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I Mandragora Titania (fino a poco tempo fa chiamati Mandragora Thuringia, dal nome della regione tedesca di provenienza) sono, per chi scrive, una bella scoperta. Per motivi di lavoro ho passato molti anni della mia vita in Germania, e lì ho un po’ conosciuto quel sottobosco di band, sia rock che metal, che bazzicano nell’ambito del medieval/folk/pagan: i musicisti turingi aggiungono però qualcosa in più al sound, e una analisi della tracklist del loro terzo album lo potrà dimostrare.
La opener “Zinnsoldat” (‘Soldatino di stagno’, nel senso del materiale: ricordate la favola di Andersen?) ha un suono sinfonico ed epico, con l’asprissimo cantato in tedesco di Andor Koppelin: ci ho messo un po’ a focalizzare cosa mi ricordasse l’insieme, ma alla fine dalla mia mente sono emersi i primi due, mitologici dischi degli Equilibrium, che mi sembrano un ottimo referente per darvi le coordinate sonore! Certo, i Mandragora sono meno bombastici e un filo più folk, ma ci muoviamo su quelle latitudini. Del resto, la produzione è stata affidata a Dom R. Crey, fino a tempi recentissimi in forza appunto alla formazione bavarese.
La scatenata “Sasuke” (non so se il riferimento sia al manga ‘Naruto’) culmina nel furioso ritornello ‘Tanzen! Tanzen!’, mentre ha qualcosa di trionfale “Herr Von Riesenstein” (‘Il Signore di Riesenstein’), che sembra una versione iper-vitaminizzata dei Tanzwut. Seguono due brani diversissimi, a testimoniare la varietà del disco: “Sieben” (‘Sette’) è uno strumentale sinfonico di oltre sei minuti, dai toni cinematografici; “Trollwettessen” (che dovrebbe significare qualcosa tipo ‘Gara dei troll a chi mangia di più’) è il brano ‘da taverna’ immancabile in produzioni di questo tipo. Trionfale “Tamburan”, che ha molto dei Finntroll più seriosi, ottimo il ritornello di “Schnee” (‘Neve’), mentre inclina più su un folk ‘semplice’ la godibile “Adaba”.
Insomma, un mix sonoro decisamente originale (almeno oggi che l’ondata pagana della seconda metà degli anni 2000 è bella che dimenticata), da parte di una formazione che difficilmente potrà fare breccia in Italia (il cantato in lingua madre non può che essere un forte ostacolo), ma che meriterebbe l’attenzione di chi stravedere per vichinghi, giochi di ruolo fantasy e simili.



