CAMMIE BEVERLY – House Of Grief

Titolo: House Of Grief
Autore: Cammie Beverly
Nazione: Stati Uniti
Genere: Progressive/darkwave
Anno: 2025
Etichetta: autoprodotto

Formazione:

Cammie Beverly – voce
Dobber Beverly – chitarra, basso, batteria


Tracce:
  1. House Of Grief
  2. For The Sake Of Being
  3. Running
  4. Paraffin
  5. Another Room
  6. Rivers
  7. Kiss Of The Moon

Voto del redattore HMW: 6/10

Visualizzazioni post:577

Cammie Beverly è, a mio avviso, la voce più bella del panorama metal. Ha un timbro che mi fa letteralmente impazzire. Anche solo a sentirla parlare resto estasiato dalle sue emissioni vocali.

Peccato che con gli Oceans Of Slumber io non riesca ad andare oltre al terzo brano, a parte l’ultimo lavoro che ho ascoltato per intero, ma questo è un problema mio. Le sue capacità e il suo talento mi sembrano poco valorizzati. Quindi una grande aspettativa per l’album solista House Of Grief mi ha assalito sin dalla notizia della sua lavorazione, prima, e della sua imminente uscita, poi. Sta a vedere che stavolta riesco a godere in pieno della sua voce e forse della sua musica.

Aspettativa purtroppo delusa. Mi spiace ma non siamo andati oltre il compitino. Zero rischi uguale a zero gloria.

Ero convinto che venisse maggiormente esaltata la sua vocalità e che i brani fossero, diciamo così, più coinvolgenti.

La durata totale, appena sotto la mezz’ora, è paradossalmente un punto a favore. E ventotto minuti sono obiettivamente troppo pochi per considerare questo un album completo, anche se mi pare di aver capito che così venga venduto.

Senza una linea guida che aiuti l’ascoltatore a capire dove si voglia andare a parare, i brani danno tutti un senso di incompiuto.

Momenti bellissimi (brevi) alternati ad incredibili banalità vengono tenute a galla solo dalla bravura di Cammie, che, comunque, non sfrutta appieno le sue qualità.

La tristezza e cupezza dei brani caratterizzati dai lamenti blueseggianti della cantante sono l’unica costante presente nel disco. E non sarebbe assolutamente un brutto inizio, tutt’altro. I suoi pochi esercizi vocali potrebbero essere il punto di partenza ideale per sviluppare un discorso interessante e completo. Ma, ahimè, non è così.

Sinceramente di metal qui, praticamente, non c’è una nota, e non è questo un problema. Siamo di fronte a un gothic dark con un tappeto di elettronica e suonato completamente dal marito Dobber.

Il pezzo iniziale è la sintesi perfetta dell’intero album. Pianoforte e batteria guidano la linea musicale che di per sé resta prigioniera di una situazione indefinita vaga e incompiuta. E’ solo la voce che da’ un senso al tutto. Il dubbio che questi brani siano dei brani esclusi dagli Oceans è forte.

La malinconia che regna sovrana dalla prima all’ultima nota viene anche evidenziata dalla bella copertina. Forse la cosa più bella dell’intero lavoro.

Che occasione persa. E non sapete quanto mi faccia male affermare questo. Continuo ad avere un debole per lei, ma vorrei che osasse di più perchè ne ha tutte le potenzialità.

Lo dico subito, cantato da un’altra voce avrei dato un’insufficienza. Cammie è l’elemento che tiene in piedi la baracca, che non fa affondare la barca, che salva il salvabile, che …  trovateli voi altri modi di dire.

Non sono un ascoltatore oltranzista di metal. Ascolto regolarmente gruppi che con questo genere non hanno nulla a che fare, prog compreso (soprattutto italiano anni settanta, se permettete i maestri del genere, tanto per intenderci) e sì, Vostro Onore, sono colpevole, adoro letteralmente anche i Duran Duran! Quindi non pensate neppure lontanamente che il mio giudizio sia influenzato dal fatto della praticamente totale mancanza di anima metallica nel disco.

Semplicemente questo album non mi ha trasmesso un granchè, ehm, forse sì, quasi indifferenza. Colpa mia? Probabile. A chi se la dovesse sentire, provi ad ascoltare e a giudicare.

Io resto del mio pensiero riguardo a questa uscita: ma perchè?

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