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La band è nuova, ma i componenti degli Axevyper sono delle presenze fisse da tanti anni in ambito metal underground, sia sul palco con i disciolti Assedium sia tra il pubblico in tanti eventi dove il classic metal è protagonista. A voi le risposte della band ai nostri quesiti ultra-metallici!
Gli Axevyper sono una band relativamente nuova anche se i componenti macinano heavy metal da tanti anni. Quanta voglia c’era di rimettersi in gioco dopo la conclusione dell’avventura con gli Assedium?
Guido: Effettivamente ce n’era tanta di voglia!!! Più che di rimettersi in gioco e, lo ammetto, vedendo il nascere di molte nuove bands dedite all’HM più tradizionale, c’era la voglia di dimostrare che c’eravamo anche noi, che questa musica la mastichiamo a pranzo, cena e colazione da ormai dieci anni! Tutto ciò, ovviamente, non per dimostrare di essere migliori, ma semplicemente perché ho sempre trovato fastidioso fare sempre lo spettatore… non partecipare a tutto questo sarebbe stato come andare a una festa della birra e ordinare un tè freddo!
Con i vostri due dischi “Axevyper” e “Angeli D’Acciaio” che riscontri avete avuto sia in Italia che all’estero? Il cantato in italiano ha frenato “Angeli D’Acciaio” nelle recensioni estere?
Guido: Effettivamente recensioni straniere di “Angeli D’Acciaio” non ne ho ancora lette, so che in Spagna e Grecia è comunque piaciuto molto! Il primo album, beh, è andato al di là di ogni aspettativa. Di recensioni negative ne ho lette davvero poche, ma è soprattutto il pubblico ad essere entusiasta!
Fils: Io ho letto una recensione francese in cui venivano spese parole più che entusiaste per descrivere il nostro Ep! Fantastico!
Questa domanda è abbastanza banale: che differenze trovate nel comporre in italiano o in inglese? Più facile, più difficile o in generale non cambia granchè?
Guido: Decisamente più difficile!!! Il fatto è che, essendo il 90% dei miei ascolti cantato in inglese, mi risulta paradossalmente più facile concepire un testo in inglese piuttosto che nella mia lingua madre! Durante la stesura del materiale per “Angeli D’Acciaio” (che, lo ricordo, è precedente a quella del nostro esordio) ho ascoltato moltissima musica, non solo heavy metal, cantata in lingua madre, e alla fine sono riuscito a scrivere dei testi che mi soddisfano. Erano anni che ci tenevo a fare una cosa del genere, perché Strana Officina e Rosae Crucis, oltre ai Sabotage di “Rumore Nel Vento” tributati con la collaborazione con Giancarlo Fontani, fanno parte del mio DNA almeno quanto Iron Maiden e Black Sabbath!
Ci sono stati dei momenti, magari dopo lo scioglimento degli Assedium, in cui avete pensato di dire “basta” con la musica?
Guido: Basta con la musica no, mai, nemmeno per un singolo istante. Però volevo chiuderla per sempre con la scena e i concerti. Ero decisamente deluso e sconfortato dall’aver compreso come anche in un mondo che ritenevo incontaminato come l’heavy metal regnassero le mode, i trend e le tendenze (in particolar modo, nel caso della nostra vecchia band, ci siamo resi conto come l’”epic metal” sia stata una moda nata nel 2004 e finita 3 anni dopo o giù di lì, infatti se ci fai caso adesso nessuno parla più di bands come Ironsword, Battleroar o Doomsword, nomi che una volta erano sulla bocca di tutti). Poi però mi sono reso conto che senza suonare dal vivo la mia vita risultava decisamente vuota, e una volta venuto a patti con me stesso e con la scena ho ricominciato da capo. A volte c’è bisogno di un periodo di isolamento per poter rinascere più forti di prima, ed è esattamente quello che è successo!
