ESCHATON – Techtalitarian

Titolo: Techtalitarian
Autore: Eschaton
Nazione: Stati Uniti
Genere: Technical death metal
Anno: 2025
Etichetta: Transcending Obscurity Records

Formazione:

Mac Smith – voce
Christian Muenzner – chitarra solista
Josh Berry – chitarra
Scott Bradley – basso
Darren Cesca – batteria


Tracce:

1. Inferior Superior
2. Devour The Contrarian
3. Blood Of The People
4. Hellfire’s Woe
5. The Bellicose Duality
6. Econocracy
7. Antimatter
8. Techtalitarian
9. The Sufferer’s Dichotomy
10. Castle Strnad


Voto del redattore HMW: 8,5/10

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Terzo album e nuova formazione per gli statunitensi Eschaton che, a distanza di sei anni, fanno uscire la loro terza e ultima fatica Techtalitarian.

Il technical death metal è nato come una rivisitazione e presentazione del  death in chiave jazz e progressive. E’ un genere non facile da suonare e non così “immediato” da ascoltare. Bisogna saperlo fare bene, con intelligenza e abilità per non scadere in tecnicismi fini a sé stessi che si rivelano, nella maggior parte dei casi, noiosi e confusionari.

La capacità di proporre questo tipo di musica richiede una certa bravura nell’accontentare quelli che amano il death, e quindi la brutalità, la velocità, il growl e tutto ciò che concerne questo filone musicale, e nello stesso tempo devono accontentare i palati più “fini” di coloro che vogliono sentire richiami diversi con soluzioni più sperimentali unite a capacità strettamente tecniche di un certo livello da parte dei protagonisti.

Insomma, alla fine, sono bravi questi Eschaton? E l’album? Piace o non piace? Risposta breve e concisa: grande band e grande album!

La bravura dei musicisti è fuori discussione. Siamo di fronte ad un supergruppo che ha reclutato Mac Smith (Apogean) alla voce, Christian Muenzner (Retromorphosis, Ex-Obscura ed Ex-Necrophagist) alla chitarra solista e Scott Bradley (Inanimate Existence) al basso. Alla batteria troviamo sempre Darren Cesca (Serpents of Gnosis, Goratory e Pillory) e alla chitarra ritmica il fondatore Josh Berry. Cinque ottimi elementi che insieme danno vita ad una band dal potenziale enorme confermato ampiamente in questo Techtalitarian.

L’eccellenza del disco viene certificata fin dal primo ascolto. Solitamente lavori come questo richiedono svariati passaggi e solo in seguito si inizia ad apprezzare quanto proposto. In questo caso la scintilla scatta subito, si trasforma in un fuoco che si propaga nel cervello bruciando le tue cellule con soluzioni musicali complesse, estreme e geniali che ti fanno innamorare immediatamente di questi cinque ragazzi americani.

Bisogna mettere subito in chiaro che devi essere un amante di questo genere per poterlo apprezzare. La voce growl e meschina di Mac è semplicemente perfetta. Gli assoli di Christian sono di una difficoltà e varietà disarmante. Scott propone soluzioni al basso che alternano il solito accompagnamento ritmico a momenti da protagonista con pugni sonori allo stomaco e che ti pulsano nella cassa toracica fino a fartela scoppiare. Alla batteria Darren, che, con il suo stile “ferroviario”, si rivela un treno in piena velocità che mostra tutto ciò che un batterista technycal death deve saper suonare. Facendolo in maniera bestiale. La concentrazione che deva avere per riprodurre i brani deve essere così costantemente ai livelli massimi che mi sorge il dubbio se, alla fine, si diverta a suonare o se ogni volta non vede l’ora di arrivare alla fine. Fossi in Josh gli farei un monumento.

E io lo farei a Josh per aver avuto comunque la forza di non mollare e, anzi, continuare con la band cambiando tre quinti degli elementi effettuando una campagna acquisti a dir poco azzeccatissima.

“Inferior Superior” è un concentrato di complessità e ira che si manifesta con assoli lancinanti e grida malefiche. Tutta questa furia continua con “Devor The Contrarian”, ululati, malignità e riff a scatti ci inquietano e ci accompagnano verso la disturbante “Blood Of The People”.  Una frenesia continua e senza sosta, martellante e cattiva. Sì, cattiva.

Dopo l’introduzione mistica e incredibilmente trascinante di “Hellfire’s Woe”, e la seguente esplosione musicale che ne segue, è il momenti di introdurre elementi di deathcore in “The Bellicose Duality”, un genere che non amo particolarmente, ma che qui ci sta alla grande. Brutalità al servizio della tecnica e viceversa, una poesia malvagia e irritante. Sono senza parole. Ho paura ad andare avanti. Questi cinque pezzi sono perfetti, e se quelli dopo non fossero all’altezza?

Lo sono, oh, se lo sono. “Econocracy” inizia con un’introduzione di clavicembalo e orchestra per poi trasformarsi in un’orgia di caos tecnico, melodia e velocità. Assurdamente bella. Assurdamente la più bella.

E’ il momento del basso di Scott, protagonista in “Antimatter”, il pezzo forse più “facile” dell’album. L’armonia minacciosa di “Techtalitarian“ è in contrasto con tutto il resto, ma è proprio qui la sua bellezza. “The Sufferer’s Dichotomy” ci permette di respirare, rallenta con l’intensità mantenendo la crudeltà vocale giusto per non sembrare “un brano da classifica”. Battute a parte, la conclusione è più melodica con “Castle Strnad”, e sinceramente ci voleva anche un momento così. E’ la chiusura del cerchio, di tutto quello che sanno fare gli Eschaton. Sanno fare tanto, tutto.

Hanno alzato l’asticella di parecchio. Lo stupore e il godimento che mi ha portato Techtalitarian è stato inaspettato. Del precedente Death Obsession ho memoria di un discreto lavoro che, però, non mi ha lasciato nulla di particolarmente memorabile, e infatti me lo ricordo poco. Il primo, Sentinel Apocalypse, invece, non me lo ricordo proprio. Darò ad entrambi una seconda possibilità. Probabilmente non avevo ancora le orecchie allenate e pronte per queste sonorità. O almeno lo spero. Se così fosse e se dovessero suonarmi diversamente e se dovessero anche solo avvicinarsi a Techtalitarian, potrei tornare ragazzino ed avere una nuova band che mi entra dritta nel cuore e attaccare il poster della copertina, in stile cyber-alien,  nella cameretta adolescenziale che, ovviamente, non ho più.

Non esageriamo, non ho più l’età per attaccare poster al muro, ma gli Eschaton dritti nella testa si sono attaccati. Eccome.

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