Jacopo Galli


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Jacopo Galli, ingegnere di Certosa di Pavia, ha deliziato le nostre orecchie con un bel lavoro, Timedrops, uscito da poco e interamente composto, suonato e cantato da lui. Noi lo abbiamo raggiunto per fare due chiacchiere con lui e per farci spiegare meglio il frutto di anni di duro lavoro, come lui stesso ci dice..

Ciao Jacopo, tu sei un eccellente polistrumentista, vuoi dirci esattamente quali strumenti sei in grado di suonare e quali studi hai fatto? possiamo capire dal tuo lavoro “Timedrops” che il tuo preferito è la chitarra, giusto?

Ciao… Direi che hai perfettamente ragione: io sono e sarò sempre, prima di tutto, un chitarrista; è il primo strumento a cui mi sono dedicato e la mia vera passione. Ho avuto diversi insegnanti, fra cui Andrea Rossi, ottimo amico e pavese come me, ma devo dire che, al di là delle lezioni, ho imparato tantissimo “tirando giù” dischi interi e suonandoci sopra fino alla nausea di chi mi stava intorno: genitori prima, poi la fidanzata. Ovviamente si trattava dei classici: Master of Puppets, Rust in Peace, Images and Words, Inside Out, etc. Poi, dalla chitarra al basso mi sono arrangiato. Ho anche preso lezioni di tastiera e armonia e infine lezioni di canto (anche se forse non si direbbe!).

Come è nato questo tuo amore per la musica e quali sono gli artisti che più ti hanno influenzato, sia nella tua crescita artistica che nella stesura di “Timedrops” ?

L’amore per la musica è nato verso l’85 con i buoni vecchi Iron Maiden, che hanno fatto scattare la molla… anche se poi sono stati i Metallica e i Megadeth a continuare a entusismarmi. In ordine di tempo, direi che nel ’92 i Dream Theater di Images and Words hanno avuto una grossa influenza sulle mie composizioni. Non dimentico comunque Savatage, Malmsteen, Queensryche. E poi Angra, Symphony X, Shadow Gallery. Ma la mia band preferita sono i Fates Warning. Mi piace la misura e la raffinatezza che riescono ad esprimere; a differenza di altri super gruppi, non vogliono mai strafare con assoli o tecnicismi: tutto è funzionale a valorizzare esclusivamente le loro canzoni. E poi, lasciamelo dire, Mark Zonder è fantastico: posso ascoltare esclusivamente la batteria senza mai annoiarmi!

La decisione di fare tutto da solo, compresi i suoni della batteria campionati, è stata dovuta al fatto che non sei riuscito a trovare gente abbastanza motivata o al fatto che non volevi influenze esterne che avrebbero potuto modificare le tue idee di base?

Beh, in effetti direi soprattutto per il secondo motivo. Conosco diversi ottimi musicisti che sono anche amici, ma dal momento che per me “Timedrops” rappresenta esclusivamente un progetto che doveva servire a concretizzare anni di passione per la musica, senza fini di lucro o di riscontro commerciale, visto che io di fatto sono un ingegnere e lavoro come tale, ho preferito tentare soprattutto di esprimere me stesso e le mie idee, anche a costo di scelte impopolari per un genere come quello che propongo, come la batteria campionata o il fatto di aver cantato io e non un cantante professionista. Poi, è senza dubbio vero (e chiunque abbia suonato in una band può confermarlo) che risulta difficile avere tutti gli stessi obiettivi e le stesse motivazioni… morale: chi fa da se’ fa per tre! Comunque, qualcosa delle persone con cui suonavo è rimasto, nel disco, come puoi leggere nel booklet… in particolare, colgo l’occasione per ringraziare una volta di più Alessandro, mio ex-batterista.

Hai mai suonato in qualche gruppo come chitarrista o non hai mai avuto occasione di provare il contatto con il pubblico? avendo un progetto solista non ti manca questa emozione?

Sì, ho suonato per anni in vari gruppi con cui mi sono anche esibito dal vivo. Devo certamente ricordare fra questi innanzitutto gli “Inner Maze”, in cui avevo il doppio ruolo di chitarrista e voce solista, con cui proponevamo molto del materiale di “Timedrops”. Poi, ricordo i “Bad Attitude” in cui suonavo le tastiere e facevo i cori. In questo gruppo c’erano anche Andrea Rossi alla chitarra e Cesare Zanotti (Rad1, ex Mister X) alla voce solista. Ma devo dire che esibirmi live non mi manca affatto; la mia vera fissazione è sempre stata di registrare i miei pezzi per farli ascoltare come si deve, e “Timedrops” nasce proprio da questa esigenza..

