, ma sono soltanto delle bozze, per cui è prematuro parlarne. Dal punto di vista lirico penso che continueremo, almeno per il prossimo album, ad approfondire la questione Sannita. Ci sono ancora un po’ di argomenti di cui ci piacerebbe parlare, quindi perché no…

Detto ciò, grazie per lo spazio che ci hai/avete concesso su Heavy Metal Webzine. Salutiamo i vostri lettori e vi lasciamo i nostri contatti:

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D: Grazie del vostro tempo!

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