King Diamond + Paradise Lost – 16/06/2025 Alcatraz (Milano)


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VIVA IL RE! VIVA IL RE! VIVA IL RE!

Solo questo può essere gridato a gran voce dopo il fantastico concerto di King Diamond a Milano. Sede del concerto un Alcatraz pieno, ma non pienissimo (dato sold-out dalle informazioni che abbiamo), tanta gente ma nonostante tutto si riesce tranquillamente a muoversi (chi ha detto “sì, per andare a prender da bere?”). Lunedì 16 Giugno 2025, una data che resterà per lunghi anni impressa nella mente di chi ha vissuto questa esperienza.

Si perché, dopo venti anni di attesa per un’esibizione in Italia, di un’esperienza si può parlare. Uno spettacolo teatrale oltre alla prova musicale, un’esperienza visiva ed immersiva.

Proprio da questo vorrei partire, con un “velo” di polemica: soprattutto per l’età media dei presenti (quindi tutti ragazzini, giusto? Dai, non fateci sentire così vecchi) mi sarei aspettato un atteggiamento diverso sotto il palco. Ed invece, come da foto nella galleria, per vedere il palco ci si doveva spostare tra la miriade di telefoni in ripresa costante. Ma perché? Perché andare ad un concerto di questo tipo e passare il tempo a riprendere il palco? Mi sta bene far due foto, un video da inviare ad un amico che non è potuto venire al concerto…ma stare ore con una luce fissa negli occhi della persona davanti che riprende tutto “fa davvero imbestialire”.

Ma partiamo dai Paradise Lost. Per orari di esibizione e traffico milanese riesco ad entrare al locale mentre stanno suonando “The Last Time”. Peccato perchè, leggendo la scaletta, c’è da saltare sulla sedia. Suoni non certamente al top, e palco decisamente ridotto visto che la band sta tutta nello spazio davanti alla struttura di KD. Notevole la partecipazione del pubblico presente in sala, nonostante la scaletta ridotta rispetto a quella dello scorso anno, ed una situazione da apri-pista, i Paradise Lost confezionano una prova da maestri. Le ultime due riportano indietro nel tempo, per la felicità di chi scrive, “Embers Fire” e “Say Just Words” sono due pezzoni che tutti cantano.

Tempo tecnico di preparazione del palco ed ecco che si parte con l’intro: sono le 21.00 come da programma e si spengono le luci. E subito brividi, le note di “The Wizard” degli Uriah Heep annunciano l’arrivo del Re, subito seguite dall’intro “Funeral”. L’ingresso dei musicisti è accolto con un boato, scenografia bellissima a più livelli, con scale e balconi, ed a centro palco la bara bianca. Suoni incredibilmente buoni per il locale, tutto ben calibrato e con la voce che spicca come dovrebbe, la band sembra divertirsi ed è compatta e perfetta in ogni passaggio; veder suonare Andy LaRocque fa bene all’anima di ogni fan sotto il palco. Grande prestazione di Matt Thompson alla batteria, relegato in alto sulla prima balconata (ma almeno si possono vedere i suoi movimenti), e del duo chitarra/basso che rispondono al nome di Mike Wead e Pontus Egberg. Un’esplosione ad ogni pezzo, da “Halloween” a “Voodoo”, che vengono impreziosite da passi di danza e scene teatrali; in alto a lato della batteria uno spazio è riservato alla corista e tastierista Hel Pyre (bassista delle Nervosa).

Oltre a quanto previsto dai movimenti di scena, ecco imprevisti come una voce che grida “I Love You” e la conseguente risposta del Re che ricorda che lui non ci ama. Del resto, come potrebbe dall’alto della sua regalità? Il concerto prosegue con brani che non hanno bisogno di presentazioni, da “Welcome Home” a “The Candle” fino a “Eye Of The Witch” e “Burn”, ogni attimo è da assaporare ed incollare nella testa; nonostante la sua età la voce è potente e cristallina, ed ancora oggi evoca orrori e paura, esibizione da brividi.

La formazione saluta ed esce, prima del classico “Encore”; il commento tra amici in attesa della ripresa è “certo che senza la scenetta con il bassista ci stava un pezzo in più.” Si, come sempre ne vorremmo di più, ma il concerto finisce esattamente alle 22.30, preciso come era iniziato. Un attimo di pausa e si conclude con un finale che più classico non può essere: “Abigail”.

Un concerto che racchiude il meglio della carriera di King Diamond, un regalo a tutti i fan italiani che lo hanno atteso per così tanto tempo. Difficile esprimere quanto è successo, certe esperienze sono da vivere!

 

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