Nonostante le forti influenze della NWOBHM in realtà coverizzate gli svedesi Heavy Load con la meravigliosa “Heavy Metal Angels (In Metal And Leather)” che è diventata la vostra (altrettanto bella) “Angeli D’Acciaio”. Come mai la scelta di questa canzone?
Guido: Innanzitutto permettimi di dire che l’unica influenza che raccolgo dalla NWOBHM sono gli Iron Maiden, il resto del mio background è un mix di Running Wild, Megadeth e tanto, tantissimo heavy metal americano. Oggi certamente suona più cool citare i Grim Reaper o i Tygers of Pan Tang che citare gli Shok Paris o gli Omen, ma il 90% dei miei brani nascono dalle bands d’oltreoceano, e sinceramente non me ne frega un cazzo se non è più “da culto” come qualche anno fa. Non ho assolutamente nulla contro l’Inghilterra e le sue grandissime bands, sia chiaro, è solo che ultimamente questa “NWOBHM” sembra sulla bocca di tutti e io perlomeno ci tengo a precisare che le mie fonti sono altre.
In ogni caso, la nascita dell’idea è presto detta: eravamo a bere al pub, dopo le prove, e parlavamo di come sarebbe stato ganzo e originale coverizzare una canzone in inglese traducendo il testo in italiano (una tradizione che in Italia affonda le sue radici negli anni ’60, quando l’inglese lo conosceva sì e no l’1% della popolazione e i Dik Dik spacciavano “A Whiter Shade Of Pale” per “Senza Luce”). Non mi ricordo chi ha tirato fuori “Heavy Metal Angels” (un brano che adoriamo tutti, un vero anthem di quelli che ci fanno ancora sentire fieri di far parte di questa scena) e la possibile traduzione con “Angeli D’Acciaio” ed eccoci qua.
Sappiamo che siete dei fieri oltranzisti del metallo! Alla luce di questo, analizzando le band da inizio carriera, che giudizio esprimete su tre “mostri sacri” come Iron Maiden, Metallica e Manowar? Pensate che al giorno d’oggi abbiano tradito le loro origini o che non si può più suonare come negli anni ’80 al giorno d’oggi?
Guido: In generale credo sia fisiologico non poter mantenere determinati livelli di qualità troppo a lungo. Da questo punto di vista penso che solo i Black Sabbath (tra numerosi e alti e bassi, fino alla triste conclusione dell’avventura Heaven And Hell) ce l’abbiano fatta, così come i Motorhead e gli AC/DC. Le tre bands che citi meriterebbero un libro a testa eheh, ti riassumo dicendo che i primi sette album degli Iron Maiden dovrebbero essere insegnati nelle scuole, che i Manowar dell’era Ross The Boss sono marchiati a fuoco nel mio cuore e che dei Metallica apprezzo esclusivamente i primi due album (peraltro ampiamente surclassati da dischi dell’epoca come “Bonded By Blood”, “Show No Mercy” o “Violence And Force”, ma io in ogni caso ho sempre fatto il tifo per Dave Mustaine). Attualmente non apprezzo quanto propone nessuna di queste bands, ma c’è da dire che perlomeno gli Iron Maiden hanno mantenuto una dignità che Manowar e Metallica hanno da tempo buttato nel cesso. La ri-registrazione di “Battle Hymns” è un crimine contro l’umanità al quale speravo di non dover mai assistere.
Quali sono i dischi con cui siete cresciuti e quali reputate fondamentali per la vostra formazione musicale?
