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Dopo aver cantato per sette anni, fino al 2016, negli Imperial Age, Anna Kiara ha fondato la sua band con il nome di Kiara per poi, nel 2023, cambiarlo nell’attuale Anna KiaRa.
La musicista russa ha pubblicato quest’anno il suo terzo album, Symphony Of Rage, un disco symphonic di produzione indipendente che vede la cantante come autrice di tutti i brani, musica, testi e arrangiamenti ed addirittura anche alcuni assoli di chitarra. Il marito Paul Maryashim la accompagna come chitarrista, bassista e, anche lui, nelle vesti di arrangiatore. La durata totale è di un’ora abbondante, ma non spaventatevi, le ultime sei sono la riproposizione in lingua russa degli stessi brani cantati in inglese. I primi nove pezzi originali, più che sufficienti per farsi un’idea del disco, durano trentasette minuti, quanto basta. Devo ammettere, però, che è una trovata interessante. La parte in madrelingua ha un suo fascino, anche se non aggiunge nulla di nuovo all’album.
Anna KiaRa ha indubbiamente una bella voce e i pezzi esaltano appieno le sue qualità. Ad un primo ascolto l’album non mi ha trasmesso nulla di particolare, ma devo riconoscere che più lo ascoltavo e più l’atmosfera solenne ed epica, accompagnata dalle belle interpretazioni dell’artista russa, ha iniziato a coinvolgermi in maniera importante. L’esperienza maturata con il suo precedente gruppo si sente e in più di un passaggio Anna se la cava con grande mestiere. Questo non è un album per scapocciatori, ma le sue sonorità e i suoi richiami emozionali, uniti ad una più che buona produzione, ne determinano un risultato che pone il meritato risalto al talento di Anna KiaRa.
La narrazione sinfonica e le melodie musicali hanno la piena maturità per non far risultare i brani pomposi ed eccessivamente sinfonici. La cantante è riuscita a mantenere un giusto equilibrio, tanto che alla fine un paio di pezzi in più avrebbero sicuramente non avrebbero guastato.
Le parti chitarristiche sembrano sempre intervenire con discrezione, quasi a non voler “disturbare”, ma bensì a completare il suono. Le atmosfere sinfoniche, ricreate dalle tastiere sopra un tappeto ritmico molto “riservato”, sono sempre al servizio della voce e della storia.
Armi e stregoneria per il primo pezzo, “Blood Of Heroes”, che narra di campi di battaglia, vite perse in epiche guerre e storie di una spada dai poteri nascosti. Il flauto in apertura di “Excalibur” è da pelle d’oca. Funzionale per tutta la durata del brano, è di un coinvolgimento totale che, unito alla voce angelica di Anna, ti trasporta su un’altra dimensione, un misto tra onirico e fantasy.
In “She-Wolf” il ritmo aumenta, quasi ad accompagnare gli avvertimenti di pericolo lanciati dalla cantante sull’avvicinamento della pericolosa, assetata e affamata bestia. Un avvicinamento angosciante che trova la sua quiete nella melodia struggente di “Journey To The Stars”. Un incantevole volo nelle galassie più lontane.
E arriviamo così al pezzo centrale che dà il titolo all’album, “Symphony Of Rage”, carico di pathos, di rabbia e di … symphonic. Basta questo brano a descrivere l’intero disco e l’ottimo livello di scrittura raggiunto da Anna. Ed è qui che fa la sua comparsa il growl di Paul. Il suo cantato contribuisce a rendere ancora più asfissiante l’atmosfera minacciosa e carica di nubi che si sta lentamente addensando sopra di noi.
Una intro di tastiera per immergerci nelle terre desolate e ghiacciate delle sue storie e a trasportarci nelle remote “Icy Wasteland”. Un cammino percorso insieme ad un bellissimo e sofferto assolo di chitarra nella parte centrale. Un assolo che penetra nelle ossa con il suo grido lento e disperato. Il nostro tragitto diventa sempre più glorioso e sofferto.
Cambio di ritmo e batteria protagonista con il suo incedere a tratti aggressivo e a tratti imperioso in “Poetry Of Despair”.
“Reborn” è un altro pezzo che mette in risalto le doti canore di Anna. Un pianoforte e la sua voce. Basta questo, non serve nient’altro.
Chiude “Flight Of The Valkyrie”, il pezzo più classicamente heavy metal. D’altronde con un titolo così …
Sono rimasto affascinato da quest’opera. A chi piace il symphonic ed il folk, Symphony Of Rage è un lavoro da top ten per il 2025 (sia chiaro, relativo al genere in questione). O almeno lo è per me. Sarei curioso di vedere Anna KiaRa in concerto per sentirla dal vivo e per poter rivivere direttamente dalla sua voce le emozioni dai suoi brani. Molto brava.