Visualizzazioni post:610
Dall’underground canadese emergono i Breaker, gruppo che aveva solleticato la mia curiosità lo scorso anno, quando annunciarono l’uscita in digitale del loro omonimo EP d’esordio: in prima battuta rinunciai ad approfondire la questione – come al solito, per mancanza di tempo – ma, evidentemente, era scritto da qualche parte che, alla fine, “Breaker” sarebbe arrivato nel mio stereo.
Successivamente approdati nei ranghi di WormHoledeath Records che ne ha pubblicato ufficialmente l’EP ad inizio aprile, quella dei Breaker è una storia che ha inizio nel 2023 come progetto solista del cantante Terje Fiskvatn a cui si aggiungono, in seguito, il chitarrista Caleb Beal (qui impegnato anche al basso) ed il batterista dei mitici Razor Rider Johnson (ed ex Assailant).
Composto da tre brani, “Breaker” gode di una produzione dai suoni non troppo puliti, decisamente adatti alla proposta del trio di Toronto: qui si può gustare un buon heavy metal vecchia maniera e dai tratti canadesi, le cui radici affondano nelle sonorità affilate e veloci forgiate da Anvil e – in misura minore – Exciter, oltre ad essere musicalmente accostabili a Skull Fist, Axxion ed ai più recenti Villain, band in cui milita il chitarrista Caleb, mentre è particolare il cantato di Terje, la cui vocalità mi ha fatto pensare a Stefano Mini (cantante dei National Suicide) ma senza la sua aggressività e con un timbro più nasale. Con i piedi ben saldi a terra e con ben chiaro in testa ciò che vogliono ottenere, i Breaker realizzano tre pezzi piuttosto buoni, compatti e privi di inutili fronzoli, dove energia e melodia convergono in brani come “Breaker”, esplosiva e potente, “Babylon” con i suoi accenti melodici più marcati ed un bell’assolo di chitarra e la conclusiva, più quadrata e rabbiosa “Liberty”, pezzo in cui la band ha aggiunto degli estratti di discorsi dei presidenti americani Eisenhower (1961) e George H.W. Bush (1991) e di cui ha realizzato un lyric video in cui si riconoscono diversi altri presidenti USA.
Concludendo, senza la pretesa d’inventare nulla di nuovo, con questo primo EP omonimo i Breaker compiono un convincente passo d’esordio e, come dice il proverbio, “chi ben comincia è a metà dell’opera”! Buona la prima!



