DEFTONES – PRIVATE MUSIC

Titolo: PRIVATE MUSIC
Autore: DEFTONES
Nazione: Stati Uniti D'America
Genere: ALTERNATIVE METAL
Anno: 2025
Etichetta: WARNER MUSIC

Formazione:

Chino Moreno – voce
Abe Cunningham – batteria
Stephen Carpenter – chitarra
Frank Delgado – tastiere


Tracce:

1 – my mind is a mountain
2 – locked club
3 – ecdysis
4 – infinite source
5 – souvenir
6 – cXz
7 – i think about you all the time
8 – milk of the madonna
9 – cut hands
10 – metal dream
11 – departing the body


Voto del redattore HMW: 7,5/10

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Il settimo giorno della quarta settimana di agosto 2025, Dio si guardò attorno e disse: “Oggi mi riposo ascoltando i Deftones”.

Mai scelta fu più felice dopo aver scoperto che venerdì 22/10/2025 era uscito l’undicesimo (!!!) LP della band di Sacramento (USA). E lo stesso dicono altri fan della prima ora come il sottoscritto che negli ultimi 20 anni si è letteralmente alimentato delle loro frequenze, spesso tormentandosi con una domanda: ma come è possibile che questi qua non li conosce praticamente nessuno?

Eh sì…lo so, sembra una boiata dirlo adesso, ma fino al 2021 tu potevi andare in qualsiasi contesto metal/rock/punk/emo e trovare solo una piccola parte di persone che li conosceva musicalmente bene, una buona parte che li conosceva di nome, oltre la metà che non li conosceva affatto. Eppure, proprio da quel 2021, la fama di Moreno e company ha preso letteralmente la scia globale. Me lo ricordo molto bene, perché in quell’anno conducevo un programma radiofonico di musica alternativa e mi sorprendevo quando leggevo su Spotify che il bacino d’utenza dei Korn e dei System of a Down era triplo se non quattro volte superiore. Oggi non è più così…una cosa che ha dell’incredibile e che dimostra il valore musicale di questo gruppo, consacrato al mainstream solo nella sua tarda maturità, a quasi 30 anni dalla prima uscita.

La domanda da farsi è: come è stato possibile?

Prima, però, di cascare in risposte esoteriche/mistiche possiamo trarre un’indicazione importante dalla recente intervista – di circa un’ora – con Zane Lowe di Apple Music e disponibile su Youtube nel canale ufficiale dei Deftones. Sì, perché proprio nel centro della bellissima chiacchierata proprio Moreno ad un certo punto spiega come durante la pandemia abbia preso coscienza della propria “pigrizia” ed abbia concluso che poteva dare molto di più al pubblico e per il progetto.

Uno potrebbe pensare che stia parlando di pigrizia musicale-compositiva, ma io credo proprio di no, e che si riferisse ad una cosa che molti eccellenti musicisti non sanno fare: la promozione!

Un tabù per molti, una seccatura per altri (comprensibile). Raramente un piacere.

Non è un caso, però, che i Deftones, proprio da quel breakdown di vita pandemica abbiano cominciato con i loro brani a spopolare tramite i canali social – agganciando lo tsunami di Tik Tok – ad essere al centro di discussioni su piattaforme come Reddit ed abbiano FINALMENTE riscosso il successo che si meritano. Perché sono un “gruppo della madonna”. Perché scrivono suonano cantano con uno stile unico.