Guido: I dischi con cui sono cresciuto sono davvero troppi! Mi limiterò a elencare quelli che ritengo fondamentali per la mia formazione come musicista…
Iron Maiden – “Somewhere In Time” (un manifesto di perfezione inarrivabile)
Manowar – “Battle Hymns” (solisticamente devo quasi tutto a Ross The Boss)
Manilla Road – “Open The Gates” (anche qui, solisticamente parlando, ho saccheggiato parecchio)
Cirith Ungol – “King Of The Dead” (resta tuttora il mio disco preferito in assoluto)
Omen – “Battle Cry” (ho perso il conto delle volte che l’ho messo su suonandoci sopra dall’inizio alla fine)
Megadeth – “Rust In Peace” (l’unico e vero prontuario del bravo chitarrista ritmico heavy metal)
Shok Paris – “Steel And Starlight” (una delle cose migliori che ci abbia regalato il metallo americano)
Van Halen – “Van Halen” (ancora oggi le idee che ti vengono sentendo questo disco possono sorprenderti!!!)
Running Wild – “Pile Of Skulls” (una collezione di riff semplicemente indimenticabile)
Judas Priest – “Defenders Of The Faith” (dai su, qui non serve nemmeno una motivazione eheh)
Hammerfall – “Legacy Of Kings” (perché senza di loro col cazzo che avrei scoperto i Warlord, gli Heavy Load, i Pretty Maids e più in generale l’heavy metal più puro e incontaminato! Beata gioventù!)
Strana Officina – “Strana Officina” (l’unica band heavy metal a suonare DAVVERO italiana!)
In più potrei aggiungere bands decisamente estranee al mondo dell’HM ma fondamentali per me come Litfiba, The Shadows, Stan Bush, Journey, ma poi il discorso si complica e la gente comincia a strillare “Poser! Poser!”.
Fils: Te ne sciorino subito sei, en passant, colonna sonora della mia adolescenza, nonchè tuttora miei dischi preferiti: “Port Royal” dei Running Wild, “Into Glory Ride” dei Manowar, “Marching Out” degli Yngwie J.Malmsteen’s Rising Force, “Somewhere In Time” degli Iron Maiden, “Battle Cry” degli Omen, “Restless And Wild” degli Accept, “Taking Over” degli Overkill, “Overkill” dei Motorhead e “Crystal Logic” dei Manilla Road, che a tutt’oggi considero il disco più importante per la mia formazione musicale e che non smetterò mai, mai, mai e poi mai di ascoltare almeno una volta alla settimana.
Mi pare che siate estremamente influenzati dal metal degli anni ’80 nonchè dalla cultura, anche cinematografica, di quel periodo (basti pensare a “Ombre Bianche” che richiama le atmosfere post nucleari di Mad Max o a “Vergine Stygia” e a Conan il barbaro). Come mai secondo voi si ripensa a quegli anni e ci sembrano così irripetibili, nonostante le tante possibilità e comodità dei giorni nostri?
Guido: Ok, questa è la tipica domanda che, se me la ponessi un qualsiasi sabato sera verso l’una di notte, ti terrei in piedi fino all’alba con le mie risposte ahahah!!! Fortunatamente sono abbastanza sobrio per limitarmi, al momento. Posso dirti che questo “background culturale” viene direttamente dalla mia infanzia, che ha coperto la fine degli ’80 e l’inizio dei ’90, quando in Italia arrivavano (con l’ovvio ritardo) film e soprattutto cartoni animati del decennio precedente. La mia fantasia di bambino si è formata grazie a Transformers, GI Joe, Kenshiro, Rambo (sia i film che i cartoni, se qualcuno se li ricorda), Jurassic Park e duemila altre cose. Osservando con occhi maturi questo corpus cinematografico e concettuale, si nota chiaramente che qualcosa è cambiato. Quel qualcosa, secondo me, è il Muro di Berlino. La nascita di un mondo che ci era stato promesso senza confini e senza barriere e invece è semplicemente un mondo senza ideali e senza speranze. Per questo discorso, però, vi rimando al nostro prossimo disco: uno dei brani è incentrato proprio su queste riflessioni.
Siete dei grandi esperti della scena underground e conoscitori di tanti gruppi cult dell’heavy metal. Ci fate scoprire qualche band “chicca” che pensate di conoscere solo voi (o quasi)?
