Visualizzazioni post:239
Quando vedo una copertina così ignorante mi trasformo nel cane di Pavlov. Inizio a sbavare e subisco un riflesso condizionato che mi obbliga a dover ascoltare l’album a prescindere. Il più delle volte questo mio problema mi procura cocenti delusioni, ma non questa volta, oh no, non questa volta. Degenaration Chamber non mi ha affatto deluso, no no no. Ehm, scusate, sono ancora sotto effetto ultra-salivazione.
I Condition Critical (da non confondere con gli omonimi americani, ma con i due punti in mezzo) provengono dal New Jersey. Mediocre il primo disco e non male il secondo, Extermination Plan, del 2016.
Non so cosa sia successo in questi nove anni, sono sempre gli stessi elementi, ma si sono trasformati completamente. Una pausa dalla composizione che si può definire salutare e rigenerante.
Pezzi che non vanno oltre i quattro minuti, freschi e diretti. Una produzione indipendente all’altezza della situazione rende giustizia a un lavoro che merita e sonorità di qualità alta.
La degenerazione della razza umana verso un declino animalesco ci renderà (o ci ha già reso?) delle bestie dalle limitate capacità mentali è il messaggio del gruppo. Il tutto ben raffigurato nella copertina da fumetto tipicamente ottantiana.
Musicalmente i loro riff sono alla ricerca continua di stupire e variare. Quando pensi di aver capito dove andrà a parare il pezzo, ecco che a sorpresa cambiano le carte in tavola con qualche geniale cambiamento che modifica l’impostazione della canzone e stravolge il brano, facendoti annuire goduto e compiaciuto.
Il death, che si sentiva maggiormente negli album precedenti, ora è relegato al solo pezzo d’apertura e a qualche sporadico accenno qua e là. “Wretched Aggression” è il pezzo che dà il via al nuovo album, ma si può dire che sia anche quello di chiusura del precedente. Una chiusura col passato e un’apertura a questo nuovo e rinnovato desiderio di thrash fatto a modo loro.
Ottimo il lavoro del basso di Mike, soprattutto in “Cranial Dissolution”, dove lo strumento si erge a protagonista con le sue linee ritmiche essenziali ma “rumorose”.
Il singolo “Postmortal Simulation” è il pezzo più diretto, più classico e quello che cattura l’attenzione del thrasher più intransigente, mentre “Cryonic Intestinal Preservation” soddisferà gli amanti degli assoli. In questo pezzo ci sono quelli migliori. Velocità pura in “Psychological Epidemic” con la batteria impazzita che viaggia a ritmo folle nonostante un breve rallentamento a metà canzone.
I brani sono orecchiabili e non storcete il naso per questa parola. Non vuol dire che siano canzonette da radio, ma brani con violenza e melodia ben assemblati.
Volendo proprio fare il gioco del “a chi si ispirano”, direi Havok e Morbid Saint. Non propriamente i soliti nomi, ma gruppi che ne hanno masticato di thrash e ne stanno masticando ancora parecchio e che, parere personale, hanno raccolto molto meno di quanto hanno seminato. I Condition Critical raccoglieranno ancora meno, ma, perlomeno, anche la loro semina sarà di qualità. Magra consolazione, lo so.
Adoro questi ragazzi, adoro questo loro sound e adoro il loro thrash. Sono moderni e attenti alle sonorità di oggi e con un occhio al passato per rendere il dovuto omaggio, ma senza copiare. Queste sono le caratteristiche indispensabili per distinguersi dal calderone thrash delle band che vogliono suonare questo tipo di musica nel 2025.
Quanto vorrei assistere ad un loro live. Da quanto letto nei report dei loro concerti, ne deve valere decisamente la pena.
Ora mi devo calmare e mettere un attimo da parte il disco dei Condition Critical. Devo pensare ad altro. Meglio dare una controllata a quanto ho recensito e ho ancora da recensire. Diamo un’occhiata all’elenco e alle copertine e, oh no, vedo di nuovo quella di Degeneration Chamber.
Accidenti, sto ricominciando a sbavare…



