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Con Darkness Invisible i finlandesi Mors Principium Est arrivano al loro nono album e si confermano come una delle poche certezze rimaste nella scena melodic Death, con la capacità di mantenere intatta la propria identità pur aprendo nuove prospettive sonore.
Il disco in uscita sotto Perception (divisione della RPM) si presenta come un’opera matura, compatta e stratificata, che non vive di nostalgia per i fasti passati ma cerca di tradurre in musica un senso di oscurità più ampio, quasi esistenziale.
Già dal primo singolo “Of Death” si intuisce subito la direzione: riff taglienti e diretti si intrecciano con orchestrazioni ampie, quasi cinematografiche, mentre la voce di Ville Viljanen si conferma graffiante ed incisiva, capace di guidare i brani senza mai diventare monotona. Le chitarre mantengono quel gusto melodico che da sempre è marchio della band, ma con arrangiamenti più atmosferici e soluzioni più armoniche che ampliano lo spettro emotivo.
Il titolo non è casuale, l’oscurità invisibile descrive bene l’impatto concettuale del disco, che non punta solo sull’aggressività tipica del genere, ma anche sulla costruzione di passaggi sonori ampi, quasi cinematografici. Le orchestrazioni, già presenti in passato, qui diventano più integrate ed avvolgenti, la bellissima “Monuments” ne è il chiaro esempio.
La produzione è pulita, potente e valorizza ogni strato, dalle sezioni più veloci ai momenti più introspettivi. Si percepisce il desiderio di creare un album che funzioni quasi come se fosse un viaggio, con una narrativa interna che non lascia spazi a riempitivi.
Se nei lavori precedenti i MPE avevano già dimostrato di saper coniugare melodia e aggressività, con Darkness Invisible riescono a dare una coerenza più forte all’intero lavoro. Non ci sono filler, e ogni traccia sembra avere un ruolo preciso nel flusso narrativo. È un album che non cerca di rivoluzionare il genere, ma lo interpreta con una sensibilità contemporanea, capace di bilanciare ferocia e introspezione; un album che piacerà agli appassionati storici, ma che sicuramente avvicinerà nuovi adepti grazie alla sua “cura atmosferica”.
Se i capitoli precedenti della discografia avevano consolidato la posizione dei MPE nel cuore degli amanti del melodeath scandinavo, Darkness Invisible si spinge oltre. Non è un semplice esercizio di stile, ma un lavoro che mira ad evocare immagini, atmosfere e stati d’animo, oscillando tra ferocia e malinconia.
Darkness invisible è in definitiva un lavoro solido e ispirato. Un album che non solo conferma i Mors Principium Est come una delle realtà come una delle più longeve e coerenti del melodeath, ma mostra anche il coraggio di spingersi verso una scrittura più immersiva. È un lavoro che non si limita a soddisfare le aspettative dell’ascoltatore, ma lo invita ad un ascolto più profondo. I Mors Principium Est hanno ancora tanto da dire.