FLOATING – Hesitating Lights

Titolo: Hesitating Lights
Autore: Floating
Nazione: Svezia
Genere: Progressive death metal / Post punk
Anno: 2025
Etichetta: Transcending Obscurity Records

Formazione:

Andreas Hormark – Basso, Sintetizzatori, Drum Programming
Arvin Sjodin – Voce, Chitarra, Sintetizzatori


Tracce:

01. I Reached The Mew
02. Grave Dog
03. Cough Choir
04. Exit Bag Song
05. Hesitating Lights / Harmless Fires
06. Still Dark Enough
07. The Wrong Body
08. The Waking


Voto del redattore HMW: 9/10

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Floating. Mai sentiti nominare prima e quindi assolutamente sconosciuti al sottoscritto. La loro breve bio li indica come un incontro tra il death metal, il goth e il post-punk. Questo Hesitating Lights è il loro secondo album.

Drum programming e sintetizzatori, partiamo male. La copertina è tipicamente underground anni ottanta, da basso budget. Da buon anziano, sono sempre stato un sostenitore della classicissima formazione a cinque che se sul palco non si dispone con batteria dietro, basso e chitarra ritmica da una parte, chitarra solista dall’altra e cantante in mezzo, mi fa salire il fastidio. Come se non bastasse, questi qui sono solo in due. Ma oggi ho voglia di rischiare. Al che mi sono detto:“massì, ascoltiamoli lo stesso”. Terminati i trentacinque minuti ho premuto stop con un sorriso ebete in faccia.

Folgorato sulla via di Damasco e convertito all’utilizzo delle “diavolerie moderne” e ai gruppi con un numero di elementi variabili da uno a cento, il vostro umile redattore ha rinnegato tutte le sue vecchie convinzioni.

Il duo svedese ha tirato fuori dal cilindro un disco strepitoso. Sono riusciti a cucire insieme i due generi sopracitati con l’aggiunta di vari richiami prog e a rendere il risultato finale fluido e incredibilmente spontaneo.

Il loro mosaico di sperimentazioni ha una naturalezza intrinseca che ti rende famelico nel voler scoprire cosa saranno capaci di inventare nel pezzo successivo. Instillano nel tuo cervello un desiderio di ascolto continuo delle loro “follie”. Andreas e Arvin sono due artisti con un grandissimo talento e la loro è una musica che mi limiterei a definire sopraffina. Anche nel death metal si può utilizzare questo aggettivo. E io lo utilizzo proprio adesso, proprio qui e proprio per Hesitating Lights dei Floating!

Pezzo immediato “I Reached The Mew”. Riff di synth che lascia il posto a un’esplosione improvvisa di post-punk con un sottofondo di batteria martellante, continuo e ossessionante. “Grave Dog” è più orientato sulle sonorità death, ma con gli innesti pazzoidi delle derive dei gruppi svedesi più strani, come Diskord e affini. “Cough Choir” ha un inizio melodico, quasi armonico, per poi sprofondare inesorabilmente nell’oscurità del death con una pesantezza asfissiante che vede a sprazzi una luce liberatoria che ti libera il respiro per qualche secondo. Incredibilmente soffocante.

“Exit Bag Song” esplora il death metal avant garde. I suoi scambi asimmetrici tra le chitarre sembrano non avere un senso apparente, ma creano invece un caos strutturato e funzionante nella sua interezza.

Sembra la colonna sonora di un film. Sto parlando di “Hesitating Lights / Harmless Fires”, con il suo intro di synth e una delicata chitarra solista che si trasforma pian piano in una mannaia pronta a scatenare un pogo vorticoso.

Ci allontaniamo un attimo dal metal estremo. “Still Darl Enough” si presenta più ariosa e… ci voleva. Un attimo per rifiatare è ben gradito.

La penultima traccia, “The Wrong Body”, è legata ad un death più canonico nel suo insieme, ma con dei guizzi goth e prog che ne snaturano l’anima fino a renderla una marcia lugubre e fosca. “The Waking” è la chiusura del cerchio. Ipnotica, ti trascina nel suo ritmo assurdo agitando le tue paure e non concedendoti un secondo di calma per riprendere un po’ ossigeno e per farti rendere conto di essere ancora vivo.

E qui si conclude l’esperienza (perché di questo si tratta) con i Floating. È tutto perfetto e da riascoltare più volte per coglierne le diverse sfumature, che ad un primo ascolto potrebbero anche sfuggire.

Non ho ancora ascoltato il loro precedente The Waves Have Teeth, del 2022, perché me lo voglio gustare come se fosse una nuova uscita. Quindi prima consumerò Hesitating Lights e poi ci darò dentro con il loro esordio. E me lo godrò con lo stesso entusiasmo ed emozione di un fan che riceve il nuovo disco tanto atteso della sua band  prediletta.

Mi hanno dato tutto quello che cerco sempre in un gruppo underground. Può essere di qualsiasi genere, thrash, death, epic, power o quant’altro, non mi interessa, le emozioni e l’incanto che mi hanno trasmesso sono quelle che vorrei sentire ad ogni ascolto di una band sconosciuta ai più.

Lo stupore nello scoprire quanti gruppi validi ci siano in giro mi esalta. Provando ad ascoltarne il più possibile e parlando di quelli che mi colpiscono, cerco di fare la mia parte. Bisogna aver voglia di cercare. Bisogna essere curiosi e non accontentarsi dei soliti nomi. La mia è da sempre una crociata a sostegno dell’underground, un settore che da parecchi anni mi regala soddisfazioni notevolmente maggiori di quello mainstream, che reputo per la maggior parte vecchio e stantio. Scusate lo sfogo.

Qualcuno più bravo di me ha scritto di loro: “se i The Cure suonassero death metal”. Sono d’accordo.

Comunque, voto esagerato? No, sono i Floating ad essere esagerati!

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