Visualizzazioni post:206
RAGE + Broken Faith
El Barrio, Torino
11 ottobre 2025
Ricordo ancora il giorno in cui arrivò l’annuncio del concerto dei Rage a Torino da parte di LM Production e Bam Booking. Per me, cresciuto con i miei mentori metallari più grandi che mi raccontavano delle leggendarie date di Peavy e soci al vecchio Supermarket, è stato un momento emozionante. I Rage, si sa, sono una garanzia di qualità e divertimento, senza mai rischiare la banalità o la ripetitività. La formazione è la stessa ormai da quattro anni: un trittico ruvido, preciso e devastante.
Ovviamente, essendo in casa, passo il concerto con svariati amici e l’atmosfera è carica di felicità per questo “concerto della porta accanto”!
Uno dei due gruppi di spalla, i Mission In Black, hanno dovuto annullare all’ultimo momento il loro concerto a causa di problemi di salute, il che ha fatto slittare gli orari delle esibizioni e di conseguenza della mia possibilità di assistere all’inizio del live, motivo per cui questa testimonianza della serata è stata scritta insieme al sempre presente Piervittorio che si è occupato della band di apertura.
Fortunatamente Jean Bormann e Lucky (rispettivamente chitarrista e batterista dei Rage) sono stati in mezzo alla gente già prima che iniziassero i concerti, quindi ho avuto modo di far due chiacchiere con loro che ormai mi vedono ad ogni concerto che fanno in Italia o a Wacken e scherzano sempre su questo fatto dicendo “ah ma ci sei anche qui!”; chissà, magari non mi sopportano più!
Ad una certa ora si ritirano nei camerini, il locale si riempie e alle 20:30 si spengono le luci.
Inizia il concerto.
I Broken Fate sono svizzeri, suonano melodic death/thrash metal con influenze moderne e sono bravi. Dal vivo. Almeno questa è stata la mia impressione. Una cinquantina di minuti, per un gruppo a me sconosciuto, sono comunque un buon minutaggio per rendersi conto della capacità della band.
Si sono formati nel 2007 e Horizon è la loro ultima delle loro quattro fatiche. Sono tre i brani che ci propongono da questo album, mentre il resto della scaletta pesca dalle loro precedenti produzioni.
Cosa mi colpisce subito è la voce del cantante Tobias, versatile quanto basta per adattarsi ai vari (troppi?) generi proposti. Riesce molto bene nel growl e nel pulito, ma è la sua interpretazione in generale che è convincente e che stupisce un po’ tutti i presenti, molti dei quali, come il sottoscritto, alla prima esperienza uditiva con questo gruppo. Avevo sì ascoltato dei brani, ma sinceramente non mi erano rimasti particolarmente impressi. Su disco, la mia reazione è stata abbastanza fredda.
A quanto ho capito il loro chitarrista è assente ed in sostituzione hanno chiamato tale Mr White (ogni volta che l’han presentato ho pensato al film “Le iene”), che con la sua chitarra solista ci ha deliziato con dei discreti assoli, anche se il suono del suo strumento è risultato leggermente basso e poco incisivo.
Patrick Van Gunten al basso ha dialogato parecchio dal palco, ma complice l’attesa spasmodica per il trio tedesco, il pubblico ha seguito distrattamente le sue indicazioni e richieste.
Buon inizio con “We Want More” e “Stolen Art”. E anche i due successivi hanno avuto l’effetto desiderato di scaldare e catturare l’attenzione del pubblico con pezzi tirati e “sudati”. Un appunto che però mi sento di fare al gruppo è la presenza di troppi generi all’interno della loro proposta. Si passa dal melodic death al thrash, dal lentazzo di turno al metalcore per poi tornare al thrash. Non lo so, non mi convince.
Chiusura affidata a “Paranoid” e ad un altro brano di cui non so il titolo perché non c’è nella scaletta. Probabilmente è stato aggiunto in seguito alla defezione dei Mission In Black.
Grande energia e buona tecnica per un concerto sicuramente coinvolgente. Come già sottolineato, I troppi generi si sentono e a tratti sembrano slegati. Si avverte la mancanza di una linea guida musicale nella loro scelta, ma nonostante questo, mi sento di promuovere la loro esibizione. Una direzione però la devono prendere, almeno su disco.
Ma la chicca della serata è stata Alessandro. Bravo batterista, ok, ma non è stata questo a renderlo indimenticabile, bensì la sua parlata in un italiano con un forte accento calabro-contadinesco degli anni cinquanta. Fantastico il suo: “Facitevi ‘na passecciat’ al tavl’ del merch”. Alla fine, però, credo che abbia funzionato, perché ho visto un buon numero di persone intente a comprare qualcosa e soprattutto a chiacchierare con lui. Ovviamente anch’io mi sono presentato al banchetto per sentirmi dire: “Grazz, cume nui, anch tu si na test’ di metallo”. Beh, dopo il test’, mi aspettavo di peggio.
La buona esibizione mi ha spinto ad ascoltare interamente il loro ultimo disco. Avessi ascoltato prima uno qualunque dei loro album, non so quanta voglia avrei avuto di assistere ad un loro live.
Ci videmu â prossima, cumpà.
