BURNING WITCHES – Inquisition

Titolo: Inquisition
Autore: Burning Witches
Nazione: Svizzera
Genere: Heavy metal
Anno: 2025
Etichetta: Napalm Records

Formazione:

Jay Grob: Basso
Lala Frischknecht: Batteria
Romana Kalkuhl: Chitarra
Laura Guldemond: Voce
Courtney Cox: Chitarra


Tracce:

01. Sanguini Hominum
02. Soul Eater
03. Shame
04. The Spell of the Skull
05. Inquisition
06. High Priestess of the Night
07. Burn in Hell
08. Release Me
09. In for the Kill
10. In the Eye of the Storm
11. Mirror, Mirror
12. Malus Maga
Durata totale: 48:05


Voto del redattore HMW: 6,5/10

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Nella mia carriera da recensore – fa proprio figo da dire – ho avuto ormai modo di comprendere che ci sono determinate correnti e pratiche di marketing che si uniscono per aggiungere al semplice prodotto musicale una sorta di storia che vada a creare un senso di affezione verso gruppi che forse in periodi passati ma non remoti, avrebbero avuto difficoltà a rimanere continuamente sull’onda dell’interesse popolare. Le Burning Witches sono a mio modo di vedere una delle massime espressioni in termini di prodotto musicale vendibile e fruibile da una grossa fetta degli ascoltatori dei generi più o meno duri.

Sin dalla loro fondazione avvenuta quasi un decennio fa, la carriera delle cinque elvetiche è partita alla grande con lodi da parte di artisti internazionali e con la pubblicazione di un omonimo disco nel 2017 che effettivamente ha confermato la bontà del progetto il quale tralasciando una parentesi non propriamente eccezionale con i due album Dance With The Devil e The Witch Of The North, ha compiuto sempre dei discreti passi in avanti a livello di qualità e concretezza. Il penultimo The Dark Tower è annoverabile difatti come prodotto ottimo e convincente.

La sensazione è che la frequenza di pubblicazione, con ben 6 dischi in meno di 8 anni contando il nuovo Inquisition, sia influenzata parecchio dall’effetto “Wow” legato all’immaginario – e si perché negarlo, all’immagine – delle 5 artiste ma in fondo, in un’epoca dell’Heavy Metal dove è difficile intravedere delle vere e proprie icone come poteva avvenire ancora fino agli anni ‘90 o primissimi 2000, siamo poi così sicuri che non ci sia bisogno almeno di poter tirare un sospiro di sollievo e dire “un altro disco delle streghe brucianti??… Va beh dai, un ascolto glielo posso anche dare…”. E se poi il risultato è anche discreto come nel caso del già menzionato Inquisition, ben vengano queste operazioni musico-commerciali!

Le 12 tracce che compongono Inquisition le quali constano anche di una breve introduzione “Sanguini Hominum” e una altrettanto breve conclusione “Malus Maga” mostrano un irrobustimento del suono forgiato durante la creazione dei precedenti episodi discografici e alla ben evidente ispirazione di stampo priestiano vanno ad aggiungere qualche sprazzo qua e là di Thrash metal ed in generale di aggressività sia in termini lirici e testuali, con la cantante Laura Guldemond in buono stato di forma, sia come già detto nell’impostazione dei riff delle due chitarre e delle parti di batteria. Un elemento che si ritrova facilmente lungo la cinquantina scarsa di minuti dell’opera, è la congiunzione di melodie accattivanti generate dalla chitarra solista con quella ritmica, come dimostrano le varie “The Spell Of The Skull” e la traccia che dal il titolo al disco.

La ricetta è semplice, ma discretamente efficace: alle strofe cadenzate e potenti che sorreggono le linee vocali, per l’occasione ancora più crude, ma non scarne rispetto al passato, si alternano ritornelli orecchiabili e di stampo corale, ideate per poter essere riproposte dal vivo e richiamare il pubblico alla partecipazione collettiva. Riescono a trovare spazio brani differenti tra loro e che spingono alla ricerca di una varietà compositiva che dia maggiore respiro alla scaletta come ad esempio la sentita ballata “Release Me” o la più rockettara “High Priestess Of The Night”, di deriva quasi Glam anche se dal gusto un po’ sciapo.

L’intenzione delle Burning Witches è quella di proporre una nuova identità ai propri pezzi e agli ascoltatori e le veloci “Soul Eater”, “Burn In Hell” e “In For The Kill” raggiungono lo scopo senza far sobbalzare dalla sedia complice la mancanza di quel tanto di mordente che forse potrebbe essere ottenuto consentendosi una maggiore libertà stilistica e distaccandosi da schemi certo rodati ma ormai più che abusati.   E’ ovvio che la prestazione di tutte le ragazze in questione sia pregevole, parliamo di una band che ha macinato decine e decine di concerti in giro per l’Europa e che quindi sa su quali cavalli puntare per ottenere un riscontro positivo.

Quello che manca rispetto al precedente The Dark Tower è quell’effetto di varietà che sono riuscite ad ottenere con il tempo, avvicinandosi di un soffio ad una effettiva freschezza. A questo punto però è lecito aspettarsi che nel prossimo futuro le Burning Witches cerchino di raggiungere la definita consacrazione con il disco definitivo che sommi le nuove influenze alle precedenti conquiste per regalarci il loro apice musicale. Ce la faranno?

Nel frattempo possiamo concederci un altro ascolto e dire “un altro disco delle Streghe Brucianti?… Massi dai, in fondo.. Perché no?

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