BORRACHO – Ouroboros

Titolo: Ouroboros
Autore: Borracho
Nazione: Stati Uniti
Genere: Stoner/Rock metal
Anno: 2025
Etichetta: Ripple Music

Formazione:

Steve Fischer – Voce, Chitarra, Sintetizzatori, Tastiere
Mario Trubiano – Batteria, Percussioni
Tim Martin – Basso


Tracce:

01. Vegas Baby
02. Succubus
03. Lord Of Suffering
04. Vale Of Tears
05. Machine Is The Master
06. Freakshow
07. Broken Man


Voto del redattore HMW: 6/10

Visualizzazioni post:311

Quasi vent’anni di carriera e quinto album per i Borracho, veterani della scena stoner americana. Il terzetto originario di Washington, dal 2020 ad oggi, ha aumentato esponenzialmente la propria produzione e, tra dischi ed EP, hanno praticamente fatto uscire quasi un lavoro all’anno. Il rischio che si corre con questa iper-produttività è che il livello qualitativo inizi a scemare. In questo caso trovo che le idee ci siano ancora, ma solo per quanto riguarda i riff, e che la resa finale non abbia quella freschezza che troviamo negli album precedenti. Ad un gruppo il cui nome tradotto significa ubriaco, non si può non voler bene, ma con Ouroboros, purtroppo, la mia opinione è che abbiano fatto un mezzo passo falso.

Singolarmente Steve, Mario e Tim sono bravi, ma sembra che i tre musicisti non abbiano trovato la giusta alchimia. Riff grandiosi accompagnati da assoli che non aggiungono nulla e sembrano avulsi dal contesto della canzone, e ritmica a sé stante e senza il giusto mordente magnetico dello stoner targato Borracho. Hanno incattivito il loro suono, ma non hanno giocato bene le loro carte. Mi sembra tutto slegato e questo tentativo di metallizzare il loro stoner non mi ha convinto.

Il disco precedente, Blurring The Lines Of Reality, era molto più orientato verso la psichedelia e il prog. Questo cambio di rotta mi ha spiazzato. Anche i bei pezzoni da dieci-dodici minuti, belli dilatati ed eterni, sono spariti. A me che non piacciono le suite in generale e che riesco ad apprezzarle solo in questo tipo di musica, mi sono mancate parecchio. Trovo che siano l’essenza dello stoner.

Quello che più mi dispiace (o mi fa innervosire, meglio) è che loro sono una fabbrica di riff. È il resto che questa volta mi manca. Le chitarre grasse allungate all’inverosimile con gli assoli di tre note in due minuti e con in sottofondo un ritmo ipnotico, continuo avvolgente e… catartico, non ci sono più. Assenza totale.

La sensazione è che abbiano preso i brani non utilizzati precedentemente (e quindi gli scarti) per poi ritoccarli e presentarli in una dimensione diversa e più immediata. Non c’è una direzione precisa e i pezzi sembrano anche scollegati uno dall’altro, quasi fosse una raccolta. Brutto da dire, ma mi sono annoiato.

L’unica che mi è piaciuta veramente parecchio è “Lord Of Suffering”. Sette minuti di post-doom e psych-rock veramente ben articolati dove, finalmente, si intravede uno spiraglio di desert stoner e si sentono sulla pelle quelle sonorità sludge che per tutto l’album latitano costantemente. E, volendone aggiungerne un’altra, metterei “Succubus”. Un brano cupo con passaggi grunge in un viaggio onirico nel passato, che mi fa ricordare quanto di buono hanno fatto questi tre americani negli anni precedenti.

Forse sono troppo severo, ma che ci posso fare? Volevo di più. Poi, sicuramente sbaglio io, perché da quanto ho letto in giro per il web, il disco è stato accolto entusiasticamente. Io di entusiasmante ho trovato poco. L’ho riascoltato più volte, cercando segnali che altri hanno evidentemente percepito ed io no, ma, onestamente, continuo a non percepirli. Rimane un compitino fatto con mestiere. Un’occasione persa.

Ouroboros, o Uroboro in italiano, è un simbolo antico che raffigura un serpente (o un drago) che si morde la coda chiudendosi in un cerchio. Il simbolo rappresenta l’infinito, il ciclo della vita, la rigenerazione e l’unità del tutto ed è graficamente rappresentato nella copertina del disco. Non so a voi, ma a me il disegno fa venire in mente la trilogia di un famoso film tratto da un altrettanto famoso libro.

Se siete alla ricerca di riff su riff, spessi e corposi, allora questo album fa per voi. Se siete alla ricerca dei Borracho che conoscevate prima e dello stoner rock più prog e psichedelico a cui la band ci ha abituato molto bene, beh, meglio passare.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.