Leggo nelle tue influenze musicali che i gruppi che ti hanno ispirato sono in prevalenza gruppi che sono in giro da un sacco di anni (Fates Warning, Dream Theater, Shadow Gallery, Malmsteen..) e che comunque sono tuttora molto validi e continuano a sfornare ottimi album. Pensi che al giorno d’oggi i giovani musicisti dovrebbero affidarsi ancora a questi “mostri sacri” (vedi anche Satriani, Gilbert, ecc.) o ci sono artisti che pian piano li stanno sostituendo degnamente?

Penso che ognuno segua un suo personale percorso per quanto riguarda ascolti ed influenze musicali, affine con la sua sensibilità; nel mio caso sono stati i gruppi citati prima: Metallica, Megadeth, Dream Theater, Fates Warning, Queensryche. Di certo, penso che dischi come “Master of Puppets”, “Rust in Peace”, “Images and Words”, “Perfect Symmetry”, “Operation: Mindcrime”, siano dei capolavori assoluti che ogni musicista dovrebbe conoscere. E’ anche vero, però, che col tempo, disco dopo disco, tutti questi gruppi (chi più chi meno) hanno perso molta della loro magia. Di certo gruppi più recenti che veramente abbiano quel qualcosa in più non ne vedo, a parte gli immensi Pain of Salvation. Parlando poi di gente come Gilbert o Satriani, non ho mai apprezzato granchè il virtuosismo fine a se stesso, anche se riconosco il loro valore.

Mi dicevi che il tuo Timedrops è il frutto di anni di duro lavoro, di impegno e di fatica. Quali sono stati i momenti più duri, quelli magari che ti hanno fatto fatto pensare “mollo tutto” e quali invece i più belli durante la fase di realizzazione?

E’ stato difficile essere sempre motivato a sufficienza ma, visto che dovevo solo rendere conto a me stesso, nei momenti in cui mi sentivo un po’ stufo semplicemente piantavo lì il lavoro. Questo ha allungato sì i tempi di realizzazione, ma mi ha impedito di arrivare “a saturazione”, anche perchè nel frattempo dovevo laurearmi. I momenti più belli sono stati ogni volta in cui una canzone era finita e all’ascolto mi dava soddisfazione. Ma soprattutto quando sono andato al Massive Arts Studios a Milano per la fase di mastering (ovvero: intervento sul volume generale ed equalizzazione generale per preparare il disco alla stampa) e il tecnico del suono Alberto Cutolo ha apprezzato il lavoro fatto da me ed è riuscito ad ottenere proprio il sound definitivo che cercavo… alla “Inside Out” dei Fates Warning. In quel momento ho capito di aver lavorato bene; sai, il parere di una persona con così tanta esperienza è molto importante.

In Italia, e non solo, la scarsa attitudine musicale della maggior parte della gente impedisce purtroppo il giusto riconoscimento del valore degli artisti e ci vengono proposti motivi indegni in radio, remixaggi, canzoni dove si parla solo e non ci sono note degne di questo nome. Come giudica un polistrumentista questo declino quotidiano dell’arte musicale?

Il panorama di ciò che si ascolta in radio è davvero desolante, non c’è che dire. Gli artisti locali non sono affatto aiutati e valorizzati; poi, con quello che trasmettono, la gente non viene mai educata musicalmente, a furia di sentire a tappeto robaccia. Almeno, potrebbero passare qualcosa di meglio di rappers che sembra recitino filastrocche (di cui, fra l’altro, qua in Italia non si capisce una parola) o pseudo remix del tipo di cui parli tu. Basterebbero, che so, i Beatles o i veri Police, non si chiede niente di tanto astruso… oppure, per restare in Italia, gente valida come per esempio Vinicio Capossela. In realtà di buona musica ce n’è parecchia… ma evidentemente paga di più la robaccia, ed è sempre una questione di soldi.
Per un certo prodotto più estremo, poi, penso che non ci sia proprio niente da fare. Certa musica, da sempre ed un po’ ovunque nel mondo, bisogna saperla cercare: non credo che, ad esempio, i Pain of Salvation possano essere proposti alla massa, perchè bisognerebbe cambiare la loro musica o il cervello degli ascoltatori. Di conseguenza si avrà sempre un prodotto “di nicchia” ed uno più commerciale.

