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Dall’Ucraina con furore, i Korypheus tornano con il loro nuovo lavoro in studio intitolato Gilgamesh, terzo full-length e primo sotto l’egida della M-Theory Audio. Un concept album ambizioso, ispirato alla figura epica del re di Uruk, ma che non si limita alla mitologia mesopotamica: tra le tracce troviamo riferimenti anche a Icaro, Odisseo e altri archetipi del viaggio, della caduta e della rinascita.
La proposta sonora si inserisce nel filone del progressive metal moderno con forti elementi djent, senza però cedere al tecnicismo sterile. I brani sono relativamente compatti (quasi tutti sotto i cinque minuti), ma densissimi: riff potenti, groove marcati, voci che alternano registri growl e clean, il tutto condito da atmosfere epiche e talvolta cinematiche. A impreziosire il disco troviamo anche la partecipazione di Laura Guldemond (Burning Witches), Yossi Sassi (Orphaned Land) e Dmitry Kim (ex-Jinjer), che aggiungono spessore senza mai rubare la scena.
Il punto di forza di Gilgamesh è proprio questo: equilibrio. Tra aggressività e melodia, tra narrazione e impatto, tra ambizione e controllo. La produzione (curata dallo stesso Kim, con master a cura di Jay Ruston) è potente, limpida e professionale. Ogni dettaglio, ogni atmosfera, trova il suo spazio.
Tra i brani migliori segnaliamo “Icarus”, “Odysseus”, “Avatar” e ovviamente la title-track. Tutti pezzi che rappresentano bene l’identità della band: potente ma elegante, moderna ma legata a una dimensione mitica che va oltre la musica.
Certo, non tutto è perfetto: alcune soluzioni stilistiche suonano familiari, e chi cerca suite da dieci minuti alla Dream Theater potrebbe restare parzialmente deluso. Ma i Korypheus non cercano di imitare nessuno: seguono una strada personale, e con Gilgamesh mostrano di avere idee chiare, gusto e un’identità definita.
Un album consigliato agli amanti del prog metal moderno, ai fan di band come Jinjer, Haken, Gojira, Leprous, e a chi cerca musica che abbia tanto da dire, sia sul piano musicale che concettuale.



