Frantic Fest, Giorno 2 – 15 agosto 2025 – Francavilla al MaLe (CH)


Visualizzazioni post:1729

Se non finisco in fretta questo articolo tra un po’ comincia Frantic Fest 2026! E allora spero di esserci perché l’atmosfera mi sta proprio piacendo.
Un risveglio sereno nell’acciaccato camper, una puntatina in spiaggia con pranzo vegano da pettirosso, e mi sento carico, con nessuna invidia per i grupponi intenti in pranzi suicidali nel Ferragosto abruzzese.
Tre ragazzi rifuggono la luce solare e si salvano all’ombra di un casolare sulla spiaggia libera. Questi sono Figli della Notte e il braccialetto me lo conferma. Scopro che sono “calabrolognesi” e dividono un appartamento. Ad inizio anno, due di loro hanno scelto il terzo come coinquilino solo perché avrebbe rivelato che sarebbe andato ad un certo festival un po’ fuori dal comune… Il diavolo li fa e poi li attripla! Allora chiedo cosa ne pensano del primo giorno. Il purista è scettico su Zeal & Ardor e lo sarà anche per Todomal ed Ihsahn, troppa contaminazione, dice. Il resto ammette grande spasso con Brujeria e Sigh e rileva l’ottimo livello generale della selezione. Ve ne mostro qualche momento intenso.
Xenos A.D.
Con l’ardore siculo gli Xenos A.D. garantiscono un’altro inizio di giornata col rombo di tuono. Il loro thrash militante è arrabbiato e dal suono pieno ed impressionante, specialmente perché esce da soli tre membri. La presenza sul palco è intensa e coinvolgente, mentre i pezzi condannano guerre e violenze. Il pubblico è già pronto ed in ascolto, forse ancora un pò assonnato per scatenarsi, ma sicuramente attento e soddisfatto. A proposito… Guardate quel basso in radica!

 

Dewfall

Ancora intensità dal sud, questa volta da Bari, per una stimata opera Black che, con ritmo lento ma cadenzato, è sulla scena da quindici anni e vanta registrazioni a Bergen, nel cuore nero norvegese delle produzioni oscure. Nonostante la luce intensa del pomeriggio estivo, si evocano boschi ombrosi e stregati dove la violenza degli elementi, naturali e non, si contamina con melodiche bellezze. Un suono che spesso è ben congeniato e ci trasporta in altre dimensioni in continuo mutamento. Interessante è l’ispirazione alle leggende dei Longobardi in Italia.

 

Feral Forms

In un continuo rimpallo tra nenie spaventose e aggressioni brutali, i triestini ferali valicano un po’ troppo la soglia dei miei interessi ma i puristi rimangono concentrati e soddisfatti. Di sicuro si può dire che la formazione è compatta, numerosa ed intensa, nonostante gli scarsi due anni di vita. E il loro logo è il più illeggibile che abbia mai visto. Ammetto i miei limiti e vado oltre.

 

Winterfylleth

La prima formazione straniera è di mancuniani, che potrebbe suonare come un popolo esotico ma arriva dal cuore industriale dell’Inghilterra. Già dal look minimalista si intende una ricerca di linearità ed elegante modernità nel discorso musicale, pur ben piantato nella tradizione. “Black is the new black”. Il loro approccio compositivo è semplice e rotolante ma certamente carico di rabbia e denuncia. La band ha recentemente dichiarato la propria preoccupazione per “lo stato delle cose” e gli sguardi lo riflettono.

 

Doomraiser

Dalla linearità a un pò di “coattitudine” romana… e non guasta. I longevi signori del buio romano tengono bene la scena con un certo fermento caotico ed esagerato, ma sono ben piantati in una tradizione sonora variegata e molto apprezzabile. Certo, i temi portanti sono indubbiamente apocalittici, ma spesso esce forte il legame con l’Heavy Metal della tradizione e perfino, mi azzardo, sentori della frangia più oscura di grunge e stoner. Dite quello che volete sul look, ma a me questo misto di rocker, biker, trucker, maglietta goliardica e occhiali alla Venditti mi ha messo allegria! Non so se è il Doom che ha fallito, oppure io…

 

Panzerfaust

Lentamente, una figura terrificante guadagna il centro del palco. Oltre due metri e parecchi chili di muscoli, e chissà quanti alberi abbattuti a mani nude nella foresta! I Panzerfaust (tante band si chiamano così, solo una è canadese) hanno addosso il fango della trincea, o forse peggio, tengono la scena come se fosse una arena coperta di corpi insanguinati. Con escursioni tra tutti i generi metallici più estremi, tecnica invidiabile e composizioni muscolari mantengono alta l’attenzione e ci regalano un biglietto gratis per questo film dell’orrore. C’è chi dice che dopo quel primo sguardo amorevole si sia percepito uno strano odore nel pit dei fotografi :-D

