Visualizzazioni post:2782
Era il 2005 quando il caporedattore di EP, allo “Scream Bloody Gore Festival” di Crevalcore, mi passò un notevole numero di demo ed album da recensire. Ricordo che tra quei dischi c’era anche “Demo 2005”, prima fatica discografica dei lombardi Balrog che premiai con un buon voto. A distanza di tre anni Stefano Luoni, chitarrista del combo varesino, mi spedisce il nuovo “The Rise”, EP che mette in luce una band decisamente cresciuta sotto ogni punto di vista e meritevole di maggior attenzione che speriamo di donare loro grazie a questa breve intervista, ed è proprio Stefano a rispondere alle mie domande!
Ciao Stefano, benvenuto su www.entrateparallele.it e grazie per la disponibilità a rispondere a queste domande! Prima di parlare di “The Rise” vorrei chiederti di presentare ai nostri lettori i Balrog!
Ciao Gianluca, grazie a te e un saluto a tutti i lettori di Entrate Parallele!
La nostra band nasce nel 2003 in provincia di Varese dalla comune passione mia e di Andrea T. per il metal anni 80, in particolare per Metallica e Iron Maiden, i gruppi con cui abbiamo scoperto questo genere musicale e grazie a cui ci siamo accostati al nostro strumento. Dopo un paio di mesi di prove con una precedente formazione, abbiamo conosciuto Tommy (batteria) e Andrea B. (basso) e da allora non ci siamo più separati. Il nostro principale proposito come gruppo è suonare la musica che amiamo, per noi e per tutti gli appassionati che troviamo sul nostro cammino, né più né meno.
Dal 2004 avete avuto dietro al microfono due diversi cantanti, ed a tutt’oggi purtroppo vi trovate ancora senza un vocalist. Vuoi raccontarci i motivi di questi avvicendamenti e qual è la vostra situazione attuale?
Qui viene la nota dolente: mentre per quanto riguarda la sezione strumentale siamo stabili fin dagli inizi, con i cantanti abbiamo avuto meno fortuna. Non ci sono stati particolari motivi personali dietro ai due split a cui hai fatto cenno, anzi in realtà ci siamo sempre trovati piuttosto bene con entrambi i nostri ex cantanti. Purtroppo sia per Corrado, sia per Robertone, a un certo punto sono subentrati problemi di tempo e in certa misura anche di divergenze artistiche che ci hanno costretto a separarci. Attualmente stiamo effettuando alcune audizioni per trovare un nuovo singer, quindi approfitto per invitare chi sta leggendo quest’intervista a contattarci se pensa di essere la persona giusta per noi!
Nota di redazione: nel tempo intercorso tra la realizzazione dell’intervista e la sua messa online i Balrog hanno trovato il cantante, ecco il comunicato: “Dopo diversi mesi di silenzio, siamo felici di annunciare l’ingresso in formazione di Stefano Castagna come nuovo cantante dei Balrog!
Già attivo nella scena underground lombarda con la sua precedente band Evilscent, Stefano ci ha su bito colpiti con il suo stile aggressivo e la sua perfetta tecnica; va quindi a sostituire Roberto Pavesi, uscito dal gruppo la scorsa estate per motivi personali. “
Parliamo di “The Rise”.. in sede di recensione ho sottolineato la decisa maturazione dei Balrog dal punto di vista del songwriting: se già nel vostro demo precedente davate buona dimostrazione delle vostre capacità di scrivere musica, su “The Rise” fate un gran passo in avanti! Brani tutt’altro che scontati, ma scorrevoli e capaci di tenere vivo l’interesse in chi ascolta. Vorrei sapere il tuo pensiero in merito e se è cambiato qualcosa, in questi anni, nel vostro modo di scrivere musica! E come nascono i vostri pezzi?
Non credo che il nostro modo di scrivere abbia subìto grossi cambiamenti. Sicuramente l’affiatamento che col tempo abbiamo trovato tra di noi ha aiutato a costruire in modo più solido ed efficace i brani. Inoltre con l’esperienza siamo riusciti a maturare il songwriting, inserendo nei nostri pezzi una più ampia gamma di influenze rispetto al nostro primo demo. E per il futuro aspettati ulteriori novità perché in realtà i pezzi che hai ascoltato su “The Rise” sono piuttosto datati e io ho parecchio nuovo materiale da provare con la band eheh!
Nei vostri testi non vi limitate ad un solo tema, vedi appunto “At The Black Gates” ma soprattutto “Shadows”. Come scegliete gli argomenti da trattare?
