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In un mondo che sperimenta ogni giorno nuovi modi per affidare alla tecnologia i compiti più gravosi e non solo, l’intelligenza artificiale prospera pronta a varcare la soglia tra finzione e realtà, assottigliando il confine tra il prodotto dell’ingegno umano e l’artificioso prodotto dell’innovazione. Non è sicuramente questa la sede più adatta per parlare di trasformazione digitale, ma trattandosi di un tema estremamente attuale, l’ultima fatica dei Loculo si trova ad affrontare questa dicotomia soffermandosi sul concetto di Artificial Ignorance. Dopo la intro e la godibile critica “Surf Nazis Must Die”, ecco che con “Alcoholic Survivors” l’unica opzione per la salvezza di un’umanità in crisi viene ricercata nel invito a farsi una bevuta brindando ad un mondo che collassa su se stesso. Un concetto un filo nichilista ma tutto sommato meglio alzare il gomito che il braccio destro in segno di saluto, come farebbero i surfisti citati nel brano precedente.
La nuova formazione con le due chitarre di Teo “Deviato Mentale” e Johnny “Corpse”, condividendo anche l’onere vocale, rinforzano il suono già piuttosto consolidato nei passati lavori, presentando un’evoluzione stilistica della band, senza però tradirne la già nota attitudine che contraddistingue i Loculo da oltre vent’anni.
Il concetto quasi orwelliano di “Ignorance Is Strenght” torna a fare da padrone nei testi di “Ignorance” e “The thoughless Man”, la figura di un uomo completamente schiavo delle catene della società e degli ordini a lui impartiti che viene rappresentato come una vera e propria arma con il solo scopo di eliminare il libero arbitrio.
Nel continuo dipingere questi scenari distopici, il quartetto ci accompagna però verso l’inizio di una nuova era di Artificial Ignorance era sulle note dell’omonima traccia, indubbiamente la più equilibrata di tutto l’album. Un finale prevedibile con “War Of Desolation” ci presenta la sconfitta totale di questa umanità che dopo secoli passati a tentare di rendere schiava la tecnologia per i proprio scopi, ne viene irrimediabilmente sopraffatta.
Complessivamente l’opera risulta tutto sommato organica senza presentare però particolari picchi di scrittura che possano renderla memorabile. Inoltre anche la coerenza sonora con i precedenti lavori non è sufficiente a sostenere i contenuti in fin dei conti già cari a James Cameron agli inizi degli anni 80. Sicuramente incontrerà il gusto degli aficionados di vecchia data, ma per chi si avventura a scoprire i Loculo con questo disco, consigliamo forse di cominciare con i più solidi classici “Escape from Melody” e “Star Thrash”.