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Dopo gli ottimi responsi ottenuti dal debut album “Horns Of Silence”, gli Spellblast si ripresentano all’attenzione del pubblico con il nuovo “Battlecry”. La forza e la determinazione di questa band si rispecchiano nelle parole del chitarrista Luca Arzuffi, consapevole delle difficoltà nell’odierno mercato musicale. A voi la lettura:
Ciao ragazzi! Benvenuti sulle pagine di EntrateParallele! Cominciamo dal nuovo album “Battlecry”: volete presentarcelo?
Ciao Alessio, iniziamo subito a botta calda vedo, e per restare in tema posso dirti che Battlecry è un album INFUOCATO! Dodici tracce di puro battle-folk influenced power metal! Non va presentato, va ascoltato!
Cosa è cambiato nel modo di scrivere musica e nel modo di approcciarvi in “Battlecry” rispetto al debut album?
“Horns Of Silence” è stato un album completamente composto in studio, l’abbiamo scritto tutti insieme ed ha preso forma giorno dopo giorno con il profondo contributo di tutta la band, mentre “Battlecry” è stato composto interamente da me e Claudio e arrangiato solo successivamente in studio con il resto della band.
Mi pare tra l’altro che anche “Battlecry” sia autoprodotto. Come mai questa scelta?
Non è stata una scelta. Il mondo della musica purtroppo gira così. Nessuno si è dimostrato disposto a produrre il disco di una band ancora emergente e noi abbiamo voluto evidenziare la cosa non utilizzando marchi per aiutare label che intendono farsi pubblicità mettendo il proprio logo su un disco senza dare nulla in cambio. Troppo semplice per un’etichetta tirare avanti la baracca accaparrandosi diritti di proprietà di un album interamente pagato dalla band o arrivare addirittura a chiedere soldi alla band stessa!! Noi a queste condizioni non ci stiamo e lo stesso dovrebbero fare le centinaia di band che, per il prestigio di dire: ‘’abbiamo un contratto’’, si abbassano ad accettare condizioni assurde, veri e propri furti. Capiamo benissimo le difficoltà attuali del mercato, dove ormai la musica metal non vende più nulla e questo si ripercuote sulle case discografiche e di riflesso sulle band, purtroppo è un problema profondamente radicato nel music-biz.
Parere personale che ho notato in sede di recensione: mi pare che i pezzi siano meno immediati rispetto a “Horns Of Silence” e che necessitino di più ascolti, è anche la vostra impressione?
Beh, inizialmente abbiamo cercato di comporre un album più compatto ed immediato. Sicuramente per quanto riguarda la compattezza l’obiettivo è stato raggiunto, ma non sempre tutto va come si programma, soprattutto nella stesura dei brani di un disco, perciò con il procedere dei lavori ci siamo accorti che l’album poteva, per certi versi, risultare di più difficile ascolto rispetto ad “Horns Of Silence”, ma non abbiamo voluto cambiare nulla di ciò che era stato creato perché è stato frutto di un’evoluzione. Diciamo che “Battlecry” non ha vie di mezzo, può piacere o non piacere.
Avete avuto ospiti illustri sul nuovo album: Fabio Lione e Lorenzo Marchesi dei Folkstone. Come è nata la collaborazione e che impronta hanno lasciato, secondo voi, nell’album?
Con Fabio la collaborazione è nata quasi per caso. Dopo Damnagoras in “Horns Of Silence”, si cercava un altro ospite che potesse aumentare il prestigio del disco. Abbiamo subito pensato a Fabio. L’abbiamo contattato e, dopo aver ascoltato la preproduzione dei brani, si è reso disponibile e detto felice di collaborare con noi. Con Lorenzo invece la collaborazione è nata nel momento in cui suonavo ancora nei Folkstone. Entrambi hanno lasciato una loro impronta assolutamente personale e sono entusiasta della scelta di averli avuti come ospiti in “Battlecry”.
Come vanno le cose in sede live? Riuscite a suonare in giro o tutte le volte è un’impresa?
