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Ho tra le mani Altar Of Brutality dei Mortual e, curiosamente, mi ritrovo a recensire nuovamente un gruppo costaricense nel giro di poco tempo. Se i Chemicide mi erano piaciuti, questi sono una bomba. Death metal di prima classe, una miscela di vecchia scuola e influenze moderne, prodotto bene e suonato meglio, insomma, un gran bel lavoro. Una ventata di freschezza genuina che mi ha tenuto incollato alla sedia a godere di questi trentacinque minuti di pura brutalità. Ma che bella scena metal che c’è in Costarica.
Senza essere dei mostri di bravura con gli strumenti e senza essere, di conseguenza, ipertecnici, la band ci dimostra come le idee possano sopperire ad altre lacune.
Ma partiamo dall’inizio. Il gruppo è nato nel 2015 come Sepulchrated per poi cambiare il nome nell’attuale Mortual nel 2016. Hanno prodotto una demo e un paio di EP prima di uscire quest’anno con il loro primo album tramite la Nuclear Winter Records, che si era già fatta carico dell’EP precedente Evil Incantation, ma con dei risultati alquanto mediocri. Infatti c’è un abisso tra la produzione precedente e questa.
Cacofonici e violenti, hanno trovato la giusta alchimia nel dosare riff e assoli. Questo è un album pensato, non è uno dei troppi dischi fatti uscire “tanto per”. Brani che superano i cinque minuti ben strutturati e per nulla ripetitivi, pezzi con dei cambi di tempo intelligenti e voci morbosamente particolari che variano dallo stridio isterico al growl più profondo, risultando sempre perfettamente inserite nella canzone.
I testi non li ho approfonditi, ma da quanto ho potuto capire, occulto, satanismo e necromanzia sono alla base della loro produzione. Una copertina inquietante quanto basta inquadra bene la “narrazione” raccontata nel disco.
Le influenze di Deicide e Morbid Angel si fanno sentire. Il suono della Florida è ben presente e non è un male. Ogni tanto si sente anche il puzzo di marciume degli Immolation. Non si fanno mancare niente, ottimo direi.
Juan e Justin, entrambi anche nei Necroferum, si alternano tra voci, chitarre e basso. I suoni ben bilanciati riescono ad esaltare gli strumenti in maniera ottimale. Chalo alla batteria, membro anche dei sopracitati Chemicide, ha il piede pesante e si sente. Pesta duro, ma riesce anche a rallentare quando necessario, creando un tappeto ritmico discretamente variegato. D’altronde, quando c’è di mezzo la brutalità, non è che alla fine si possa fare e disfare poi così tanto. Quello è.
“Mortuary Ries” ha un suono crudo, con veloci e precisi cambi di tempo, assoli distorti e riff ben assemblati. È un ottimo inizio. Il “finto” caos di “Divine Monstrosity” maschera una musicalità disciplinata che segue rigidi schemi, per esplodere improvvisamente in una ferocia che colpisce duro e non lascia via di scampo.
I pezzi si susseguono in modo fluido e non ci sono momenti di stanca. Si arriva così a “Ecstasy Of Death”, un’orgia di riff disturbanti e selvaggi che concludono trentacinque minuti di sgarbata poesia.
I tre ragazzi ci sanno fare. Un pugno allo stomaco ben assestato. Così mi piace, senza tanti giri di parole, senza orpelli inutili, ma dritti al bersaglio. I Mortual questa volta hanno lasciato le chiacchiere a zero e si sono focalizzati sul risultato finale, ottenendo un disco che merita molto più di un ascolto superficiale.
Stupito, contento e appagato. Quando una band mi fa sentire così, ringrazio sempre di ascoltare a più non posso l’underground e trovare, alle volte, questi bellissimi tesori nascosti.