Scaletta Broken Fate
01. We Want More
02. Stolen Art
03. That’s A Hard Way
04. Another World
05. Majority
06. Forgotten Faces
07. Fighters And Dreamers
08. Devil On Earth / Break
09. Paranoid
Formazione Broken Fate
Tobias John Banteli – Voce, Chitarra
Mr White – Chitarra
Patrick Van Gunten – Basso
Alessandro De Cicco – Batteria
http://www.broken-fate.ch/index.html?id=2
https://www.facebook.com/brokenfateCH
https://www.instagram.com/broken_fate/
(Piervittorio Sabidussi)
Il locale è strapieno e chi conosce El Barrio sa benissimo che questo significa un caldo in pieno stile sauna, ma non ci facciamo piegare da tutto ciò e dopo aver preso posto quasi davanti, partono le prime note di “A New World Rising”, intro nonché title-track dell’ultimo album dei Rage, seguita a ruota da “Innovation” il cui ritornello viene cantato da tutti i presenti, nonostante sia uscito da poche settimane. Non c’è niente da fare, le melodie di Peavy si inchiodano nel cervello e non escono più, per fortuna.
Si va indietro di un album con “Under A Black Crown”, altro giovane classico che, parere personale, rende molto più dal vivo che su disco.
I Rage sono carichi, Jean saltella ovunque nonostante lo spazio sia poco anche per “colpa” della batteria di Lucky che non rinuncia, giustamente, alla doppia cassa, che viene colpita come se avesse fatto un torto grave all’umanità. I suoni sono potenti e molto definiti; purtroppo, andando in giro per la sala, noto che non si sente bene ovunque: al fondo il suono è molto più ovattato e la voce sparisce un po’, mentre davanti, stando qualche metro indietro rispetto al palco, tutto perfetto. Non essendo il primo concerto che vedo a El Barrio, mi dispiace dire che è una caratteristica che si ripete spesso, ma per fortuna non è così pronunciata da compromettere la riuscita del live.
Ah, c’è anche Peavy! Sempre perfetto, sempre con il sorriso che si trasforma addirittura in commozione quando dal pubblico cantiamo il suo nome tra un pezzo e l’altro. Dato che fa molto caldo Peavy scherza dicendo “sono commosso, ma non capisco se sono lacrime o sudore”. Riteniamoci fortunati perché Peavy in versione comica è riservato solo a pubblici selezionati!
La scaletta prosegue con classici di prima scelta come “Nevermore”, nuovi inni come “A New Land” e, soprattutto quattro chicche che fanno scendere la lacrimuccia nostalgica sia a me e ad altri vecchi fans: “Days Of December”, “Back In Time”, “The Price Of War” e “Sent By The Devil”. Belle, belle, meravigliose e suonate con una furia divina che personalmente non vedevo da qualche anno.
C’è anche spazio per “Fire In Your Eyes”, che personalmente avrei scambiato con altri brani nel nuovo lavoro, ma è anche vero che in una scaletta serve a spezzare un attimo il ritmo altissimo e far prendere fiato al povero Peavy che, alla fine, ha più di 60 anni, come ricorda più volte al microfono.
“My Way”, “End Of All Days”, “Great Old Ones” e… “Higher Than The Sky”! Come sempre cantata da tutti e fatta durare molto di più per dar spazio al pubblico.
Ma è già finito? Tutti abituati al fatto che questo classico dei classici rappresenti la fine dei concerti dei Rage, che invece ci fregano tutti attaccando “Freedom”, altro brano nuovissimo!
Ci avviamo veramente verso la fine affidata alla versione rivisitata di “Straight To Hell”, brano simpatico ma che dal vivo non mi ha mai davvero convinto, ma: primo, il mio giudizio conta meno di niente e, secondo, funziona, quindi avranno sempre ragione i Rage, soprattutto perché Peavy la suona con il cappello da cowboy!
Siamo tutti quanti senza voce, sudati neanche fosse il Gods Of Metal nel parcheggio asfaltato, ma appena parte “Don’t Fear The Winter”, parte il pogo in cui mi lancio all’istante, di conseguenza mi fido di chi mi ha detto che l’hanno suonata benissimo e ad una velocità smodata!
Applausi e “Rage! Rage! Rage!” a non finire; loro sono sfiniti e contenti, noi siamo sfiniti e contenti.
Esco dalla sala, vado al bar a prendere una birra ed esco per far ancora due parole con la band, tranne Peavy che a quanto pare era raffreddatissimo, e sia Jean che Lucky mi dicono che sono rimasti stupiti dal casino che abbiamo fatto.
Possiamo dire per l’ennesima volta che usciamo da un concerto dei Rage con il sorriso stampato in faccia!
Scaletta Rage
01. A New World Rising (Intro)
02. Innovation
03. Under A Black Crown
04. Nevermore
05. Days Of December
06. A New Land
07. Back In Time
08. Fire In Your Eyes
09. The Price Of War
10. My Way
11. End Of All Days
12. Great Old Ones
13. Sent By The Devil
14. Higher Than The Sky
15. Freedom
16. Straight To Hell ‘25
17. Don’t Fear The Winter
Formazione Rage
Peter “Peavy” Wagner – Voce, Basso
Jean Bormann – Chitarra, Cori
Vassilios “Lucky” Maniatopoulos – Batteria, Cori