Come hai detto tu, non seguiamo una linea precisa per i testi e in generale prendiamo ispirazione da qualunque cosa ci colpisca. Sicuramente la nostra passione per la letteratura fantasy dà un contributo importante; per il resto gli argomenti possono essere riflessioni personali ad esempio sulla circolarità della vita (“Perpetual Circle”) oppure omaggi ad altre passioni, come il motociclismo per quel matto di Andrea T. (“Shadows”).
A proposito di “Shadows”, vuoi parlarcene un poco più approfonditamente? Io ho detto qualcosa in recensione, ma vorrei che spendessi anche tu due parole!
“Shadows” è un pezzo scritto dal nostro chitarrista Andrea ed è un omaggio al club motociclistico “Le Ombre” , di cui fa parte. Suonare heavy metal e parlare di moto non sembra esattamente originale, ma ti assicuro che tutto quello che sta scritto in quel testo corrisponde alla realtà. È una grande passione per Andrea, che dedica anche molto del suo tempo nelle attività associative; in particolare in questo periodo i ragazzi del club stanno lavorando all’organizzazione del loro dodicesimo motoraduno che come sempre accoglierà anche musica live rock e metal. Inoltre, tornando a parlare della canzone, c’è da dire che musicalmente è più marcatamente ottantiana e più ariosa delle altre, caratterizzate invece da toni un po’ più cupi, quindi abbiamo pensato che potesse stare bene a metà della scaletta e movimentare l’atmosfera.
I diversi ascolti dedicati a “The Rise” mi hanno spinto ad accostare la vostra musica allo U.S. heavy metal ottantiano dei Metal Church con atmosfere epiche alla Manilla Road e qualche inserto thrash.. Che ne pensi, può starci come descrizione? Qual è il vostro background musicale?
Il nostro sound si pone a cavallo tra heavy classico e thrash e sicuramente sono d’accordo con te nell’identificare un baricentro più spostato verso l’America. Per quanto riguarda Metal Church e Manilla Road: anche se già in molti hanno citato questi gruppi in fase di recensione, devo dire che noi li ascoltiamo poco o nulla. Potrei citarti un sacco di altri gruppi che seguiamo, ma è normale che poi ognuno nelle canzoni senta quello che conosce meglio. Certo, il nostro background musicale è fortemente ancorato al metal classico, ma è possibile che in futuro vengano gradualmente fuori anche influenze più moderne.
Un’altra cosa che mi ha molto colpito di “The Rise” è la produzione, davvero ottima e competitiva! Avete fatto tutto in casa, e vorrei chiederti di raccontarci come si sono svolte le varie fasi di lavorazione dell’EP! C’è qualcosa che vi ha messo in difficoltà più di quanto non vi aspettavate e, al contrario, qualcosa che invece è filato più veloce del previsto?
Ti ringrazio per l’apprezzamento, in effetti noi per primi siamo decisamente soddisfatti del risultato. Tutto il lavoro, dalla registrazione, all’editing, al mix, fino al mastering è stato fatto in casa e per la precisione da Tommy che col tempo ha maturato una buona esperienza come fonico. Le registrazioni sono state fatte in multi traccia, partendo come al solito dalla batteria, passando al basso, alle chitarre e alle voci. La batteria è completamente acustica, a parte la cassa che è stata triggerata. Per le chitarre non sono stati usati amplificatori digitali tipo Pod, ma solo strumenti valvolari microfonati. Devo dire che a parte un po’ di lentezza da parte nostra in certe circostanze, dovuta alla comodità di avere uno studio privato e al fatto che comunque lavoriamo nei ritagli di tempo, tutto è andato piuttosto bene. Il processo più ostico per noi forse è stato il mastering, per cui abbiamo dovuto fare diversi tentativi prima di trovare quello buono, ma visto il risultato, direi che ne è valsa la pena.
Quali riscontri state raccogliendo da critica e fans su “The Rise”? C’è un commento che più ricorre sull’EP? Traccia per noi un primo bilancio!
I commenti sono mediamente piuttosto buoni. Tutti quelli che ci avevano conosciuto all’epoca del nostro primo demo hanno notato importanti miglioramenti e anche chi ci ha scoperti solo ora ha riconosciuto una buona qualità sia a livello di songwriting che di produzione. Quello su cui sia pubblico sia critica si sono divisi è la valutazione dell’operato di Robertone: mentre alcuni ne hanno tessuto le lodi, sottolineando la sua interpretazione sentita e teatrale dei brani, altri invece non hanno gradito il suo stile e hanno abbassato il proprio giudizio sul disco proprio a causa della parte vocale. Ad ogni modo, l’uscita improvvisa dal gruppo del nostro cantante ci ha costretto a re-inventarci, quindi speriamo solo di tornare più forti di prima.