Guido: Ascoltare band che conosco solo io non è mai stata la mia priorità. A me interessa ascoltare grande musica, che possono essere i Black Sabbath come la più sfigata delle bands americane che tanto amo, e quindi piuttosto che nominare i Lords Of The Crimson Alliance o gli Invader mi sento molto più in dovere di consigliare a tutti di “ripassare” le discografie di Iron Maiden, Black Sabbath, Manowar, Judas Priest, Running Wild etc., visto che di gruppi “da culto” grazie a Internet ce ne sono fin troppi.”
Fils: ultimamente mi sto flippando con gli Arkangel venezuelani, quelli di “Rock Nacional” e “Represion Latinoamericana” e col consequenziale solo project del leader Paul Gillman. Ma di qui a dire che é roba da culto misconosciuta ce ne passa.
Allo stesso modo, potete risponderci anche riguardo alla scena italiana? C’è qualche gruppo clamoroso che non ha raccolto quello che ha meritato?
Guido: Qualche? Io direi praticamente tutti!!! In altri tempi penso che i dischi di Asgard e Walpurgis Night, recentemente usciti per My Graveyard, sarebbero stati degli instant classics!!! Senza parlare degli Stonewall, che nel 2011 hanno tirato fuori un disco che sembra registrato in California nell’84 (ovviamente la California di Omen e Vicious Rumors, non quella dei Motley Crue eheh). Spero comunque che questi ragazzi, amici prima che colleghi, riescano a ottenere tutto quello che meritano, perché le potenzialità ci sono eccome! Grandi cose le hanno fatte anche i Sign Of The Jackal (FINALMENTE una band underground italiana al Keep It True, ancora mi mordo le mani per essermeli persi causa ritardi dovuti agli eccessi della sera precedente ma so che hanno fatto davvero un figurone!) e i Prodigal Sons, in procinto di debuttare con un album che farà felicissimi i fans di Crimson Glory e Virgin Steele. Poi beh, abbiamo i National Suicide, probabilmente una delle migliori thrash metal band in giro per l’Europa, i Focus Indulgens (coi quali suonerò in Inghilterra molto presto) che hanno tirato fuori un piccolo capolavoro in bilico tra doom metal e progressive anni ’70, gli Etrusgrave, gli Endovein, gli Overnation, i Last Rebels e i Turbo Mass dalle Marche (in questi ultimi adesso ci sono anch’io), i sempreverdi Holy Martyr, Rosae Crucis, Centvrion, senza parlare dell’infinita lista di “vecchie glorie” (in primis i vari progetti che vedono coinvolto il Bud, per quanto mi riguarda l’unica e vera icona del metallo italiano)… Guarda, mi fermo qui perché poi finisce che mi scordo le bands e la gente si offende, ahahah! In ogni caso credo che lo stato di salute della scena italiana sia veramente incredibile di questi tempi, e si è creata una grandissima rete di amicizie e supporto reciproco. Ho una grande fiducia in questa nuova ondata di bands, spesso anche molto giovani, c’è tanta passione e voglia di fare… speriamo di concludere qualcosa perché le premesse ci sono tutte!
Us Metal contro NWOBHM: quale corrente preferite e perchè?
Guido: USA e Canada TUTTA LA VITA!
Fils: Personalmente posso dirti che ho sempre ascoltato e gradito maggiormente la scena americana, più coesa ed uniformata dal punto di vista sonoro della NWOBHM, nella realtà dei fatti un vero e proprio movimento di gruppi, ma non uno stile musicale. Prendiamo ad esempio Atomkraft, Shiva e Saracen, tutte bands assimiliabili alla grande ondata di ensembles inglesi che invase il mercato al principio degli anni Ottanta sì, ma dalle caratteristiche stilistiche contrastanti, se non opposte. Ad ogni modo questo ascoltare, supportare e amare determinati gruppi/dischi catalogandoli geograficamente non lo comprendo… a meno che non si tratti di scene “nazionali” in cui la maggior parte dei complessi presi in considerazione superino il 9 in pagella, vedasi Spagna, Belgio, Ungheria, Olanda e Francia con casi eclatanti come Baron Rojo/Obùs/Sobredosis/Panzer/Muro, Killer/Crossfire/Ostrogoth/Acid/Warhead, Pokolgep/Stress/Ossian/Omen, Angus/Helloise/Bodine/Highway Chile/Martyr/Picture/Sad Iron/Proud Existence/Leader, Blaspheme/Venin/Sortilege/Attentat Rock/High Power/Trust. La Germania “metallica” é, altresì,da escludere da giochi competivi per manifesta superiorità: quasi mai ho incontrato un disco tedesco che suonasse male o non mi soddisfacesse.