Tu hai un sito promozionale che segnaliamo ai lettori, www.daturi.com/jacopo/timedrops.htm da dove si possono scaricare degli mp3 dei tuoi lavori, il che secondo me è una cosa fondamentale per il mercato metal che non passerà mai per radio e sui giornali. Come vedi il fenomeno mp3? sapere che i tuoi brani possono essere in rete ti fa prima sentire contento per via di tutte le persone che impareranno a conoscerti o deluso per i mancati guadagni (nonostante tu abbia già specificato che il tuo lavoro non è a fini di lucro)?

Principalmente contento… il mio primario obiettivo con “Timedrops” era di farmi sentire il più possibile, per cui anche internet va bene; pensare che la tua musica arriva, in un modo o nell’altro, anche dall’altra parte del mondo da molta soddisfazione. D’altra parte, è giusto riconoscere agli artisti i loro meriti comprando i loro lavori. Io personalmente compro dischi originali degli artisti che mi piacciono perchè conosco gli sforzi e la fatica che ci sono dietro ad un CD e mi sembra giusto, eticamente parlando, riconoscere tali sforzi. Secondo me, poi, chi scarica dischi interi da internet in generale non è qualcuno che, senza questo mezzo, ti comprerebbe il disco. Semplicemente, visto che è gratis, se li scarica; ma se non potesse fare ciò, farebbe a meno della tua musica. Perciò, tanto vale essere ascoltato in un modo o nell’altro.

Timedrops, anche qualora restasse il tuo unico lavoro, rappresenterà per sempre un ottimo biglietto da visita. In futuro potremo vederti come chitarrista in qualche band o è un’ipotesi a cui hai rinunciato definitivamente?

In questo momento della mia vita non mi interessa più farlo. Il lavoro di “Timedrops” mi ha confermato che quello che più mi piace fare è comporre e registrare. Insomma, mi vedo più Arjen Lucassen che Kirk Hammett. Il tempo libero per continuare a farlo diminuisce, una volta fuori dall’università, ma alla fine penso più probabile un altro disco; almeno, io ci proverò. Quanto tempo dovrà passare, poi, non so dire…

Domanda di fantametal: se potessi scegliere un super gruppo che coverizzi un tuo pezzo, che pezzo sceglieresti e che artisti sceglieresti? puoi riservarti il ruolo di chitarrista o anche immaginare di sederti ad ascoltarli con un altro chitarrista.

Mica male come prospettiva! Dunque, di certo alla batteria non chiederei nessun altro se non l’immenso Mark Zonder. Al basso resterei nei Fates Warning: Joey Vera. Per i chitarristi,, che dovrebbero sicuramente essere due, visto che la mia musica è concepita per due chitarre, direi: Daniel Gildenlow e Kiko Loureiro. Tastiere: sicuramente Kevin Moore. Alla voce mi piacerebbe John West. La scelta del pezzo non è facile, forse sceglierei la title track, Timedrops, per due motivi: è la canzone che meglio mi rappresenta ed è anche la più lunga (per prolungare il godimento!). Per coronare il tutto, mi piacerebbe ascoltare l’esecuzione in compagnia di Nuno Bettencourt e Jim Matheos, sarei curioso dei loro commenti.

Ultima domanda, Jacopo, innanzitutto grazie mille per la tua disponibilità sia per quanto riguarda l’intervista sia per averci fatto avere “Timedrops”, ti chiediamo per concludere cosa farai in futuro, se per un po’ ti godrai il tuo lavoro o se la tua vena compositiva non si è fermata e stai continuando a comporre.

Sono io che ringrazio te… Per quanto riguarda il futuro, non so dire di preciso. Effettivamente adesso mi sto godendo questo momento, per il quale ho speso molta fatica ma che ho tanto voluto. Di certo la mia vena non si è esaurita, sto ancora componendo. Ma per un prossimo lavoro, non so proprio. Intanto saluto tutti e ringrazio per l’interesse nei miei confronti, e lunga vita ad entrateparallele.it!

JACOPO GALLI.
SITO UFFICIALE: www.daturi.com/jacopo/timedrops.htm

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