Private Music. Il titolo è molto intrigante…i titoli delle canzoni sono senza la iniziale maiuscola…alcune di questi sono delle frasi, come il primo singolo “my mind is a mountain”. La copertina, però, è inguardabile. A meno, certamente, che non si abbia una predilezione per i serpenti. Una metafora? Forse sì…ma l’occhio mio in questo caso non riesce ad avere la sua parte, anche perché il rettile bianco striscia su di uno sfondo verde pisello. Mah…

Andiamo alla musica. “my mind is a mountain” mi piace subito ed entro in loop per qualche giorno. Il suo punto forte? Partire concreta e dura su di un medesimo accordo per poi scivolare naturalmente su una strofa dolce e mistica: il segreto? La cassa, signore e signori, la cassa… Abe Cunningham crea un ritmo cardiaco sopraffino per legare le due parti. La seconda voce in stereo è una porcata suprema: è il sussurro durante l’amplesso. Il bridge include una seconda chitarra che su di me ha lo stesso effetto. Il finale è una fotografia in bianco e nero del ritornello. Qua, secondo me, si sono superati: il primo pezzo è all’altezza di molti suoi famosissimi predecessori, primo fra tutti “Hole In The Earth”.

“locked club” allo stesso modo ha l’identikit del pezzo che fa da fratello minore del singolo, del ciclista gregario che passa nell’ombra ma è determinante per la Maglia Rosa: magico. Con i suoi cordoni bassi riconosciamo all’opera Stephen Carpenter…

Il brano che mi colpisce più di tutti è “infinite source”. Riff e armoniche di chitarra hi-gain bagnati e modulati con sapienza, conditi con una linea vocale eccelsa, che tocca ambiti emo e pop, senza entrare in nessuno dei due campi. Qui si può sognare, pogare cantando, muovere la testa in silenzio, canticchiare mentre si fa la spesa.

“souvenir” ha l’aria drammatica che mi mancava tanto dei Deftones, grazie ad un synth evocativo e vetroso, un bel pre-ritornello dal riff profondo e cattivo. Eppure, la soluzione melodica si schiarisce in un non ben precisato momento di serenità che, sinceramente, non mi piace proprio…e qui comincio ad annusare quello che (per me) rappresenta il vero limite dell’album: Moreno canta sempre.

Dove sono finite le parti strumentali, soprattutto gli inconfondibili segmenti ritmici della chitarra? In Private Music sono davvero poco presenti, se non del tutto assenti. E questo mi manca assai. Nella composizione generale l’armonia tra i pezzi è davvero di altissimo livello, con il sintetizzatore che non è solo una spezia da aggiungere con parsimonia, ma un vero e proprio piatto, a volte servito come antipasto della canzone, a volte come suo delicato dessert. La voce, però, è onnipresente, e nonostante sia trattata, doppiata e miscelata in maniera divina, ha poche parti distorte/graffiate sul totale del suo minutaggio. Il risultato (su di me) è di una generale (piacevole) cantilena. Purtroppo, sento la mancanza della chitarra elettrica e di parti strumentali più lunghe ed elaborate. Il che non vuol dire fare progressive, ovviamente, ma è chiaro che lo strumento prediletto di questo album è la voce e le sue linee vocali.

Hanno fatto bene o male? A noi giudicare. Quello che sento è che l’ascolto di tutto l’album in continuità diventa più difficile e mi restituisce meno piacere del mettere 2/3 canzoni e basta. La sensazione è che ognuna di essa, presa in sé, abbia tanto valore al suo interno, ma nell’insieme ci sia ripetizione.

Abbiamo parlato di “cXz”, o della dolcissima “i think about you all the time”?

Sapevate che i nostri amici di Sacramento hanno un legame particolare con Madonna?

Sarà forse questo il riferimento di “milk of the madonna”? Ascoltate, gente, e divertitevi anche a sentire che tipo di cose accadono negli ultimi tre brani dell’album, perché è chiaro che qui la scimmia rap ha ripreso la sua verve sul cervello razionale.

Nel complesso i Deftones portano a termine un lavoro più che egregio, che piacerà a moltissimi, soprattutto nuovi fan, ma ne ho sentiti alcuni anche di vecchi molto più entusiasti del sottoscritto. Avrei preferito una deriva più sperimentale, come da “Prayers/Triangles” – “Hearts/Wires”, con Chino alla chitarra, ma…mi accontenterò di vederlo saltare su e giù in maglietta bianca: l’importante è che suonino fin sul letto di morte.

God bless Deftones

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