Sentiremo ben presto parlare degli Axevyper perchè sarete protagonisti del tributo italiano agli Omen nonchè del Made In Hell festival, entrambi curati da Giuliano Mazardi della My Graveyard Productions. Cosa ci potete dire riguardo a questi impegni futuri, promossi da un vero appassionato di heavy metal?
Fils: ti posso solo dire che li onoreremo con passione, voglia, grinta e carica e cercheremo di non deludere le aspettative! Su Giuliano abbiamo già detto tutto: é il migliore: grandissimo professionista, ma soprattutto grande amico!
Si fa sempre un gran parlare della scena heavy metal italiana che pare estremamente valida ma poco supportata, in primis dalle stesse band che raramente vanno a vedere i loro colleghi ai concerti. Cosa manca alle band e agli artisti di casa nostra per seguire la scia dei paesi esteri come Germania, Spagna o Scandinavia?
Guido: Rispetto alla Scandinavia ciò che manca è il supporto statale. Non so se lo sai, ma in Svezia, per dire, se formi una band e dimostri di suonare dal vivo, registrare dischi etc., vieni stipendiato dallo Stato (non ricordo con esattezza la cifra, comunque qualche centinaio di euro al mese). Non scordiamoci che questa “attività”, soprattutto agli inizi, è un grosso sacrificio anche a livello economico: noi, ad esempio, non possiamo permetterci tour bus, registrazioni superprofessionali o quant’altro, e se quando andiamo a suonare in giro otteniamo un rimborso spese per la benzina è già grasso che cola… purtroppo con più soldi si fanno più cose, ed è per questo che la scena svedese è così forte. La Svezia, a differenza dell’Italia, è davvero un paese civile, e i risultati si vedono anche nell’heavy metal.
Per quanto riguarda Germania e Spagna, beh, il discorso è semplice… all’Heavy Metal Espectros, dove abbiamo suonato questo febbraio, noi Axevyper eravamo il terzultimo gruppo. Gli headliner erano gli Avenger (l’unica band “storica” del festival). Ciononostante, sai quanti paganti c’erano? QUASI TRECENTO. Questo perché in Spagna i ragazzi preferiscono spendere i soldi per un concerto e per la benzina piuttosto che per l’ennesima toppina da mettere sul giubbotto o per l’ennesimo singolino del cazzo comprato su e-bay a cifre improponibile per farcisi la foto su facebook. La scusa del “eh ma non ho soldi per il concerto” non regge ragazzi miei, se amate questa musica dovete dimostrarlo coi fatti, e non con le parole!
Fils: salvo quando fai un lavoro come il mio che ti tiene impegnato per tutto il weekend e non ti puoi permetttere di andare a vedere i concerti, caro Guido!!!
Ok ragazzi, l’intervista è finita, da parte mia un grande ringraziamento per la vostra disponibilità e a voi l’ultima parola!
Fils: Grazie Alessio per averci concesso quest’intervista e scusa ancora per il ritardo con la quale è stata consegnata… ma hai a che fare con il campione mondiale dei rincoglioniti!!!
Myspace: www.myspace.com/axevyper
Recensione di “Angeli D’Acciaio” su EP qui
Recensione di “Axevyper” su EP qui