 

Insanity Alert

A metà giornata il peso dei destini arcani ed orribili si fa sentire, quindi è azzeccatissima la scelta di sollevare gli spiriti con questi cialtronissimi austriaci. Con suoni duri e pezzi sacri rimaneggiati confezionano simpatiche idiozie demenziali, con il solo scopo di spingere il pogo e far desiderare un birrone freddo! Il popolo del Frantic risponde compatto (letteralmente, fisicamente) e il delirio si impossessa della tenda.

 

Orange Goblin

Si fanno amare subito. Entrano con una energia positiva ed un buonumore disarmanti. Cercano il pubblico con un affetto reciproco senza filtro, dicono che trent’anni non sono abbastanza per smettere di amare quel che si fa! E “quello” è un Rock strapieno di riferimenti classici ma dall’impeto irresistibile. Pescano dal lato più duro del loro repertorio ma si sente lo Stoner e la voglia di narrare (tutto Lovecraft in “Red Tide Rising”). Non è possibile non amarli perché oltre alla musica galvanizzante hanno un approccio spontaneo, senza divismi, da chi è sicuro della qualità del proprio mestiere. Leggo dalla loro storia che hanno sempre avuto una reverenzialità per i Grandi del Rock e che Orange è lì perchè tutti i loro idoli avevano un colore nel nome (black, purple, pink, blue). Ho l’impressione che i Goblin rappresentino ciò che succede ad una band dal grande talento quando non viene fagocitata troppo dalla macchina discografica. Nel male ma, soprattutto, nel bene.

 

Groza

Purtroppo devo fare una pausa e poi fotografare Groza è una impresa, buio su buio. Sento da lontano un Black potente e competente, ma di più non posso dirvi, a parte di aver letto di molte controversie sull’originalità di questo gruppo tedesco, quasi un tributo ai polacchi Mgła… a voi il giudizio.

 

Leprous

Cambio di passo e, decisamente, di stile. I Leprous possono essere considerati la boy band del metallo. Non tanto per l’età, ma per l’aspetto curatissimo e l’eleganza dei brani. È un barocco moderno che pesca da Prog, Post ma anche agli estremi del Doom e delle ballate Pop. Si meritano sicuramente l’headline per l’originalità, l’intensione e le capacità strumentali. Cercano anche loro negli angoli più spigolosi del repertorio, anche grazie ai legami musicali e familiari con Ihsahn, ma ci regalano quella che nel pit abbiamo scherzosamente chiamato “l’unica opportunità di limonare” del festival. Chi li ha visti nel passato nota un enorme miglioramento nell’aspetto spettacolare, nei movimenti sul palco. È chiaro che è una forma di intrattenimento edulcorata, al diametro opposto delle esibizioni spontanee precedenti. Ma questo nulla toglie al talento ed ai risultati spettacolari di un lavoro duro, anche se studiato. La voce acutissima ed agile di Einar Solberg, insieme alle composizioni acrobatiche, è allo stesso tempo strabiliante e, alla lunga, fastidiosa. Ma forse sono troppo impietoso, Leprous merita!

 

Hexvessel

Dalle scintillanti eleganze urbane dei norvegesi Leprous, gli Hexvessel ci fanno attraversare la Scandinavia verso Oriente e ci avviluppano nelle eterne foreste, con le loro mitologie silvane, paganesimi e brani psichedelici fortemente coinvolgenti. Le venature Folk sono raffinate ed in continuo contraltare con i suoni stridenti del destino. Al termine di questa lunga giornata, nel buio i finlandesi ci augurano sogni sovrannaturali ma non inquietanti, piuttosto di rappacificazione con i nostri demoni.

 

Finisce così questo Frantic per me perché domani, per l’ultimo dei tre giorni di questa Metal Apocalypse, non ci potrò essere. Ma prima c’è tempo per una ultima birra insieme ai tanti amici di un fine settimana, venuti da molto lontano per immergersi nella propria dimensione. Si percepisce veramente la voglia di una esistenza più amichevole, più spontanea perché là fuori c’è un Cosmo gelido, terrificante, pieno di esseri onnipotenti che ci vogliono sbranare vivi. Meglio finire con calma questa ultima birra e prometterci di rivederci il prossimo anno, con un omaggio a chi invece non ci sarà, come l’amico Ozzy.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.