Visualizzazioni post:623
Melodic death e thrash metal insieme. Citando una famosa frase di un film cult : “Si .. può … fare!”. E i Degenerate l’hanno fatto, e pure bene!
Questi due generi musicali mi piacciono e mi sono sempre piaciuti. Da sempre, da che ho memoria, e quindi l’approccio curioso, ma anche scettico, a questo album mi ha spinto a smorzare l’entusiasmo per ritrovare un certo equilibrio di giudizio. Ho cercato di ascoltare in maniera distaccata e imparziale e, pur avendo qualche cedimento dovuto all’amore incondizionato che ho per questi tipi di musica, devo dire che il lavoro dei Degenerate risulta interessante e riuscito.
E’ il secondo disco per il gruppo olandese che, dopo l’esordio di Devastation Ahead di ben sei anni fa, si sono decisi finalmente ad uscire con qualcosa di nuovo. Titolo e copertina che mi ricordano i Testament, così, tanto per dire.
Dieci brani senza flessioni e una certa linearità nella scrittura, da intendere in maniera positiva, per un prodotto che, pur registrato in maniera indipendente, ha tutte le carte in regola per interessare gli appassionati di metallo che hanno voglia di ascoltare qualcosa di nuovo e diverso.
Qui abbiamo un incontro tra Slayer, In Flames, Dark Tranquillity e Children Of Bodom. Un’orgia musicale di tutto rispetto. Sempre in bilico tra i due generi, non c’è mai un pezzo che abbia uno solo dei due elementi, ma tutti i brani presentano questo miscuglio di melodeathrash. Non possiamo etichettarli come anticonformisti, ma gente che prova a rompere qualche schema sì. E anche che prova a inventarsi qualcosa.
La formazione che ha inciso l’album è la stessa dell’esordio di sei anni fa, anche se c’è da precisare che il bassista Filip A.Filipczuk ha lasciato la band dopo l’uscita del disco e il suo posto è stato preso da Yannick De Wit. Il fondatore, Rens, è sempre al suo posto, alla voce e chitarra, accompagnato dai fidi scudieri Daniel e Bas. Ad andare a cercare il pelo nell’uovo, magari un cantante frontman non guasterebbe. Rens se la cava piuttosto bene, ma per alzare ulteriormente l’asticella, forse, un’ugola di ruolo potrebbe essere. e sarebbe, una soluzione.
La produzione, indipendente, è molto buona, e ci presenta in modo chiaro l’equilibrio tra melodia e brutalità dei Degenerate. I livelli di tutti gli strumenti sono ben mixati e il suono viene esaltato nel disco in modo uniforme e completo per tutta la sua durata.
“The Cult” è quella che rappresenta al meglio la prima parte. Un’intro che richiama gli Slayer e che poi scatta con una frenesia tipica in pieno stile Araya e soci con un intermezzo melodico che spezza l’andamento animalesco del brano. La parte centrale del disco ha in “Sentence Of Death” una miscela esplosiva di tastiere, violino, riff di chitarra thrash con richiami power e voce growl a completare la ricerca di una formula chimica che trasformi in melodeathrash (mi piace) ogni nota che fuoriesce dai loro strumenti. Semplicemente Degenerate. E infine la suggestione di “The Blacksmith”. Classico, classicissimo thrash, ma con tastiere che creano quell’atmosfera che, a tratti, mi ha ricordato i primi Children Of Bodom. Un pezzo nordico, freddo e malinconico, ma, allo stesso tempo, arrabbiato e nervoso.
I pezzi descritti sono il Bignami di questo album. Chi ha già una certa come me, capirà il significato del cognome. Se non avete voglia di ascoltarlo tutto, almeno date una possibilità a queste tre canzoni.
Mi sono entrati indubbiamente nelle grazie e soprattutto nel cuore. Continuo ad avere in testa i loro riff e le loro melodie. Direi hanno fatto centro. Hanno ampiamente dimostrato che , mentre i tempi e gli stili cambiano, esiste un approccio personale che mantiene intatta l’integrità di una band che sa cosa vuole, sa come farlo e sa come ottenerlo.
I Degenerate hanno mantenuto le premesse, il connubio è riuscito. Non resta che vederli in azione.