Cambiamo argomento: qual è lo stato di salute della scena underground nella zona di Varese? Mi sembra che ci siano un sacco di metal band dalle tue parti!! Più in generale, cosa pensi del metallo tricolore?
Lo stato di salute direi che è buono; in zona abbiamo band un po’ di tutti i generi e di tutte le qualità. Facendo parte della scena ho avuto modo di conoscere davvero tanti ragazzi animati da grande passione e questo non può che essere di conforto. A livello nazionale credo che il discorso sia sempre lo stesso, anche se la mia zona, essendo vicino a Milano e potendo godere di molti concerti, è probabilmente più fervente della media. Quello che manca in Italia per raggiungere i livelli di Germania e Nord Europa quindi non sono tanto i gruppi, quanto la qualità delle strutture e la serietà di chi le gestisce: spesso da noi è difficile trovare un locale decente dove esibirsi e anche quando lo si trova, non sempre il trattamento è soddisfacente e professionale, andando a scapito non solo del gruppo, ma anche del locale stesso che senza promuovere le serate in modo adeguato non può sperare di consolidare la propria clientela.
Durante l’anno sono sempre più numerosi i festival dedicati alla nostra musica, indice di un crescente interesse verso l’heavy metal. Che sia il primo passo oltre la diffidenza che ha sempre accompagnato l’heavy metal? Che ne pensi?
Si potrebbero fare lunghi discorsi su questo argomento; di sicuro parlare di primi passi oltre la diffidenza nei confronti di un genere che già da tempo viene definito vecchio fa un certo effetto. Posso azzardare un paio di ipotesi; la prima riguarda la grande frammentazione del metal in generi e sottogeneri: con l’evoluzione musicale che ormai si è spinta agli estremi, la tendenza è sempre più spesso quella di recuperare tendenze passate. Sull’onda di questo revival che in effetti sta interessando diversi ambiti del metal old school e in particolare il thrash, nuove leve vanno ad aggiungersi ai vecchi irriducibili che gli anni 80 li hanno vissuti. A questo va aggiunta la considerazione che dopo la proliferazione di band black, grind, brutal death e chi più ne ha più ne metta, una “Suicide Solution” di Ozzy e Eddie degli Iron Maiden non spaventano e non scandalizzano più nessuno. Le grandi band del passato anzi continuano a raccogliere nuovo seguito, come testimoniano le importanti presenze di pubblico ai concerti. Certo, anche qui bisogna vedere dove finisce la musica in senso stretto e dove inizia il marketing, ma pure la riscoperta dei vinili, sempre più richiesti dai giovani appassionati, è un segno incoraggiante.
Qual è il tuo pensiero su Internet (webzines, download, ecc..): è più utile o più dannoso per una band come i Balrog?
La diffusione di internet ha portato come effetto sia il moltiplicarsi della stampa indipendente, sia una grande facilità nel download di dischi. In generale sono tutte cose positive perché se c’è più gente che scrive, potenzialmente aumenta la visibilità delle band, degli eventi ecc. Anche la possibilità di condividere in rete la musica facilita una diffusione capillare, se si sanno sfruttare i mezzi. È chiaro però che etichette e musicisti non vivono di aria e quindi spesso questi fenomeni rappresentano un problema, sia perché è impossibile spedire i promozionali a tutte le riviste/fanzine/webzine esistenti, sia perché il download, se non seguito dall’acquisto, non permette di rientrare con le spese. Per una piccola band come la nostra comunque credo che internet sia soprattutto un vantaggio, vedi anche il fenomeno Myspace. Sicuramente non siamo professionisti che puntano a mantenersi solo con la musica, quindi accogliamo con favore ogni mezzo che possa contribuire alla nostra promozione.
Siamo arrivati alla fine Stefano, questo spazio è tutto tuo: chiudi questa breve intervista come preferisci! Grazie ancora e in bocca al lupo per tutto!!
Ringrazio te per questo spazio e tutti quelli che hanno speso qualche prezioso minuto per leggere questa intervista. Invito tutti a visitare la nostra pagina Myspace www.myspace.com/balrogband per essere sempre aggiornati sulle nostre attività. Keep the metal faith alive & support the underground!
Sito ufficiale: www.balrogband.com
Pagina MySpace: www.myspace.com/balrogband