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“Fuck You All!” è il titolo del nuovo album dei norvegesi Carpathian Forest, una delle black metal band da più tempo sulla scena, capace di ritagliarsi un proprio spazio all’interno del panorama grazie ad uno stile personale che strizza più di un’occhiata al punk, senza contare gli atteggiamenti espliciti e volutamente provocatori del leader Nattefrost, un personaggio certamente non facile da accettare. A rispondere alle nostre domande è stato però Tchort, che si è dimostrato particolarmente loquace e lontano dall’immaginario truce a cui potremmo pensare riferendoci a musicisti black metal. A voi e buona lettura!
Ciao Tchort! Per Entrate Parallele è un onore ospitare sulle nostre pagine una band importante oggi così come in passato per la scena black metal. Per cominciare, non posso non chiederti come sta andando la promozione del vostro nuovo album..
Tchort: Bene, mi sembra. Questo album è importante sia per noi sia per la nostra etichetta, quindi mi aspetto da loro un ottimo supporto riguardo la promozione. Abbiamo finito di recente un tour europeo per il nuovo album, potresti definirlo un “release party” in giro per l’Europa, e per il prossimo anno abbiamo organizzato molte più date in supporto all’album.
Di recente siete passati qui da noi, a maggio, e di supporto avete avuto Vidharr e Bloodthorn. Cosa puoi dirci di quella serata? Io non ero presente ma ho saputo che il locale era abbastanza vuoto, purtroppo. Ad ogni modo il pubblico ha reagito bene?
Tchort: Suonare in Italia è sempre stupendo per noi, però non posso chiamare un luogo di almeno 300 fan “locale vuoto”. Comunque, i fan italiani sono sempre contenti di sentirci e noi ci divertiamo un sacco a suonare qui – come sempre.
Suppongo abbiate proposto anche brani nuovi. E infatti ti volevo chiedere cosa ne pensi dell’impatto dal vivo dei pezzi presenti su “Fuck You All!”: sembrano composti proprio per la dimensione live..
T: E’ vero, abbiamo scritto l’album basandolo sulla nostra energia e l’aggressività dei nostri spettacoli live, e sì, molte delle canzoni sono realizzate per essere suonate dal vivo. Dal vivo penso che finiremo con il suonare metà del nuovo album. Abbiamo registrato il nuovo album proprio come lo suoniamo dal vivo, con due chitarre, basso, batteria e voce. Nessuna sovraincisione, nessun “trigging” di batteria.
Nel nuovo album viene enfatizzata in maniera maggiore rispetto al passato la componente punk, oltre a strutture più snelle derivanti dal rock/punk appunto. Mi viene da pensare ad un famosissimo brano vostro come “He’s turning blue”. Cosa mi puoi dire a riguardo?
T: Non vorrei dirlo, perchè abbiamo cambiato tutto se confrontiamo con gli album vecchi. La produzione è diversa (meno dettagli, meno tastiere, nessun coro), quindi c’è una struttura meno complessa, ma la musica non è stata modificata in modo del tutto drastico. Abbiamo lasciato da parte le canzoni brevi che abbiamo usato come intermezzi nei precedenti album. Come dissi, l’album è il riflesso dei nostri concerti: pieni di energia ed aggressività!
Pensi che in Norvegia si stia formando uno stile black metal che guarda alle radici del genere in maniera più forte rispetto al passato? Voglio dire: l’ultimo Darkthrone è abbastanza esplicito su cosa ha influenzato il black sul nascere e diverse band stanno seguendo questa strada. Non si può certo negare che gruppi come Motorhead (basta pensare anche alla tribute-band che proviene proprio dalla Norvegia, i The Bombers), Celtic Frost ed Hellhammer siano influenze estranee al genere, no?
T: Le band metal norvegesi non hanno mai avuto paura di cambiare o di guidare dei nuovi sentieri musicali, ed è sempre stato così. Non è niente di nuovo. C’è sempre un limite a tutto, anche quando si parla di velocità in musica, e invece di cercare di essere la band più veloce dei dintorni, come molte band sembra che stiano facendo, alcune band seguono direzioni diverse ed esplorano elementi nuovi (o vecchi). I Carpathian Forest hanno sempre avuto il merito di seguire la vecchia scuola per il loro sound.
Domanda che esula un pò: spesso ci si chiede se l’immagine di un musicista black metal è tale anche fuori dal suo gruppo. A livello musicale, ad esempio, cosa ti piace? E cosa ti influenza nel comporre musica?
T: Diciamoci la verità, sono cambiato molto da quando avevo 17-19 anni ed ero al massimo dell’estremo, con molta violenza nella mia vita. Credo sempre nelle stesse cose di quando ero più giovane, ma non ho più il bisogno di esprimerle o di mostrare a tutto il mondo quali sono i miei punti di vista. Io parlo attraverso la mia musica, i nostri artwork, i nostri testi. C’è ancora molto odio qui, ma viene trasmesso attraverso la nostra musica, e non più attraverso la violenza nelle strade.
E dei dischi solisti di Nattefrost che ne pensi?
T: Ho solo sentito qualche demo. Sembrano avere più influenze punk rispetto ai Carpathian Forest.
Se dovessi tracciare un riassunto di quanto fatto dai Carpathian Forest sino ad oggi, cosa rifaresti e cosa invece cambieresti?
T: Rifarei tutto di nuovo. Eviterei di fare le cose che ritengo possano essere noiose, ma siamo quello che siamo e facciamo quello che facciamo. Fa parte di essere i Carpathian Forest!
Riallacciandoci al vostro passato, come è nata la collaborazione con Nordavind? Erano anni che non partecipava più ad una vostra uscita.
T: Si. è tanto tempo che lui non è nel gruppo e sono successe tante cose! Nattefrost (o i Nattefrost) voleva qualcosa di speciale e unico per una delle canzoni sul nuovo album e da quando Nordavind vive vicino allo studio dove si registrano le parti vocali ho pensato che l’avrebbero invitato per una session. Ed è venuta veramente fantastica!
Un altro punto che separa “Fuck You All!” dal passato dei Carpathian Forest è la mancanza di tastiere nell’album. Credo in passato sottolineassero meglio alcuni passaggi più atmosferici delle vostre composizioni; mentre ora, come dicevo prima, sembra che puntiate tutto sull’impatto frontale e l’assalto sonoro.
T: Come ho spiegato prima, volevamo che questo album fosse un riflesso dei nostri show live e, negli ultimi tre anni, non abbiamo usato tastiere suonando dal vivo. E’ meno “bombastic”, epico e tutta quella roba, ma le canzoni funzionano comunque alla grande, perchè sono canzoni stupende. Sarebbe interessante, in futuro, suonare i nostri vecchi pezzi dal vivo con le tastiere; ma così come è ora, con l’energia e l’aggressività che abbiamo, i nostri show vanno decisamente bene.
Ok, ti lascio le ultime righe per chiudere come preferisci. Da parte mia e della redazione non posso che augurare il meglio ai Carpathian Forest e a tutti i tuoi progetti, in particolare Green Carnation e ringraziarti della disponibilità! Hails!
T: Grazie per il vostro supporto! Visitateci online al sito www.tnbm.no per news e aggiornamenti riguardo ai tour, etc. Sono certo che torneremo in Italia prima o poi! Hail Satan!
Intervista realizzata da Alessio Zecchini