Stiamo organizzando qualche data promozionale, ma non è semplice. Proponiamo un genere di “nicchia”, con il cantato in lingua inglese. I locali spesso non appoggiano produzioni originali e vogliono andare sul sicuro con le cover band. Noi cerchiamo comunque di andare avanti al meglio e con il giusto spirito!
Come sono i rapporti con gli altri gruppi della vostra zona? Oltre ai Folkstone, la vostra zona è piena di band: un’altra molto rappresentativa sono i doomster Thunderstorm.
Bergamo è una vera e propria fucina di artisti, anche se devo dire che ci si vede molto poco in verità, ogni tanto ci si incrocia in qualche locale della zona, ma nulla di più.
Siete in un certo senso atipici, perchè una delle “regole” del movimento folk è quella di cantare in lingua madre, sia essa l’italiano, il tedesco, il russo, il finlandese, ecc. Voi invece cantate in inglese. Non vi è mai venuto in mente di cantare un brano in italiano?
Potrebbe succedere in futuro se il cammino che stiamo seguendo ci porterà in quella direzione, ma ora il nostro scopo è arrivare a tutti i fans con una lingua che li accomuna, sia che essi siano italiani, francesi, inglesi, russi o tedeschi… Non vogliamo che sia soltanto la nostra musica a comunicare qualcosa. Vogliamo che capiscano ciò che stanno ascoltando.
Cosa pensate di questo continuo fiorire di band folk, sia all’estero che da noi? Il prestigioso Folk Fest ora gira anche in Italia e l’interesse verso questo tipo di sonorità è cresciuto tantissimo.
Non so se sia un bene o un male, ma comunque è diventata una moda. Una decina di anni fa è passato il treno del power ed allora le band power metal nascevano come funghi dal giorno alla notte e si è visto quante di esse hanno lasciato una concreta impronta nel panorama musicale. Ora ci sono un sacco di band che cercan di trovare un mix tra folk e metal, ma la maggior parte sono fotocopie l’una dell’altra. Non c’è più personalità nel modo della musica metal, è questa la verità.
Quali sono le cose più belle che leggete nelle recensioni al vostro lavoro e quali magari quelle che non vorreste leggere?
Sai, fortunatamente “Battlecry” non sta prendendo recensioni così negative, anzi, direi che a parte le solite campane stonate stiamo ricevendo molti consensi, quindi non c’è nulla che non vorremmo leggere. In ogni caso ci si è sempre fatti carico di elogi e critiche affrontando ogni situazione in modo molto costruttivo.
Quello che però maggiormente ci infastidisce è leggere recensioni di quattro righe buttate a caso, sia che esse siano pro o contro il prodotto presentato. La webzine è uno strumento molto potente per farsi conoscere nel web, molti però sembrano approfittarne per avere in mano gratis il cd della band in questione e poi si limitano a due considerazioni senza capo nè coda. Questo mi lascia un po’ l’amaro in bocca, perché dietro a quel semplice pezzo di plastica quadrato che stringi in mano ci sono lavoro, passione e sacrifici.
Quali sono i vostri prossimi progetti? Penserete alla promozione dell’album dal vivo o ci sono già nuove idee per un successore?
Per ora partiremo con qualche data promozionale tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. Dopodiché penseremo al successore di “Battlecry”. Qualche idea già l’abbiamo e non intendiamo perdere tempo!
Avete pensato di girare un video per qualcuno dei vostri pezzi?
Certo, ci abbiamo pensato ma come puoi immaginare i fondi non sono molti, nessuno ha idea di quanto possa costare produrre un album di qualità finchè non ci si trova in mezzo e senza il sostegno economico che dovrebbe giungere dalle vendite l’investimento per la realizzazione di un video diventa molto impegnativo. Rimane comunque tra i progetti da affrontare in futuro.
L’intervista è finita, a voi l’ultima parola per salutare i lettori! Da parte nostra grazie mille per la vostra disponibilità!
Grazie a voi da parte mia e di tutti gli Spellblast! Un saluto alla redazione e a tutti i lettori di EntrateParallele! Stay Metal!
Sito ufficiale: www.spellblast.com
Myspace: www.myspace.com/spellblast
Recensione di “Battlecry” su EP qui